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La formazione stellare violenta in una nuova immagine della nebulosa della Tarantola

Utilizzando i dati di ALMA uniti a quelli del VLT, un team di ricercatori ha ricreato l'immagine composita più dettagliata di sempre della nebulosa della Tarantola. Sta aiutando a comprendere come le stelle massicce e l'azione della gravità nel formarne di nuove modellano questa regione.

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Giugno 22, 2022
in Astronomia e astrofisica, News, Scienza
Nebulosa della Tarantola

Immagine composita della regione di formazione stellare 30 Doradus, nota anche come nebulosa della Tarantola. I dati dell'infrarosso sono di HAWK-I e di VISTA, le osservazioni radio di ALMA. Credits: ESO, ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/Wong et al., ESO/M.-R. Cioni/VISTA

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A circa 170 mila anni luce dalla Terra, nella Grande Nube di Magellano, 30 Doradus è una delle regioni di formazione stellare più luminose e attive, nota anche come nebulosa della Tarantola. Di recente, utilizzando i dati dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) e quelli precedentemente catalogati dal Very Large Telescope (VLT), gli astronomi sono riusciti a riprodurre una nuova immagine ad alta risoluzione della nebulosa.

Pubblicata oggi dall’European Southern Observatory, l’immagine mostra la nebulosa sotto una nuova luce, con sottili e ritorte nubi di gas che ci aiutano a capire come le stelle massicce modellano questa regione.

Cosa si sapeva sulla nebulosa della Tarantola

Inizialmente gli astronomi pensavano che il gas in 30 Doradus fosse troppo diffuso per collassare sotto l’azione della gravità e formare nuove stelle. Invece i frammenti evidenziati da ALMA potrebbero costituire i resti di nubi un tempo molto più grandi, distrutte dall’energia rilasciata da stelle giovani e massicce. I nuovi dati rivelano anche la presenza di filamenti molto più densi, in cui il ruolo della gravità è significativo.

La regione occupata dalla nebulosa della Tarantola risulta perfetta per studiare come le nubi di gas collassano per gravità fino a formare nuove stelle. A tal proposito Guido De Marchi, scienziato dell’ESA e coautore della ricerca, spiega:

Ciò che rende unico 30 Doradus è che è abbastanza vicino da permetterci di studiare in dettaglio come si formano le stelle. Eppure le sue proprietà sono simili a quelle che si trovano in galassie molto lontane, quando l’Universo era giovane. Grazie a 30 Doradus, possiamo studiare come si formavano le stelle 10 miliardi di anni fa, quando nacque la maggior parte delle stelle.

La nuova dettagliata immagine di ALMA, VISTA e VLT

Nell’immagine rilasciata oggi dall’ESO, i nuovi dati ALMA sono sovrapposti a una precedente immagine a infrarossi della stessa regione. Essa era stata ottenuta con il Very Large Telescope (VLT) e con il Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy (VISTA) dell’ESO. La composizione mostra la forma distinta, simile a una ragnatela, delle nubi di gas della Nebulosa della Tarantola che hanno dato origine al suo nome.

Nel seguente video si vede la regione di formazione stellare 30 Doradus in lunghezze d’onda ottiche, ripresa con il telescopio da 2,2 metri dell’ESO all’Osservatorio di La Silla. Durante il video, l’immagine si sposta su una visione a infrarossi della Nebulosa Tarantola. I dati forniti dal VLT e da VISTA rivelano nubi rosate di gas caldo.

I dati radio acquisiti da ALMA vengono quindi sovrapposti, rappresentati da striature rosso-gialle luminose. Queste strisce evidenziano le posizioni di nubi di gas fredde e dense che potrebbero collassare e formare nuove stelle. I dati radio vengono quindi presentati da soli, visualizzando in dettaglio alcune delle strutture a forma di ragno che originariamente diedero origine al soprannome di Nebulosa Tarantola. Credits: ESO/M. Kornmesser, ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/Wong et al., ESO/M.-R. Rilievo Cioni/VISTA

La violenta formazione stellare nella Tarantola

Studi precedenti sulla nebulosa della Tarantola si erano concentrati nella regione centrale. Tuttavia gli scienziati sapevano che la massiccia formazione stellare doveva avvenire anche altrove. Utilizzando ALMA, i ricercatori hanno  misurato l’emissione di luce dal monossido di carbonio. Ciò ha permesso loro di mappare le grandi nubi di gas freddo nella nebulosa che collassano per dare vita a nuove stelle e capire come cambiano quando enormi quantità di energia vengono rilasciate da quelle giovani stelle.

La nuova ricerca contiene indizi dettagliati su come si comporta la gravità nelle regioni di formazione stellare della nebulosa della Tarantola. Tuttavia il lavoro è tutt’altro che finito, e nuovi studi forniranno ulteriori indizi utili a comprendere l’Universo di oggi così come quello di miliardi di anni fa.

Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal, è disponibile qui.

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Tags: ALMAformazione stellarenebulosa della TarantolanebuloseStelle

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