Il 21 settembre di vent’anni fa, a causa della mancanza di propellente, terminava la missione Galileo della NASA. La sonda Galileo, la prima a orbitare attorno a Giove e progettata per lo studio del gigante gassoso e dei suoi satelliti, fu deliberatamente fatta schiantare nella densissima atmosfera gioviana, per prevenire la contaminazione involontaria della luna Europa.
Nel corso dei suoi 13 anni e 11 mesi nello spazio, inizialmente pensati per essere solo 8 anni, Galileo ha percorso quasi 5 miliardi di chilometri in volo.
Tra le principali eredità di questa missione ci sono la scoperta di nuovi dettagli sulle lune di Giove, in particolare Europa, che ha sollevato l’interesse per la ricerca di vita extraterrestre sotto la sua superficie ghiacciata. E l’osservazione diretta dell’atmosfera di Giove e dei suoi fenomeni meteorologici. La missione ha anche fornito importanti dati scientifici che hanno arricchito la nostra comprensione del Sistema Solare esterno.
La missione in breve
Portata in orbita terrestre bassa il 18 ottobre 1989 dallo Space Shuttle Atlantis, durante la missione STS-34, la sonda Galileo arrivò su Giove sei anni più tardi, il 7 dicembre 1995, dopo i sorvoli gravitazionali di Venere e della Terra. Una volta in orbita attorno a Giove, divenne il primo veicolo spaziale umano a orbitare attorno a un pianeta esterno del Sistema Solare.
La missione Galileo era costituita da un modulo orbitante (orbiter) e da una sonda atmosferica, e comprendeva diversi strumenti che raccoglievano dati da molte direzioni diverse durante la rotazione della struttura principale, pari a 3 giri al minuto, per mantenere la stabilità.
A quel tempo, i pannelli solari non erano ancora abbastanza all’avanguardia per sfruttare la debole radiazione solare alla distanza di Giove (di quasi 800 milioni di chilometri, in media). Sarebbero stati necessari come minimo 65 metri quadri di pannelli. Allo stesso modo, le batterie chimiche sarebbero state proibitivamente grandi, sempre a causa delle limitazioni tecnologiche. Galileo perciò trasportava due generatori termoelettrici a radioisotopi, che alimentavano il veicolo attraverso il decadimento radioattivo del plutonio-238.
Galileo era dotata di una grande antenna ad alto guadagno, che però dette problemi durante il dispiegamento. Non si riuscì mai ad aprirla completamente. Ciò obbligò il team di missione a utilizzare l’antenna a basso guadagno per la trasmissione dei dati scientifici a Terra, anche se la velocità di trasferimento era decisamente inferiore.
La disintegrazione nell’atmosfera di Giove
La missione Galileo si è conclusa in modo controllato il 21 settembre 2003, con un’operazione che ha fatto precipitare deliberatamente la sonda nell’atmosfera di Giove. Questa conclusione pianificata è stata presa per evitare qualsiasi possibilità che la sonda potesse contaminare le lune di Giove, in particolare Europa e Ganimede, con microorganismi terrestri.
La sonda aveva trascorso quasi otto anni esplorando il sistema di Giove, e aveva superato di gran lunga le aspettative iniziali di durata operativa. Durante quel tempo, aveva subito l’effetto dannoso delle intense radiazioni, che avevano gradualmente compromesso il suo sistema elettronico. Inoltre, era ormai a corto di propellente per rimanere in orbita.
Galileo è stata indirizzata verso un punto specifico dell’atmosfera di Giove, soprannominato Kamikaze Dive, situato sopra una regione non scientificamente interessante del pianeta. Galileo è entrata nell’atmosfera a una velocità estremamente elevata, stimata di circa 48 chilometri al secondo, equivalente a circa 172 800 chilometri all’ora. Prima della disintegrazione, la sonda ha continuato a trasmettere dati scientifici, fornendo informazioni preziose fino all’ultimo istante.
A causa delle forze aerodinamiche e delle temperature estreme generate dalla frizione atmosferica, la sonda si è disintegrata completamente in frammenti più piccoli, che si sono dispersi nell’atmosfera di Giove.
I risultati di Galileo
I contributi di Galileo alla scienza sono stati molteplici e di grande importanza. La missione ha fornito un’incredibile quantità di dati e informazioni scientifiche sull’ambiente di Giove e delle sue lune.
Innanzitutto, ha mostrato prove convincenti dell’esistenza di un oceano liquido sotto la superficie ghiacciata della luna Europa, aumentando l’interesse nella ricerca di potenziali forme di vita extraterrestre in questo ambiente unico.
Ha anche studiato in dettaglio altre lune, tra cui i satelliti galileiani Ganimede e Callisto, rivelando informazioni sulla loro geologia, composizione e magnetosfera. Ha effettuato osservazioni ravvicinate della luna vulcanica Io, rivelando l’attività vulcanica in corso e contribuendo alla comprensione del vulcanismo nel Sistema Solare.
Essendo la prima sonda a orbitare attorno a Giove, Galileo ha osservato per la prima volta in maniera diretta la profonda, densa e turbolenta atmosfera di Giove. Dalla sua posizione privilegiata, ha studiato tempeste e fenomeni meteorologici, compreso l’impatto della cometa Shoemaker-Levy 9 nel 1994.
La missione ha anche contribuito a comprendere meglio il complesso campo magnetico di Giove, e la sua interazione con le lune e il vento solare. Ha inoltre effettuato misure dettagliate delle radiazioni intorno a Giove, contribuendo allo studio di meccanismi di protezione per le future missioni verso il gigante gassoso e oltre.
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