Alle ore 1:14 italiane della notte tra il 26 e il 27 settembre, la sonda DART (Double Asteroid Redirection Test) si è schiantata con successo sull’asteroide Dimorphos, a circa 11 milioni di km di distanza dalla Terra. Progetto congiunto tra la NASA e il Johns Hopkins APL (Applied Physics Laboratory), DART è stato pensato per studiare gli effetti cinetici dell’impatto di un veicolo spaziale contro un asteroide.
DART è la prima missione in assoluto dedicata allo studio e alla dimostrazione di un metodo di deviazione degli asteroidi, attraverso un impatto cinetico. Questo metodo prevede che DART entrasse deliberatamente in collisione con un asteroide bersaglio per modificarne la velocità e la traiettoria. L’obiettivo era il sistema binario di asteroidi near-Earth Didymos, composto da Didymos, di circa 780 metri di diametro, e dal più piccolo Dimorphos, di circa 160 metri, che orbita intorno a Didymos.
DART ha impattato con successo Dimorphos, con l’obiettivo di modificarne l’orbita all’interno del sistema binario. Il DART Investigation Team confronterà i risultati dell’impatto cinetico di DART con Dimorphos con simulazioni al computer altamente dettagliate d’impatti cinetici su asteroidi.
L’avvicinarsi di DART: le riprese della fotocamera DRACO
L’unico strumento di cui disponeva la sonda spaziale DART era la fotocamera ad alta definizione DRACO (Didymos Reconnaissance and Asteroid Camera for Op-nav), derivante dal LORRI della sonda New Horizons. DRACO aveva una risoluzione di 2560×2160 (5 megapixel) e un campo visivo di +/- 0.145°.
La fotocamera lavorava insieme a un sistema di navigazione autonomo chiamato SMART Nav per guidare la navicella senza il controllo diretto degli ingegneri sulla Terra. Circa quattro ore prima dell’impatto, le immagini catturate dalla telecamera sono state inviate al sistema di navigazione della navicella, consentendole d’identificare quale dei due asteroidi è Dimorphos e di navigare autonomamente verso il bersaglio.
DRACO ha iniziato a riprendere il sistema di asteroidi 30 giorni prima dell’impatto, ma solo 4 ore prima dell’impatto le ottiche sono state in grado di vedere i due asteroidi come oggetti distinti. Solo 1 ora prima dell’impatto è stato possibile distinguere chiaramente Dimorphos, l’asteroide minore obiettivo della missione. Ciò ha consentito alla sonda di navigare autonomamente verso il bersaglio.
Le immagini sono state trasmesse alla Terra alla velocità di una ogni 5 secondi. Nella GIF seguente, costruita con varie immagini di DRACO, è possibile rivedere l’avvicinarsi di DART all’asteroide su cui stava per impattare:
Poco prima dell’impatto di DART
A pochi minuti dall’impatto, nel corso della live NASA i ricercatori hanno ricordato il delay di circa 40 secondi fra l’invio della sonda DART e la ricezione a Terra. C’era perciò una seppur minima possibilità che il sistema di navigazione autonoma del vettore non funzionasse in maniera corretta e lo portasse a mancare il bersaglio.
Nel frattempo, la fotocamera DRACO documentava l’avvicinamento nel dettaglio. Si calcola che la massima risoluzione raggiunta prima dell’impatto sia stata di 20 cm/pixel, nel momento in cui DRACO è riuscita a fotografare l’asteroide davvero da molto vicino. Si distinguevano le forme aguzze della superficie rocciosa contro cui la sonda DART si è schiantata a 0 secondi.
L’immagine centrale della composizione è l’ultima foto intera di DRACO, a una distanza di circa 110 km da Dimorphos. Ricordiamo che la sonda DART aveva un peso di circa 500 kg e si è schiantata su un asteroide di circa 160 metri di diametro con una velocità di 24.000 km/h.
Cosa ci aspettiamo nei prossimi giorni
Nei prossimi giorni, già a partire dal mattino di oggi, la NASA si aspetta di ricevere immagini dell’impatto dal cubesat LICIACube, fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana e interamente pensato e costruito dall’azienda torinese Argotec. Progettato per catturare immagini prima e dopo l’impatto e della nube di detriti che si alzerà in seguito allo schianto, LICIACube forse sarà anche in grado di fotografare il cratere d’impatto lasciato da DART.
I telescopi spaziali James Webb e Hubble e la sonda Lucy hanno osservato e stanno ancora osservando Didymos per monitorare quanto presto sarà visibile la luce solare riflessa dal pennacchio di detriti sollevati dall’impatto. Nelle prossime settimane, i membri del team DART continueranno a osservare il sistema di asteroidi per misurare il cambiamento dell’orbita di Dimorphos e determinare cosa è successo sulla sua superficie. Nel 2024, l’ESA prevede di lanciare la sonda Hera per condurre uno studio approfondito post-impatto del sistema Didymos.
I primi risultati sulla variazione dell’orbita di Dimorphos arriveranno solo fra qualche settimana. Bisognerà infatti attendere le prime campagne di osservazione con i telescopi a Terra, che inizieranno già da oggi. Il telescopio ATLAS è già riuscito a riprendere “in diretta” lo schianto di DART, come vediamo dal Tweet qui sotto. Più tempo richiederà invece però l’analisi dei dati e la loro pubblicazione. Lo scarico delle immagini di LICIACube continuerà invece per alcuni mesi, data la grande risoluzione delle foto.
ATLAS observations of the DART spacecraft impact at Didymos! pic.twitter.com/26IKwB9VSo
— ATLAS Project (@fallingstarIfA) September 27, 2022
È possibile rivedere qui la live che abbiamo tenuto in collaborazione con Argotec nella serata del 26 settembre, parlando con l’ing. Simone Simonetti, Head of System Engineering Unit di Argotec. A questo link invece è disponibile l’intervista tenuta all’ing. Alessandro Balossino durante lo IAC2022 di Parigi, riguardante LICIACube e Argomoon.
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