Alcune osservazioni radio effettuate con ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) hanno permesso agli astronomi di individuare segnali di una bolla di gas molto caldo in orbita attorno a Sagittarius A* (Sgr A*), il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Queste bolle di gas sono dette punti caldi e possono aiutare i ricercatori a comprendere meglio l’ambiente dinamico e misterioso di questo gigante celeste nel cuore pulsante della nostra Galassia.
I dati confermano alcune delle scoperte recenti fatte utilizzando lo strumento GRAVITY del VLT (Very Large Telescope), che osserva invece nell’infrarosso. I dati di GRAVITY e ALMA suggeriscono entrambi che il bagliore individuato abbia origine in un ammasso di gas vorticante attorno al buco nero ad una velocità di circa il 30% della velocità della luce. L’orbita, infatti, ha dimensioni simili a quella di Mercurio e compie un giro completo in soltanto 70 minuti.
I risultati di ALMA sulla bolla di gas
Le osservazioni sono state effettuate con ALMA nelle Ande cilene, durante una campagna indetta dalla Event Horizon Telescope (EHT) Collaboration. Si tratta della stessa campagna all’interno della quale, nell’aprile 2017, l’EHT ha collegato insieme otto radiotelescopi in tutto il mondo, tra cui ALMA, ottenendo la prima immagine in assoluto di Sgr A*.
I dati ALMA riguardanti il buco nero supermassiccio, tuttavia, contenevano anche un’informazione del tutto nuova. Evidentemente erano stati raccolti poso dopo che un bagliore ai raggi X, individuato anche dal telescopio Chandra della NASA, era stata emessa dal centro della Via Lattea. Simili bagliori sono solitamente associati ai punti caldi, osservati ai raggi X o nell’infrarosso. Questa è quindi la prima volta che tali punti caldi sono rilevati nel radio. Jesse Vos, dottorando presso la Radbound University nei Paesi Bassi e coinvolto nello studio, afferma:
Forse questi punti caldi rilevati alle lunghezze d’onda dell’infrarosso sono una manifestazione dello stesso fenomeno fisico: quando i punti caldi che emettono infrarossi si raffreddano, diventano visibili a lunghezze d’onda più lunghe, come quelle osservate da ALMA e dall’EHT.
La possibile spiegazione
La scoperta supporta l’idea da tempo condivisa che i bagliori notati attorno al buco nero supermassiccio provenissero da interazioni magnetiche nel gas molto caldo in orbita. Le osservazioni danno quindi un indizio sulla geometria stessa con cui il processo sussiste: con i dati di ALMA, gli scienziati possono ricostruire un’interpretazione teorica di questo tipo di eventi, a partire dall’emissione radio polarizzata di Sgr A*.
L’equipe ha utilizzato le osservazioni confrontandole con modelli teorici per saperne di più sulla formazione dei punti caldi e sull’ambiente in cui sono immersi, compreso il campo magnetico attorno a Sgr A*. La ricerca fornisce vincoli sulla forma di questo campo magnetico più forti rispetto alle osservazioni precedenti, aiutando gli astronomi a scoprire la natura del nostro buco nero e dei suoi dintorni.
Il team di ricerca spera di poter osservare direttamente questi punti caldi utilizzando l’EHT. Ciò permetterebbe di sondare sempre più da vicino il “nostro” buco nero supermassiccio, per studiarlo e comprenderlo. Ivan Marti-Vidal, ricercatore dell’Università di Valencia in Spagna e co-autore dello studio, ha aggiunto: “In futuro dovremmo essere in grado di tracciare i punti caldi a varie frequenze, utilizzando osservazioni coordinate a più lunghezze d’onda sia con GRAVITY che con ALMA. Il successo di tale impresa sarebbe una vera pietra miliare per la nostra comprensione della fisica dei brillamenti nel centro galattico.”
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