Dopo il successo della partenza dei 4 astronauti della missione Crew-2 a bordo della capsula Endeavour, SpaceX torna a lanciare i suoi satelliti. Alle 5:44 del 28 aprile, sono partiti a bordo di un Falcon 9 al suo settimo volo, altri 60 Starlink. Continua a crescere in questo modo la megacostellazione di SpaceX che, secondo le parole di Musk, dovrebbe uscire dalla fase beta in estate. L’azienda aerospaziale californiana completa con successo anche la missione Starlink-24, la dodicesima del 2021.
Con questa nuova missione, SpaceX ha sperimentato un nuovo sistema per la gestione della temperatura, dipingendo gli Starlink di bianco nella loro parte non rivolta a Terra. Ciò non avrà quindi ripercussioni sulla loro luminosità.
Nel seguente video il replay del lancio.
Liftoff! pic.twitter.com/D5qDAH37gV
— SpaceX (@SpaceX) April 29, 2021
Alla conquista del mondo
Il servizio di connessione, attualmente ancora in fase beta, continua ad espandersi, raggiungendo nuove aree del mondo. Oltre a Stati Uniti e Canada, SpaceX ha installato i Gateway, le strutture di terra che comunicato con i satelliti, anche in Sud America, Australia e Nuova Zelanda. Proprio in queste ultime due nazioni, sono iniziate da poco le consegne dei kit per connettersi a Starlink.
In Europa invece, in cui sono presenti 7 stazioni Gateway, il servizio beta è attivo sia in Gran Bretagna che in Germania. Molto presto però, inizieranno ad arrivare le prime parabole anche in Italia.
Dopo aver creato l’azienda sussidiaria Starlink Italy S.R.L. ora SpaceX ha rilasciato ufficialmente nel nostro Paese l’applicazione per configurare il kit di connessione. È possibile scaricarla sia sui dispositivi iOS che Android ed è utile anche per posizionare la parabola in modo che questa abbia una visuale libera del cielo. In un paio di mesi quindi, potremmo iniziare a vedere le prime parabole Starlink anche in Italia.
Modifica della costellazione
La megacostellazione di SpaceX continua a crescere e con essa vengono modificati anche i piani per i futuri satelliti. La Federal Communications Commission infatti ha approvato una modifica da parte dell’azienda di Musk per abbassare l’orbita anche dei futuri Starlink. Spacex infatti sta lavorando affinché tutti i propri satelliti operino su un’orbita compresa tra i 540 km ed i 570 km. Inizialmente però, alcuni Starlink avrebbero dovuto trovarsi ad altitudini maggiori, tra i 1100 km ed i 1300 km.
Abbassare l’orbita dei satelliti offre diversi vantaggi. Per quanto riguarda l’esperienza utente, si ha una latenza minore, in quanto il segnale deve percorrere un tragitto più breve. Gli Starlink che viaggiano su orbite basse impiegano meno tempo a rientrare e distruggersi in atmosfera rispetto ai satelliti che operano ad altezze maggiori. Si hanno così meno detriti spaziali, in quanto gli Starlink che presentano malfunzionamenti impiegano solamente qualche mese (al massimo un paio di anni) per rientrare.
Avere satelliti in orbita bassa comporta anche un minore impatto sulle osservazioni astronomiche. Gli Starlink infatti transitano più velocemente in una determinata porzione di cielo rispetto satelliti su orbite più alte. Nel seguente video il recupero del primo stadio.
Falcon 9’s first stage has landed on the Just Read the Instructions droneship, completing this booster’s seventh launch and landing pic.twitter.com/uir08tQmMU
— SpaceX (@SpaceX) April 29, 2021
La nuova autorizzazione ottenuta dalla FCC consente a SpaceX di avere 2814 Starlink a 550 km di altezza, mentre precedentemente ne erano stati approvati “solo” 1528. Se il nuovo permesso avesse tardato ad arrivare, SpaceX avrebbe dovuto interrompere i lanci, in quanto attualmente ne sono stati portati in orbita 1503. Il numero di Starlink in orbita però è minore, in quanto diversi satelliti sono rientrati. Tra questi, ci sono anche i primi 60 Starlink lanciati a maggio del 2019, per testare la gestione di una costellazione ed effettuare le prime prove di connessione. I satelliti di SpaceX effettivamente in orbita quindi, compresi quelli di quest’ultima missione, sono 1434, di cui solo circa 900 operativi. Gli Starlink infatti, impiegano circa un paio di mesi prima di raggiungere la loro orbita finale da cui poi possono operare e fare parte attivamente della costellazione.
Ancora nessun Falcon 9 nuovo
Anche con la dodicesima missione del 2021, SpaceX porta in orbita il proprio carico con un Falcon 9 riutilizzato. L’azienda di Musk quindi continua a sfruttare, testare ed analizzare i propri booster, per dimostrare e certificare la loro affidabilità.
Missione B1060 | Data di lancio |
GPS III SV03 | 30 giugno 2020 |
Starlink-11 | 3 settembre 2020 |
Starlink-14 | 24 ottobre 2020 |
Turksat 5A | 8 gennaio 2021 |
Starlink-18 | 4 febbraio 2021 |
Starlink-22 | 24 marzo 2021 |
Transporter-2 | 30 giugno 2021 |
Starlink 4-3 | 3 dicembre 2021 |
Per quest’ultima missione, il Falcon 9 selezionato è quello con numero di sere B1060. Dopo otto minuti e mezzo è atterrato perfettamente sulla chiatta Just Read The Instructions, segnando l’undicesimo rientro del 2021. Il suo primo volo è avvenuto a giugno dello scorso anno, con una missione per conto della Space Force, che richiedeva esplicitamente un booster nuovo. Ora questo vincolo non è più necessario e diversi enti hanno già iniziato ad affidarsi a booster riutilizzati. Un chiaro esempio di ciò è stata la missione Crew-2, con il primo lancio di un equipaggio con un Falcon 9 al secondo volo.
È proprio grazie alle missioni Starlink che SpaceX sta cercando di portare al limite i propri vettori. Proprio durante la conferenza post lancio di Crew-2, Musk ha dichiarato che continueranno a riutilizzare i Falcon 9 con le missioni Starlink finché non arriveranno ad un fallimento causato dall’usura. SpaceX ha metodi di sviluppo che non sono convenzionali nel settore aerospaziale, ma è probabilmente il suo punto di forza. Testare, fallire e migliorare è ciò che ha portato l’azienda a raggiungere i successi che si sono concretizzati negli ultimi anni.