Ieri, 16 gennaio 2021 si è condotto l’ultimo test dell’SLS, uno static fire durante il quale sono stati accesi i 4 motori RS-25 alla base del core centrale del razzo. Era la prima volta che avveniva un test del genere, come la prima volta che quattro di questi motori venivano accesi tutti assieme. Il test non è però andato come previsto, dato che uno dei quattro motori ha provocato uno spegnimento preventivo dopo solamente 67 secondi dall’accensione. Il test completo avrebbe dovuto durare 8 minuti.
Dopo svariati rinvii sull’orario di accensione previsto, e poche comunicazioni, i 4 motori RS-25 si sono accesi pochi minuti dopo le 23:00. Dopo 50 secondi in sala di controllo si è sentito l’annuncio: “abbiamo rilevato un MCF al motore numero 4“. La sigla MCF rappresenta la dicitura “Major Component Failure” e non è un buon segno. Rappresenta un “guasto ad una componente principale”. Dopo altri 10 secondi circa il test si è interrotto.
Poco prima dell’accensione gli ingegneri allo Stennis Space Center avevano affermato che per ottenere sufficienti dati non era per forza necessario raggiungere gli otto minuti di accensione. Sarebbero bastati 250 secondi, poco più di 4 minuti.
Aggiornamento 19/01
Il problema che ha comportato l’interruzione del test si è verificato sul motore 2. Si è trattato del superamento di un valore nella spinta di uno dei sistemi che muovono i motori RS-25 per modificare la direzione di spinta (il gimbal). Il superamento di questo valore ha comportato l’interruzione del test.
È stato notato però che questo valore era impostato alto appositamente per questo test. Se si fosse verificato durante il volo il sistema avrebbe continuato a funzionare. L’avviso di “Major component failure” sentito durante il test riguardava un valore del motore 4, non del 2, e si è verificato a T+1.5 secondi ma era un sistema ridondante e non ha comportato lo spegnimento del test. Prima di decidere se ritentare o no il test anche questo andrà sistemato.
Cosa è successo?
Due ore dopo il test è stata condotta una conferenza stampa ai piedi dello stand dell’SLS, forse una delle ultime dell’amministratore della NASA Jim Bridenstine (mercoledì finirà il suo mandato). E’ stato detto che non sanno ancora cosa è andato storto e che nei prossimi giorni eseguiranno tutte le analisi necessarie. Bridenstine ha affermato che ancora “non sanno le cose che non sanno”.
L’interruzione è avvenuta poco prima che venisse testato il gimbal dei motori, cioè il movimento del motore stesso necessario per cambiare la direzione di spinta. Durante l’interruzione i motori stavano transitando dalla fase di spinta al 110% a quella al 95%. Una sezione del volo critica. Il fatto che il test non ha superato questa fase di simulazione del volo è uno degli indizi più importanti del fatto che dovrà essere rifatto. Le prestazioni dopo aver eseguito il movimento dei motori sono infatti una misura necessaria.
E’ stato inoltre comunicato che nel motore 4 si è visto un “lampo” in vicinanza di una delle coperture termiche, necessarie per abbassare le temperature degli RS-25. Non è però ancora dato sapere se è questa la causa dell’interruzione.

Le buone notizie
Durante la conferenza Jim Bridenstine e il Program Manager dell’SLS John Honeycutt hanno ovviamente cercato di vedere il lato positivo. L’accensione è andata come previsto, e allo stesso modo anche lo spegnimento automatico è stato gestito in sicurezza. “I test si fanno per questo“, è stato ripetuto.
Inoltre, se il problema sarà circoscritto al solo motore numero quattro le operazioni di test potranno continuare semplicemente sostituendo questo motore. Ciò potrebbe avvenire anche in soli 10 giorni, dato che allo Stennis Space Center sono già presenti degli RS-25 pronti. Non è chiaro, però se sarà veramente necessario rieseguire questo static fire, anche se tutti gli indizi lasciano intendere di sì. Per farlo potrebbe volerci allora un altro mese di preparativi. Sempre basandosi sull’ipotesi che il problema sia circoscritto al solo motore 4.
Questa rimane comunque una “buona notizia” in quanto uno degli elementi nuovi del vettore, era proprio l’enorme primo stadio, contenente più di 2 milioni e 700 mila litri fra ossigeno liquido e idrogeno liquido. Da questo punto di vista, dopo le prime analisi non sembrano essere emersi problemi nella gestione e trasferimento dei propellenti.
Nel video seguente è ripreso il test completo.
Le brutte notizie
In ogni caso è difficile affermare veramente che queste siano buone notizie. Un’ulteriore scadenza per effettuare la missione Artemis 1 nel 2021 era quella di spedire il primo stadio dell’SLS al Kennedy Space Center a febbraio. Se dovesse essere necessario rieseguire questo test diventerà impossibile rispettare questa data. Ma forse andrà anche molto peggio.
Quello che ormai è risaputo è che l’SLS sia un razzo molto “politico”. Il progetto nasce infatti su preciso volere del Congresso americano nel 2010, essenzialmente per occupare la forza lavoro impegnata nello Space Shuttle e non perdere il Know How sviluppato. Il progetto non ha mai ottenuto un vero supporto dal governo, cioè dalla Casa Bianca. Non lo ha avuto con Obama, non lo ha avuto con Trump e ora sembra ancora più difficile aspettarsi che lo abbia con Biden.
Un congresso non più così forte
Sono due gli aspetti critici del supporto politico all’SLS. Il primo è che l’amministrazione Biden non ha comunicato nessun piano (e ha lascito anche pochi indizi) su cosa intende fare con i programmi di esplorazione spaziale interplanetaria della NASA. L’interesse è sicuramente poco, sia di Biden sia della sua amministrazione.
Il secondo aspetto è che il supporto del congresso al progetto SLS era guidato da pochi parlamentari, i quali non si trovano più in maggioranza, o addirittura non sono più all’interno del Congresso. In particolare, sei dei sette parlamentari repubblicani dell’Alabama, Stato dove si trova il Marshall Space Center che gestisce l’SLS, hanno votato per ribaltare le elezioni presidenziali dopo l’insurrezione del 6 gennaio. Non godranno ora di particolare voce in capitolo sulle prossime decisioni.
Richard Shelby, senatore dell’Alabama, era ad esempio a capo della commissione per gli stanziamenti della NASA. Con la nuova maggioranza al Senato dei democratici non lo sarà più. Mo Brooks, altro senatore dell’Alabama e grandissimo sostenitore dell’SLS, ha inoltre parlato alla manifestazione del 6 gennaio che ha provocato l’assalto al campidoglio.
Non ci sono alternative!
Tutto questo non significa che il progetto SLS verrà cancellato da un momento all’altro, anche in virtù del fatto che questo cambio politico, per quanto riguarda i fondi NASA, avrà un vero effetto solamente a partire dal 2022. Inoltre, per il funzionamento del Programma Artemis e per arrivare sulla Luna, attualmente non ci sono alternative allo Space Launch System.
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