Nella notte fra il 20 e il 21 agosto si è conclusa la Convention Democratica, con la nomina ufficiale di Joe Biden a candidato alla presidenza e sfidante di Donald Trump. Durante i mesi delle primarie e le settimane precedenti alla Convention, abbiamo cercato di capire quale potrebbe essere la strategia in ambito spaziale di una eventuale presidenza Biden nei prossimi 4 anni. Abbiamo raccolto in questo articolo tutte le nostre ricerche e conclusioni. In quest’altro quelle se dovesse vincere Trump.
Joseph Robinette Biden Jr. detto Joe, è stato senatore del Delaware dal 1973 al 2009, anno in cui divenne Vicepresidente di Barack Obama. Mantiene questa carica anche per il secondo mandato, fino al 2017. Nato da una famiglia di modeste origini, una delle caratteristiche principali di Joe Biden è sempre stata l’aver affrontato una vita personale piuttosto difficile. Quando aveva solo 30 anni, la moglie e i tre figli vennero coinvolti in un incidente d’auto. Persero la vita Neilla Hunter, la moglie, e la figlia di 13 anni. Nel 2015, il figlio maggiore morì di cancro al cervello mentre era candidato alla carica di governatore.
Finora le dichiarazioni di Joe Biden e del suo staff in ambito spaziale, sono state praticamente nulle. E’ quindi importante capire appieno chi è Joe Biden, quello che ha fatto in passato per lo spazio, e quello che si ritroverebbe a dover fare per poter anche solo immaginare alcune delle sue future decisioni.
Joe Biden come senatore
Durante la sua lunga carriera di senatore sono pochissime le occasioni in cui Biden abbia toccato argomenti spaziali. Prima di diventare vicepresidente nel 2008, il suo nome compare in soli 6 emendamenti legati allo spazio. Due sono stati votati all’unanimità e riguardavano alcune commemorazioni per i disastri degli Space Shuttle Columbia e Challenger. Biden contribuì anche a presentare due emendamenti contro i test di armi antisatelliti nel 1985 e 1986. Nessuno dei due venne approvato. Nel 2007-2008 il suo nome compare in un lavoro che riguardava alcuni pagamenti speciali da fornire ai russi per dei lavori di manutenzione alla ISS. Anche questo emendamento non diventò legge. Infine, sempre nell’anno 2007-2008 compare ancora Joe Biden nel Commemorative Coin Act della NASA. Questo emendamento venne invece approvato, ma la sua rilevanza sicuramente molto bassa.
Questo è tutto quello che Joe Biden ha fatto in ambito spaziale in circa 35 anni da senatore. C’è però una spiegazione a tutto questo. Negli Stati Uniti i senatori sono particolarmente impegnati nel proporre leggi ed emendamenti che favoriscano lo stato dove sono stati eletti. E’ il loro dovere ed è facendo un buon lavoro per il loro territorio che si garantiscono la rielezione. Nel Delaware, Stato di elezione di Biden, non ci sono distretti aerospaziale e/o centri NASA, ne interessi in ambito spaziale di alcun tipo. E’ quindi normale che il lavoro di senatore di Biden non abbia mai incrociato questo settore.
Joe Biden come vicepresidente.
Se il passato di senatore di Biden ci lascia pochi indizi sulle sue idee e opinioni sui programmi spaziali, lo stesso possiamo dire dei suoi anni come Vicepresidente. Non ci sono grandi dichiarazioni, ne discorsi, ne partecipazioni formali di Biden a nessun importante progetto spaziale fatto negli otto anni di presidenza di Obama. Quei due mandati sono stati caratterizzati da un evento in particolare nella gestione dell’Agenzia Spaziale Americana: la fine dello Space Shuttle, la cancellazione del programma Constellation e l’inizio del Commercial Crew Program.
Poco dopo la partenza della missione Demo-2 di SpaceX, Biden ha commentato il lancio come “Il culmine del lavoro iniziato anni fa e che il presidente Obama ed io abbiamo lottato duramente per permettere che diventasse realtà”. Il disegno di legge che diede inizio allo stanziamento di fondi per SpaceX è infatti del 2009.
Il fatto che Biden non sia troppo legato, anche dal punto di vista dell’opinione pubblica, al programma di Obama non ci permette di immaginarci quale direzione potrebbe prendere. D’altro canto la mancanza di un’eredità forte potrebbe permettere a Biden di non emulare troppo le decisioni di Obama e di non esserne vincolato.
Il dubbio maggiore su cosa potrebbe fare Biden da presidente riguarda infatti Artemis, e il fantasma della cancellazione di Constellation del 2010 aleggia già ora nelle sale della NASA.
L’opinione pubblica
Se non possiamo trovare grossi indizi nel passato politico di Biden, possiamo farci una piccola idea ragionando sull’opinione pubblica. Negli Stati Uniti, secondo un sondaggio del 2019 di IPSOS, circa il 75% degli americani vede favorevolmente la presenza della NASA. Più di due terzi è inoltre favorevole all’esplorazione dello spazio. Anche in virtù di questi numeri i vari programmi e bilanci della NASA non hanno subito grossi cambiamenti durante la presidenza Trump, e ci aspettiamo che non succeda nemmeno con un’eventuale presidenza Biden. Come già detto, la partita più grande si giocherà però su Artemis.
Il sondaggio di IPSOS è stato condotto per il cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna nel 2019, trovando che solo per l’8% degli americani una missione umana sulla Luna è una priorità. Il 52% degli americani pensa invece che l’osservazione della Terra e le tecnologie satellitari siano prioritarie.
Questo sondaggio è stato fatto circa un’anno fa, e considerando la pandemia in corso è difficile che questi dati siano ora uguali.
E’ inoltre importante notare come gli avvenimenti degli ultimi mesi possano aumentare, e non di poco, gli interessi americani in argomenti come i cambiamenti climatici e i disastri naturali o civili. Settori in cui le tecnologie satellitari giocano un ruolo fondamentale.
Possiamo inoltre osservare come i più giovani preferiscano una missione su Marte più di quanto la preferiscano la generazione Boomer (coloro nati nel periodo del boom economico degli anni 50/60). Il reciproco avviene per una missione lunare. Questo potrebbe inoltre collegarsi alla linea della Camera del congresso degli Stati Uniti, anch’essa orientata più verso Marte che verso la Luna.
La visione del Congresso
Sembra che ormai stia diventando consuetudine che negli Stati Uniti i governi democratici spingano per Marte e quelli repubblicani per la Luna. Se Biden, come presidente, non si preoccupasse troppo di tecnologie e programmi spaziali, potrebbe demandare molte decisioni al congresso; e almeno alla camera sembra che anche nel 2021 sarà saldamente in mano ai democratici. Alla camera non ci sono particolari obiezioni democratiche al programma Artemis, ma molti deputati vogliono che il progetto mantenga un approccio Moon-to-Mars e non per forza focalizzato troppo sulla Luna.
In una recente bozza del programma democratico, non si fa nessun accenno a programmi specifici. Nelle poche righe che riguardano lo spazio è possibile intravedere l’intenzione di supportare Artemis, ma non nelle date prefisse.
Per quanto detto finora, l’opzione più probabile per quanto riguarda le prime missioni Artemis sarà quella di un mantenimento del programma, ma di rimandare la data ufficiale dal 2024 al 2026 o 2028. Su questo è possibile che giocherà un ruolo importante il fatto che il 2024 è stato scelto in quanto sarebbe stato l’ultimo anno di un’eventuale secondo mandato di Trump. Questo fatto potrebbe essere usato come giustificazione della non ragionevolezza di questa data.
Anche in virtù delle opinioni della camera, anche in questo caso non proprio favorevoli, una delle sfide maggiori per un eventuale governo Biden sarà il gestire gli Accordi Artemis. Questi sono stati creati da Trump solo questa primavera e sono una serie di linee guida per i partner internazionali degli USA per la prossima esplorazione lunare. L’obiettivo di questi accordi è chiaro, iniziare a costruire le basi di una giurisdizione che permetta ai privati (e non) di sfruttare commercialmente la luna. Sarà però nel 2021 che questi accordi dovranno acquisire una forma vera e propria e un riconoscimento formale.
Un’altra forte decisione di Trump in ambito spaziale toccherà a Biden (se vincesse) concretizzarla: la Space Force. Questa nuova forza armata dell’esercito americano, fortemente voluta da Trump, è stata fondata il 20 dicembre 2019. Dopo quasi un anno di servizio operativo, sono già molte le attività sotto il suo controllo ma sarà solo nel 2021 che si concretizzeranno le prime grosse assunzioni e la maggior parte delle acquisizioni hardware.
Politica estera
Una delle grandi competenze di Biden, manifestata sia negli anni da Senatore ( è stato per anni a capo della commissione per le relazioni internazionali del Senato), sia in quelli da Vicepresidente, riguarda la politica internazionale. Come abbiamo detto poco sopra, una delle prove principali del 2021 sarà la gestione e la formalizzazione degli accordi Artemis. Questi sono stati spesso criticati dai democratici, che vedono la Luna come una tappa scientifica e tecnologica prima di andare su Marte. Inoltre, questi accordi sono stati additati di colonialismo dalla Russia, Stato alla quale non sono esplicitamente rivolti, come per Cina e India.
Proprio con la Cina Biden ha più volte manifestato competenze ed interesse, contribuendo a molti incontri durante la presidenza Obama. E’ stato inoltre uno dei critici della guerra commerciale avviata da Trump contro Pechino negli ultimi anni. Come si muoverà quindi nei confronti di un paese che sembra avere un’ambizione (e fondi) infinita per lo spazio?
Qui è possibile leggere il programma in politica estera di Joe Biden.
Jim Bridenstine
Un’altra delle decisioni controverse di Trump nello spazio fu l’assunzione di Jim Bridenstine come amministratore della NASA. Dopo una lunga tradizione di scienziati e/o ex Astronauti a ricoprire quel ruolo, per la prima volta Trump scelse un politico. Bridenstine ha dimostrato più volte però di essere incredibilmente a suo agio in quel ruolo, sia con le azioni sia con le parole. Una delle più grandi azioni in questo senso fu il suo cambiare idea riguardo al cambiamento climatico. Prima di essere assunto alla NASA era un negazionista dell’impatto dell’uomo sul clima, e forse fu anche per questo che fu scelto da Trump. Dopo essere arrivato all’agenzia spaziale, disse di aver visionato i dati e parlato con scienziati ed aver cambiato idea.
Negli ultimi anni ha inoltre dimostrato di saper gestire una delle imprese più grandi che la NASA abbia mai visto in questi decenni: la gestione del programma Artemis.
Per questa sua gestione efficace e obiettiva, Bridenstine è riuscito a mettere in piedi programmi concreti senza pestare i piedi a troppe persone e l’eventualità che Biden lo tenga alla Casa Bianca non è affatto insensata. L’ultima volta che un presidente mantenne un direttore della NASA fu nel 1990 quando Clinton non sostituì Daniel Goldin, precedentemente scelto da H.W. Bush.
Un ultimo legame che possiamo citare fra Biden e lo spazio, ma che non significa molto, è che esiste un asteroide che porta il suo nome. 2012 VP113 è un oggetto transnettuniano, cioè un corpo che orbita più lontano del pianeta Nettuno. Nel suo punto più vicino al Sole si trova a 80 volte la distanza Terra-Sole (80 AU), il che ne fa uno degli oggetti con il perielio più distante mai scoperti. Le sue dimensioni sono particolarmente grandi, tanto che da molti è definito un planetoide. E’ stato scoperto nel 2012 ed è chiamato dal gruppo di ricerca che lo ha osservato per la prima volta “Biden”. La sigla VP nel nome ufficiale sta per Vicepresidente.
Quindi, cosa possiamo aspettarci da una presidenza Biden-Harris?
Riassumendo, è quasi impossibile capire cosa potrà fare Joe Biden in ambito spaziale basandoci sulle sue dichiarazioni e passate decisioni. Analizzando alcuni degli aspetti che potrebbero influenzare le sue scelte possiamo però concentrare tutta la discussione in alcuni punti principali:
- Quasi sicuramente il programma Artemis non verrà cancellato.
- E’ altresì ancora più probabile che la scadenza ufficiale per il primo sbarco sulla Luna sia spostata dal 2024 al 2026 o 2028.
- Il mantenimento di Jim Bridenstine come amministratore della NASA non è un ipotesi da scartare.
- Gli accordi Artemis e la gestione della Space Force saranno due prove decisive per la prossima amministrazione.
- Considerati gli ultimi avvenimenti, e le opinioni degli americani, è possibile che un eventuale governo Biden sposti fondi verso il controllo del cambiamento climatico e l’osservazione della Terra. Questo potrebbe (non è scontato) andare a scapito dei programmi di esplorazione.
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