Nell’ultimo anno gli Stati Uniti sono stati colpiti da stravolgimenti sociali ed economici di grandissima portata, che avranno ricadute anche sui programmi spaziali dei prossimi anni. Nel 2020 la Presidenza Trump non ha però dimenticato lo spazio, formulando gli Accordi Artemis, aprendo il programma HLS, e lanciando la nuova Space Policy Directive-5 in tema di Cybersecurity. In questo modo sono stati aperti enormi sviluppi che potrebbero aspettare Trump in un secondo mandato. Dopo aver parlato di cosa potrebbe fare in campo spaziale Biden presidente è giusto anche chiedersi cosa possiamo aspettarci da un secondo mandato del Presidente Trump.
Facciamo un passo indietro. Era il 2016 quando Trump decise di affrontare le presidenziali statunitensi con uno slogan molto forte: Make America Great Again. Per quanto concerne il settore spaziale, ciò è certamente accaduto. Quale che sia il punto di vista di riferimento, Trump ha certamente avuto a cuore il settore aerospaziale molto più dei suoi predecessori, complice anche l’esplosione degli investimenti nel settore privato. Che lo abbia fatto per amore o per propaganda questo è un discorso nel quale non ci addentreremo.
Trump I
Al contrario dell’amministrazione Obama, che ha tenuto un approccio molto cooperativo alle politiche spaziali, la prima parte del mandato di Trump è stato contraddistinto da un approccio unilaterale ed assertivo, mettendo davanti a tutto gli interessi americani nello spazio. Nella National Security Strategy del 2017, l’amministrazione Trump afferma che il miglior modo per garantire la pace è tramite un rafforzamento delle forze armate che possa scoraggiare gli avversari. Parole quanto mai profetiche e che porteranno alla costituzione della Space Force nel 2019, nata proprio per difendere gli interessi americani nello spazio.
Già al tempo dell’amministrazione Obama lo spazio iniziò ad essere definito da tre “C”, un ambiente: Contestato, Congestionato, Commercializzato. Questo ha sicuramente aumentato la necessità di coordinamento tra le agenzie e l’aumento di regolamentazione del settore. A tal proposito si è subito proposto di ridare vita al National Space Council, un ente con lo scopo di regolamentare le attività concernenti lo spazio, e i suoi lavori sono cominciati già nell’ottobre 2017. Questa mossa, da un lato contestualizza la prolificità di questa amministrazione, e dall’altro evidenzia l’importanza data alle questioni spaziali.

Il National Space Council
Il National Space Council è riuscito a sviluppare una strategia che integrasse tutti gli attori dello spazio. I privati sono stati a loro volta coinvolti nella definizione degli obiettivi nazionali facendo avanzare a passi da gigante la regolamentazione del settore. Il primo prodotto del consiglio, la SPD-1, ha ridefinito gli obiettivi del settore per i prossimi 20 anni, con l’aggiunta di una sola riga alla precedente politica spaziale. Ciononostante, quelle poche parole sono bastate a dar il via al programma Artemis. Nel 2017, l’NSC aggiunse semplicemente che per portare il primo uomo su Marte si sarebbero utilizzati avamposti lunari. Questi presuppongono quindi il ritorno americano sul nostro satellite. Questo ritorno tanto atteso è stato programmato per il 2024, ma al momento tutto fa propendere verso una posticipazione ancora più probabile in caso di vittoria di Joe Biden.
Nel 2019 Trump tramutò poi le parole in fatti, siglando la SPD-4 diede vita alla nuova branca delle forze armate statunitensi: la Space Force. Totalmente in linea con l’idea che l’unica strategia per la pace sia la deterrenza, adesso gli interessi americani nello spazio potranno essere protetti da una forza armata ad hoc.
Non si può dimenticare che sotto la sua amministrazione è stata anche conclusa la dipendenza dall’uso della Soyuz e quindi dall’agenzia ROSCOSMOS per quanto concerne l’invio di astronauti nello spazio. Una dipendenza che durava ormai da 9 anni e che aveva rallentato gli sviluppi del programma spaziale americano. Va aggiunto che non è interamente merito di questa amministrazione poiché questo risultato ha le radici negli anni della presidenza Obama. Una presidenza che ha permesso una grande crescita del settore spaziale privato e che ha portato ad avere oggi, per la prima volta nella storia, un operatore privato come SpaceX in grado di offrire questo tipo di servizio.
Gli Accordi Artemis
In aggiunta, lo scorso aprile Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha messo nero su bianco ciò che forse già si sapeva. Gli Stati Uniti ritengono che lo spazio non debba essere inteso come un bene comune. Un mese dopo sono stati proposti gli Accordi Artemis. Da tempo ormai c’era il bisogno di norme chiare per l’utilizzo delle risorse spaziali e Trump non si è fatto attendere. Cogliendo l’opportunità creata dal Programma Artemis, sta promuovendo norme e principi per la regolamentazione internazionale, superando l’impasse che si sarebbe prodotta in sede COPUOS.
L’amministrazione Trump non sta lasciando nulla al caso. Il presidente statunitense è stato molto chiaro a riguardo, la ratio degli Accordi Artemis è proprio quella di prendere le briglie della futura espansione umana nello spazio. Lo sforzo è altresì volto ad impedire che il trattato sulla Luna, a cui ancora non sono vincolati, diventi consuetudine. Il programma Artemis è quindi diventato uno strumento di punta della politica estera americana negli anni a venire.
Tutte queste iniziative hanno influito pesantemente sul budget delle attività spaziali. Dal 2017, il budget ha visto una crescita sostanziale, sia sul lato militare che su quello civile-commerciale. Quando si insediò alla Casa Bianca, le attività spaziali nel loro insieme pesavano per 26 miliardi di dollari. Questa cifra, comunque vadano le elezioni a novembre, ha già raggiunto i 36,7 miliardi nel budget approvato per il 2020. Di questi, ben 22,6 verranno destinati alla NASA, un budget in aumento per il terzo anno di fila ma che rappresenta solo lo 0,48% del budget federale americano.
Trump II
In meno di quattro anni Trump ha prodotto ben 5 Space Policy Directives (SPD), ridato vita al National Space Council (NSC), fondato la U.S. Space Force, rilanciato un programma per portare astronauti sulla Luna ed aperto una nuova era di multilateralismo con gli Accordi Artemis. Certamente non è stato con le mani in mano. Legittimo aspettarsi ulteriori sforzi per mantenere salda la posizione di leadership guadagnata negli ultimi decenni e contrastare l’ascesa della Cina a potenza spaziale globale.
Al momento alla camera non ci sono particolari obiezioni democratiche al programma Artemis. Molti deputati vogliono però che il progetto mantenga un approccio Moon-to-Mars e non per forza focalizzato troppo sulla Luna. Per quanto detto finora, l’opzione più probabile è che nonostante le complessità, si cercherà a tutti i costi di non rimandare il ritorno sulla Luna. Il 2024 sarà infatti anche l’ultimo anno dell’ipotetico secondo mandato di Trump. Un altro non meno importante che bisogna tenere in considerazione è che molto dipenderà dai privati partner dell’Artemis Program.
Molti componenti e tecnologie del programma sono state appaltate al settore privato americano per efficientarne i costi e decurtarne i tempi di produzione. D’altro canto questo aumenterà anche l’influenza che queste compagnie avranno sulla direzione che prenderà la prossima amministrazione su tutte le questioni inerenti l’esplorazione spaziale.

Artemis e Space Force
Gli Accordi Artemis invece, non trovano d’accordo né i democratici né l’opinione di altre potenze spaziali, soprattutto quelle escluse dalle discussioni. Gli Accordi sono già stati additati di colonialismo dalla Russia, dalla Cina e dall’India. Una rielezione porterà inevitabilmente ad un esacerbarsi delle relazioni in tal senso.
Inoltre, un altro mandato di Trump gli permetterebbe di continuare a concretizzerebbe la sua creatura: la Space Force. Questa nuova forza armata dell’esercito americano è stata fortemente voluta da Trump e marcherebbe a fuoco il nome del presidente nella storia degli Stati Uniti a fianco del Presidente Truman: ultimo ad aver fondato una branca delle forze armate. Ciò avverrà nel 2021 con la prima grossa assunzione di personale e la maggior parte delle acquisizioni hardware. A prova di ciò, le proiezioni riguardanti il budget per lo spazio ad oggi disponibili portano a pensare che verranno raggiunti i 43,2 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2021. Se confermato, sarebbe un aumento del 66% in 5 anni, cosa che non si vedeva dal lancio del programma Apollo.
Ulteriore sfida che si troverà davanti il presidente è la questione della dismissione della ISS. Al momento, dopo il rientro della Stazione Internazionale, l’unica alternativa che rimarrà in orbita sarà la futura stazione spaziale cinese. D’altra parte però, è lecito credere che una rielezione porterà i fondi per le attività spaziali a rimanere inalterati se non addirittura a vederli salire per finanziare nuovi progetti privati. Non sono poche infatti le idee del settore privato per la costruzione di altre stazioni in orbita terrestre bassa.
In Conclusione
Concludendo, l’obiettivo di un Trump II sarà quello di mantenere la leadership statunitense in un settore che diventa ogni giorno più centrale negli assetti internazionali. La Cina, il principale competitor americano negli anni a venire, si è dotata di un programma spaziale fortemente sbilanciato verso il lato militare. Ciò è favorito da una caratteristica intrinseca delle tecnologie spaziali, l’uso duale che ne permette l’applicazione sia in ambito civile che militare.
Un esempio su tutti, la costellazione GPS, che vedrà una competizione crescente da parte del corrispettivo cinese: BeiDou, la rete per la navigazione satellitare cinese appena completata e dalle prestazioni migliori sul mercato. Questo favorirà un aumento del budget per lo spazio ad uso militare ed una conseguente corsa agli armamenti. La Cina certamente non accetterà che lo spazio rimanga di predominio americano, e farà di tutto per attestarsi come potenza spaziale globale alla pari degli Stati Uniti. Il 2024, comunque vada, sarà un anno di svolta per il “possibile” allunaggio, ma anche per tutte le dinamiche geopolitiche ed economiche che porteranno all’eventuale dismissione della ISS.
Le determinanti dei prossimi quattro anni saranno certamente la Space Force, il programma Artemis e la crescita del settore privato. A differenza di Trump che ha già ampiamente mostrato che piani ha in serbo per il settore aerospaziale, Joe Biden latita evitando di esporsi sulla questione. Non sarà affatto semplice proteggere la leadership spaziale acquisita, per questo servono idee chiare sulla direzione da intraprendere. Si profila un futuro complesso da gestire e le prossime elezioni rappresentano un bivio importante per lo spazio. Sarà opportuno non sbagliare.
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