È rientrata correttamente la Dragon Endeavour nel Golfo del Messico, più precisamente al largo di Pensacola, alle 4:33 del 9 novembre. Termina così la missione Crew-2, dopo che i quattro astronauti hanno trascorso 199 giorni in orbita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. A bordo della Dragon vi erano i due astronauti della NASA Shane Kimbrough e Megan McArthur, il giapponese Akhiko Hoshide e il francese Thomas Pesquet. Quest’ultimo è così divenuto il primo astronauta dell’ESA ad aver viaggiato a bordo di una capsula privata. I prossimi europei che vedremo a bordo della Dragon sono Matthias Maurer con Crew-3 e Samantha Cristoforetti durante Crew-4.
L’ammaraggio è avvenuto con successo ma durante la fase di apertura dei quattro paracadute principali, uno di essi non si è aperto correttamente, impiegando più tempo per dispiegarsi. Kathy Lueders, capo delle operazioni del volo spaziale umano della NASA, ha dichiarato che un problema di questo tipo era già emerso durante i test. Nonostante l’iniziale discesa con soli tre paracadute, la telemetria ha indicato comunque una velocità nominale e la vita degli astronauti non è mai stata in pericolo. La Dragon infatti adotta un sistema ridondante di paracadute, per assicurare un rientro sicuro anche in caso di malfunzionamenti.
La scelta della data per il rientro è stata molto travagliata a causa di due fattori: il meteo e la sovrapposizione con il lancio di Crew-3. Ora i team di NASA e SpaceX analizzeranno il problema ai paracadute, valutando anche se ciò possa accadere durante la missione Crew-3. Ciò potrebbe far slittare nuovamente il lancio del nuovo equipaggio verso la ISS.
I problemi con la nuova missione e il meteo poco clemente
La partenza delle terza missione di lunga durata verso la ISS supportata da SpaceX sarebbe dovuta inizialmente partire il 31 ottobre. Sebbene le condizioni meteorologiche attorno all’area di lancio erano favorevoli, non lo erano al largo della Florida. Il mare molto agitato infatti avrebbe rischiato di compromette un eventuale aborto della missione in caso di problemi con il Falcon 9. Se durante le fasi di ascesa venisse rilevato qualche malfunzionamento al razzo la Dragon utilizza infatti i suoi otto motori SuperDraco per portare in salvo l’equipaggio. Anche in questo caso il rientro avviene in mare, quindi le condizioni devono essere ottime.
Il nuovo lancio di Crew-3 quindi sarebbe dovuto avvenire il 3 novembre, ma anche in questo caso l’equipaggio è rimasto a terra. La NASA ha comunicato che uno degli astronauti presentava lievi problemi di salute, quindi l’agenzia ha preferito procedere con degli accertamenti prima della partenza. L’identità dell’astronauta che ha sofferto di questi problemi è rimasta segreta ma la NASA ha precisato che non si tratta di COVID-19.
A causa dei continui slittamenti il lancio è arrivato a sovrapporsi con il rientro di Crew-2, anch’esso programmato per i primi giorni di novembre. Dopo diverse analisi, NASA e SpaceX sono giunte alla conclusione che avrebbero proceduto prima con il rientro della Dragon Endeavour e poi con il lancio della nuova missione.
Tale decisione è stata presa per sfruttare la prima occasione di meteo favorevole per l’ammaraggio ed evitare che la capsula rimangano ancora nello spazio. La Dragon infatti è certificata per rimanere in orbita per 210 giorni, quindi il rischio di arrivare oltre questo limite era elevato. Tale limite è dovuto alle condizioni estreme a cui sono sottoposti i materiali in ambiente spaziale, soprattutto a causa delle radiazioni. Ciò che limita maggiormente la permanenza in orbita della Dragon sono i suoi pannelli solari. Questi si deteriorano e perdono le loro proprietà dopo lunghe permanenze oltre l’atmosfera.
Rientro con divieto di utilizzo del bagno
Il viaggio di ritorno sulla Terra dei quattro astronauti ha avuto inizio l’8 novembre alle 18:15 con la chiusura del portellone della Dragon. La capsula era attraccata all’International Docking Adapter numero 3 (IDA-3) situata allo Zenith del Nodo 2 della ISS. Si trovava in questa posizione per facilitare l’arrivo della CST-100 Starliner di Boeing, che avrebbe dovuto attraccare all’IDA-2 durante il suo volo di test. La missione, denominata OFT-2 e prevista per agosto, non è ancora partita a causa dei problemi emersi con la Starliner.
Il distacco di Endeavour dalla ISS è avvenuto alle 20:05. Prima di effettuare tutte le manovre di rientro la Dragon ha eseguito un volo di perlustrazione attorno alla Stazione Spaziale, per acquisire diverse immagini. In questo modo alla NASA hanno ottenuto diverso materiale per monitorare le condizioni esterne della stazione orbitante.
Prima di dare inizio al rientro vero e proprio gli astronauti erano liberi di muoversi all’interno della Dragon, ma non potevano utilizzare il bagno. A seguito delle analisi sulla capsula utilizzata per Inspiration4, SpaceX ha individuato un guasto al sistema di stoccaggio dell’urina, che la faceva entrare nel sistema di circolazione dell’aria. Tale guasto non ha mai rappresentato un problema per l’incolumità degli astronauti. Per evitare che ciò potesse comunque creare malfunzionamenti durante questa fase molto critica, SpaceX ha deciso di vietare l’uso della toilette. Gli astronauti quindi hanno dovuto utilizzare indumenti intimi assorbenti per sopperire alla mancanza del bagno.
Dopo 358 giorni termina la presenza continua della Dragon in orbita attorno alla Terra, che riprenderà con il lancio di Crew-3. Durante questo lasso di tempo SpaceX è riuscita anche ad avere ben tre Dragon contemporaneamente nello spazio. Ciò è accaduto tra il 16 e il 19 settembre, periodo durante il quale si è svolta la missione Inspiration4. Resilience ha viaggiato senza attraccare alla ISS, mentre sulla Stazione erano presenti due diverse Dragon, una Crew e una Cargo.
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