In attesa dell’arrivo di James Webb, il telescopio spaziale Hubble continua a sorprenderci. Grazie ai dati raccolti, un team di ricerca ha stimato la variazione di velocità della tempesta nella Grande Macchia di Giove. La corsia più esterna infatti ha incrementato la sua velocità dell’8% dal 2009 al 2020. Una scoperta che solo il “vecchio” Hubble poteva compiere.
Hubble: osservatore di tempeste
La Grande Macchia Rossa del pianeta Giove viene osservata da oltre 150 anni dall’uomo. Questa tempesta ruota incessantemente da secoli. La velocità dei due anelli che la caratterizzano, quello esterno e quello interno, sono però differenti. La prima infatti è maggiore rispetto alla regione interna, che si muove molto più lentamente. La rotazione avviene in senso antiorario e il vento può raggiungere i 640 km/h.
Le incessanti osservazioni di Hubble sulla Macchia, raccolte in report periodici, sono state essenziali per stimare la variazione di velocità del vento. L’high-speed ring, così definito l’anello più veloce della tempesta gioviana, ha aumentato la sua velocità di 2.5 km per anno solare. Un cambiamento davvero molto piccolo, che solo la precisione e costanza osservativa di Hubble hanno permesso di misurare.
Il telescopio spaziale Hubble ha osservato questo gigante punto rosso per 10 anni, diventando un perfetto osservatore di tempeste. Sulla Terra lo studio di questi fenomeni viene condotto sfruttando satelliti in orbita o aeroplani, ma questa strumentazione non è disponibile su Giove e l’unica arma di cui per ora dispone l’uomo per analisi simili è Hubble. La copertura temporale e la risoluzione spaziale che lo caratterizzano permettono di catturare nel dettaglio le informazioni sui venti che spirano su Giove, ma anche sugli altri pianeti del Sistema Solare.
Un nuovo approccio di analisi
La grande quantità di dati sulla tempesta in atto nella Grande Macchia Rossa è stata analizzata da Michael Wong attraverso un nuovo approccio. Wong, autore principale dell’analisi pubblicata nel Geophysical Research Letters, ha usato un software per tracciare da decine a centinaia di migliaia di vettori del vento, ogni volta che Hubble osservava Giove.
Questi vettori, caratterizzati da direzione e intensità della velocità, hanno fornito delle misurazioni più coerenti. Inoltre, attraverso dei test statistici, Wong ha confermato che i dati osservati rappresentano realmente un incremento della velocità.
Il significato di questo aumento però non è ancora chiaro. Infatti, Hubble non riesce a vedere ciò che si nasconde dentro la tempesta. Ma questo risultato è interessante perché aiuta a comprendere cosa alimenta la macchia rossa del pianeta e come mantiene la sua energia.
Le tempeste del Sistema Solare
Questa grande tempesta di Giove viene studiata dal 1870 e la lunga serie di dati raccolti finora ha permesso di osservare la sua evoluzione. Le sue dimensioni si stanno restringendo, conferendole una forma più circolare. Questo comporta l’incremento della velocità media del anello esterno alla tempesta. Il diametro corrente è di 16 000 km, talmente grande da riuscire a contenere persino la Terra.
Ma la leggendaria perturbazione gioviana, unica nel suo genere per la sua longevità, non è la sola tempesta a essere stata osservata dai ricercatori. Anche su Nettuno, ad esempio, sono apparsi dei fenomeni simili interessanti. Le tempeste qui viaggiano lungo la superficie del pianeta prima di sparire dopo alcuni anni.
Lo studio di questi eventi meteorologici aiuta a comprendere non solo l’ambiente atmosferico del pianeta in cui avvengono, ma anche la fisica che guida e alimenta queste possenti perturbazioni.
Qui lo studio completo, pubblicato sul Geophysical Research Letters.
Continua a seguire Astrospace.it sul canale Telegram, sulla pagina Facebook, sul nostro canale Youtube e ovviamente anche su Instagram. Non perderti nessuno dei nostri articoli e aggiornamenti sul settore aerospaziale e dell’esplorazione dello spazio.