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La comunità scientifica americana si sta ribellando per salvare il telescopio Chandra

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Aprile 16, 2024
in Agenzie Spaziali, Approfondimento, Astronomia e astrofisica, NASA, News, Scienza, Space economy
Rappresentazione artistica del Chandra X-Ray Observatory della NASA. Credits: NASA

Rappresentazione artistica del Chandra X-Ray Observatory della NASA. Credits: NASA

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In orbita terrestre altamente ellittica, lanciato il 23 luglio 1999 a bordo dello Space Shuttle Columbia, si trova un telescopio spaziale che ha fatto la storia dell’esplorazione cosmica ad alte energie: il Chandra X-Ray Observatory. Ormai veterano ma ancora funzionante e in attività, Chandra rileva le emissioni di raggi X di fenomeni particolarmente energetici nel cosmo.

Purtroppo, se il Congresso approverà la richiesta di bilancio 2025 dell’amministrazione Biden per le missioni scientifiche della NASA, la missione Chandra subirà una drastica riduzione di budget già a partire dal prossimo anno fiscale, a causa di “costi e inefficienze aumentati”. Questi tagli compromettono fortemente la possibilità di proseguire la missione come previsto, e porteranno presto alla sua chiusura.

In risposta a ciò, si è sollevata una forte e quasi imprevista protesta, da parte della comunità scientifica americana e globale, ma non solo. Il CXC (Chandra X-Ray Centre) ha pubblicamente confutato le affermazioni della PBR (President’s Budget Request), sostenendo che l’efficienza della missione e i costi operativi sono rimasti stabili e che Chandra è in buona salute e in grado di operare potenzialmente fino ad un altro decennio.

Cosa sta succedendo al budget NASA?

Lo stato incerto della missione Chandra fa parte di un grave problema di bilancio del Science Mission Directorate della NASA. Non ci sono abbastanza soldi per tutte le sonde planetarie, i rover su Marte e i telescopi spaziali già costruiti o in progettazione.

Certo, i contribuenti forniscono risorse, inclusi circa 7.5 miliardi di dollari all’anno per le missioni scientifiche della NASA. Ma i budget approvati dal Congresso all’Agenzia non sono stati in grado di tenere il passo con le ambizioni scientifiche, compresi i costosi tentativi di recuperare campioni da Marte (la missione Mars Sample Return ha appena subito un rinvio di ben 5 anni, al 2040).

La richiesta per il 2025 presentata dalla NASA è di 25 miliardi e 383 milioni. Si tratta di un budget maggiore del 2% rispetto a quanto il Congresso ha concesso alla NASA per il 2024, un valore confermato solo l’8 marzo del 2024.

Ancora più importante, questa cifra richiesta dalla NASA per il prossimo anno è l’8.5% in meno di quanto il documento di richiesta di bilancio dell’anno scorso aveva stimato per il 2025, cioè 27 miliardi e 728 milioni. Quasi 1 miliardo di dollari è stato tagliato dal Science Mission Directorate.

La NASA è stata perciò obbligata a pianificare le spese possibili all’interno di questo budget, tagliando i fondi e gli investimenti a diverse missioni spaziali.

Nel seguente grafico abbiamo rappresentato un andamento dei budget richiesti dalla NASA negli scorsi anni (in blu) dei budget che poi sono stati effettivamente allocati dal Congresso (in rosa), e dell’attuale proiezione di budget per i prossimi anni, in viola.

Le ricadute sulla missione Chandra

Per quanto riguarda Chandra, nella proposta di bilancio dell’anno fiscale 2025 dell’Agenzia, emerge che i soldi spesi per questo osservatorio passerebbero da 68.3 milioni di dollari del 2023 a 41.1 milioni di dollari del 2025. Per poi proseguire fino a soli 5.2 milioni di dollari entro l’anno fiscale 2029.

Secondo la NASA, infatti, le prestazioni del telescopio spaziale si sarebbero ridotte nel corso del tempo, aumentando i costi di gestione.

Il primo taglio, a partire dall’ottobre 2024, sarebbe così drastico da richiedere il licenziamento di quasi la metà del personale del CXC (si stima circa 80 persone), limitando notevolmente o addirittura precludendo la capacità di continuare le attività scientifiche. Gli ulteriori tagli dall’anno fiscale 2026 in poi impedirebbero la capacità di Chandra di continuare le sue operazioni, ponendo di fatto fine alla sua missione.

La protesta della comunità scientifica

Gli astronomi statunitensi hanno sollevato diverse proteste per queste scelte da parte dell’Agenzia. I membri della comunità Chandra, guidati dal direttore del CXC Patrick Slane, hanno inviato una lettera aperta con 87 pagine di firme a Nicky Fox, amministratore associato del Science Mission Directorate della NASA, e al dottor Mark Clampin, direttore della divisione astrofisica della NASA.

Per supportare le operazioni di Chandra, inoltre, è stato anche creato un sito web ad hoc, savechandra.org. Il sito cerca di spiegare perché questo telescopio sia ancora molto importante, e cosa i cittadini statunitensi possano fare per cercare di convincere il Congresso ad agire diversamente da quanto previsto.

“Abbiamo appena ricevuto proposte per le osservazioni di Chandra per il prossimo anno. Le richieste sono state cinque volte superiori” ha detto Slane. “Dimostreremo che è ancora un osservatorio valido”.

Grant Tremblay, astrofisico del Centro di astrofisica Harvard-Smithsonian di Cambridge, è tra gli scienziati che sostengono più fortemente la sopravvivenza di Chandra. Infatti, anche se la fine del telescopio non segnerà la fine all’astronomia a raggi X, gli Stati Uniti perderanno il loro status di leader nel campo.

My first summer of research, my first talk, my first paper, the start of my scientific career — all from Chandra data. Many others can say the same.

I co-wrote this w/ Magnus, Maria, Sam and Huei because Chandra stands for even more than that: a principle. An idea. #SaveChandra https://t.co/HhnoZN4USs

— Graham Doskoch (@astroHDE) April 12, 2024

Ci sono alcune discussioni difficili all’interno della comunità scientifica su quali missioni valga la pena investire in un periodo di risorse limitate. Le missioni maggiormente di punta, quelle più ambiziose e a conti fatti anche più costose, minacciano di “rubare” budget a missioni più piccole, oppure più vecchie, ma comunque operative e di grande valore scientifico.

Un esempio molto facile è il James Webb: nonostante sia stato un grande successo, in 20 anni di lavori è costato circa 10 miliardi di dollari, ed è stato etichettato da alcuni come “il telescopio che ha divorato l’astronomia“.

Chandra vale la pena?

Chandra non è versatile come i telescopi spaziali Hubble o Webb, non ha lo stesso status di celebrità, ma ha accumulato una lunga lista di scoperte, alcune in collaborazione con telescopi che osservano in diverse lunghezze d’onda. Segue un video di recap, prodotto presso il Centro di Astrofisica | Harvard & Smithsonian di Steer Films (steerforward.com). Credits: Steer Films e NASA/CXC/SAO

L’osservatorio a raggi-X è stato un motore di scoperta leader per il progresso dell’astrofisica teorica e delle simulazioni all’avanguardia. Ha consentito progressi rivoluzionari nella nostra comprensione della vita e della morte delle stelle, ha osservato per la prima volta direttamente la separazione tra la materia normale e quella oscura, ha rivelato che i buchi neri supermassicci creano letteralmente onde sonore che si propagano attraverso il plasma inter-ammasso per milioni di anni luce, ha identificato il buco nero supermassiccio più antico e distante del suo genere mai visto.

Da scienziati la risposta è sì, vale decisamente la pena mantenere il Chandra X-Ray Observatory attività. Tutto sta ora nel capire come e quanto sarà possibile per la NASA investire ancora su una missione che ormai si avvicina ai venticinque anni di attività. E quanto invece sarà più saggio (anche se decisamente triste) guardare alle missioni del futuro.

Risorse interessanti:

  • Il sito savechandra.org ideato dalla comunità Chandra
  • La lettera presentata a Fox e Clampin dal CXC
  • La lista di motivi per cui contrastare la decisione di taglio dei fondi della NASA
  • L’articolo “The telescope that ate astronomy” di Lee Billings
  • Il sito del Chandra X-Ray Observatory

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Tags: budgetChandracostomissioneNasaTelescopio spaziale

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