SpaceX, dopo alcuni problemi avuti con la nuova Starship, è riuscita finalmente a far volare un altro prototipo, dopo il primo test di SN8. Anche questa volta il rientro a terra è stato però esplosivo. Il prototipo numero 9 è partito il 2 febbraio alle ore 21:27 dal pad B, situato accanto al pad A utilizzato dalla Starship SN8 e sul quale ora si trova SN10 in attesa. Man mano che SN9 è salita di quota, per rallentare, i 3 motori Raptor sono stati spenti in sequenza. SpaceX ha fissato la quota massima a circa 10 km di altezza.
Dopo che si è spento l’ultimo motore Raptor, Starship ha eseguito la manovra chiamata belly flop. Con l’utilizzo delle 4 ali e degli RCS (Reaction Control System, piccoli propulsori alimentati ad azoto), SN9 è passata in posizione orizzontale per iniziare il rientro. Le 4 ali sono azionate grazie a motori elettrici, alimentati con pacchi batterie forniti da Tesla. I computer di bordo hanno condotto la Starship verso il pad di atterraggio utilizzando solamente queste ali.
L’ultima critica fase
L’ultima fase è la più critica ed è quella che diede problemi ad SN8. Per passare dalla posizione orizzontale a quella verticale, vengono utilizzati due Raptor, chiudendo le due ali inferiori e aprendo in posizione di decollo quelle superiori. Con il prototipo precedente, i due motori non fornito la spinta necessaria per rallentare la discesa, a causa della bassa pressione negli header tank. Per tentare di ovviare a questo problema, SpaceX ha aggiunto su SN9 dei COPV (Composite Overwrapped Pressure Vessel) per pressurizzare tali serbatoi con l’elio. Gli header tank sono serbatoi con un volume pari al 2% di quelli principali, utilizzati solamente per l’atterraggio.
La Starship alimenta i Raptor con questi serbatoi qualche istante prima di iniziare la manovra necessaria a posizionarsi nuovamente in verticale. Nella parte finale del rientro, a differenza di SN8, la Starship SN9 non è riuscita a rimanere in verticale, cioè a compensare la rotazione della manovra, atterrando quasi parallela al terreno ad alta velocità. La conclusione è stata un ovvia esplosione. Nel seguente video è ripresa l’ultima fase di rientro.
Durante la fase di rientro, sembra che i due motori necessari si siano accessi, ma non nel modo giusto. Uno dei due rimane in funzione per un tempo troppo breve per completare la manovra correttamente. Non è confermato che sia questa la causa del mancato controllo di assetto, ma è molto probabile. A sua volta non sappiamo cosa ha causato, all’interno della Starship, questo errore nella gestione dei Raptor.
Purtroppo questa mattina Elon Musk, principale fonte di info e spiegazioni su questi test, ha dichiarato che sarà assente da twitter per un po’. Non sappiamo quanto questo possa significare. E’ difficile però che la spiegazione arrivi direttamente da SpaceX. In questo secondo video, ripreso da LabPadre, è vista l’esplosione da un’angolatura privilegiata. Non sembrano esserci stati danni a SN10 e al prototipo di SN7.2 nelle vicinanze.
Aggiornamento:
SpaceX ha comunicato, aggiornando la pagina ufficiale del proprio sito dedicata a Starship SN9, che la ragione del mancato atterraggio è stata la non accensione di uno dei motori Raptor. Per l’ultima manovra che riporta verticale la Starship, sono infatti necessari due motori Raptor. Non sappiamo ancora le cause della mancata accensione del secondo motore.
SpaceX ha anche confermato che tutto il volo precedente all’ultima manovra è andato come previsto, compresa la movimentazione e il controllo delle ali durante le manovre nella discesa.
Un prototipo sfortunato
La Starship con numero seriale 9 non è stata molto fortunata. Sarebbe dovuta arrivare al pad per i test subito dopo il volo di SN8 lo scorso 9 dicembre, ma un incidente ha causato grossi ritardi. SN9 è stato il primo prototipo assemblato interamente al sito di costruzione, all’interno dell’High Bay, dove attualmente si trova SN11. L’11 dicembre infatti, una delle gambe dello stand su cui era appoggiata SN9 ha ceduto e la Starship si è accasciata contro la parete dell’High Bay. Ci sono voluti diversi giorni per ispezionare il razzo e sostituire una delle due ali superiori danneggiata. Completati i lavori, il 22 dicembre SN9 ha raggiunto il pad per iniziare i test.
Inizialmente, l’intenzione di SpaceX era quella di effettuare molti meno test rispetto a quanto fatto con SN8, ma così non è stato. Nonostante l’unica prova di pressurizzazione a temperature criogeniche, i test sui motori sono stati molti di più.
La prima accensione dei 3 Raptor è avvenuta il 6 gennaio, ma è durata meno del previsto, perciò era necessario ripetere la prova. Il 13 gennaio, SpaceX ha effettuato un test mai tentato prima, definito rapid recycle. In circa tre ore sono hanno effettuato 3 static fire test, svuotando e riempiendo i serbatoi del razzo, per effettuare prove sul rifornimento rapido. Durante questi test però, due Raptor hanno subito leggeri danni e SpaceX è stata costretta a sostituirli. Ciò ha richiesto una nuova accensione di verifica sui motori.
Il 20 gennaio, hanno tentato per ben 3 volte di effettuare tale prova, ma in tutti i casi, l’accensione dei Raptor è stata interrotta pochi istanti prima. Il giorno dopo, l’accensione dei motori è avvenuta, ma più breve del solito. Il sesto ed ultimo static fire è avvenuto il 22 gennaio.
La diatriba tra FAA e Elon Musk
La Starship SN9 sarebbe dovuta partire diversi giorni fa, ma la mancanza dei permessi necessari ha impedito il lancio. Tutto ha avuto inizio con il volo di SN8, quando SpaceX ha fatto partire il suo prototipo di Starship senza il permesso della Federal Aviation Administration. Questa infatti ha rifiutato la deroga da parte di SpaceX di “superare il rischio pubblico massimo consentito”. L’azienda di Musk ha deciso comunque di procedere al lancio, infrangendo le regole di sicurezza imposte dalla FAA.
Ciò è sfociato in un’indagine, durata diversi giorni, durante i quali nessun prototipo poteva spiccare il volo. Finché l’indagine non è stata conclusa, e fino a quando SpaceX non ha garantito le necessarie azioni correttive, SN9 ha dovuto attendere al pad B di Boca Chica. Il permesso è stato infine concesso dalla FAA il 2 febbraio.
Per ottenerlo sembrerebbe che SpaceX abbia dovuto lavorare anche sulle procedure per mettere in sicurezza l’area di lancio. È capitato più di una volta che qualche test fosse interrotto a causa della violazione dell’area interdetta da parte di istruzioni più o meno involontarie di civili. Il compito della FAA è proprio quello di garantire la sicurezza durante tutti i test di lancio, e forse questi eventi hanno contribuito alla richiesta di maggiori garanzie.
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