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Aggiornamenti da Rocket Lab. Electron 2.0, primo recupero e tanto altro

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Agosto 14, 2020
in News, Nuove imprese, Satelliti, Space economy
Electron Rocket Lab

La partenza della tredicesima missione di Rocket Lab.

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L’azienda aerospaziale Neozelandese Rocket Lab non lancia il suo piccolo vettore Electron dal 4 luglio. Quel giorno fallì il tredicesimo lancio, il primo dopo 11 successi. Una pausa di quasi due mesi è particolarmente lunga per Rocket Lab, che verso la fine del 2019 aveva dimostrato di voler arrivare a lanciare 2 Electron al mese durante questo 2020. Nonostante questa pausa non sono però poche le novità arrivate durante questi due mesi estivi.

Rocket Lab è infatti una delle aziende maggiormente in crescita del settore e con alcuni dei progetti più innovativi e interessanti programmati per i prossimi mesi. Vediamo allora quali sono queste novità e cosa possiamo attenderci questo autunno.

Risolta la causa del fallimento

Come appena accennato, l’ultimo lancio è stato un fallimento per Rocket Lab. Il piccolo razzo ha eseguito correttamente la sua missione fino al momento dell’accensione del secondo stadio. Al suo interno è stata trovato un collegamento elettrico difettoso che non ha permesso ad alcuni sistemi di essere alimentati. In particolare proprio alle turbopompe elettriche è mancata la corrente necessaria per funzionare.

Di conseguenza, queste non sono riuscite ad alimentare il motore del secondo stadio, che quindi non ha dato la potenza necessaria a raggiungere l’orbita. Il fondatore dell’azienda, Peter Beck, ha spiegato che il problema era veramente di entità minore. Per questo motivo non era mai stato individuato nei test precedenti. Nonostante questo, si tratta di uno di quei danni “subdoli”, dei quali non ci si accorge finché non appaiono, ma che una volta individuati sono facili da correggere.

Per questo motivo non c’è stato bisogno di apportare modifiche strutturali al secondo stadio del razzo. Rocket Lab ha però approfittato dell’occasione per revisionare tutto il secondo stadio e aumentare la qualità dei controlli di sicurezza.

Electron ritorna al lancio

Dopo aver sistemato il problema dell’ultimo lancio, Peter Beck ha annunciato che intendono tornare al volo già verso la fine di agosto. Non è ancora dato sapere quale sarà il carico di questa missione al 14 agosto. Una volta eseguito questo lancio, avverrà finalmente la prima missione dalla rampa di Rocket Lab in Virginia.

Rocket Lab Mahia
Complesso di lancio a Mahia, in Nuova Zelanda. A sinistra una foto scattata ad inizio agosto, dove è possibile vedere la rampa LC-1B in basso e la LC-1A sulla destra. Credits: Peter Beck, Rocket Lab

Da inizio 2020 l’azienda gestisce una rampa anche nello spazioporto all’isola Wallops, sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Questo è denominato Launch Complex 2 e vedrà partire l’Electron con missioni principalmente governative. Entro fine anno dovremmo vedere un Electron partire anche dalla rampa LC 1B, situata sempre allo spazioporto di Mahia, in Nuova Zelanda. La sua costruzione è stata terminata il 13 agosto, e permetterà di aumentare la frequenza di lancio dell’Electron. Nelle intenzioni di Peter Beck già entro fine anno potranno arrivare a lanciare due Electron al mese.

Presto il primo tentativo di recupero

Entro la fine dell’anno è stato inoltre annunciato il primo tentativo di recupero del primo stadio. Questo sarà effettuato durante il volo 17. Se riusciranno a lanciare la missione 14 a fine agosto è quindi realistico attenderci il primo tentativo di recupero entro fine anno.

Il metodo scelto per questa operazione è infatti particolare e completamente diverso da quello di SpaceX. Dopo una fase di rientro controllato, il primo stadio aprirà un paracadute che gli permetterà di rallentare fino a qualche centinaio di metri di quota. Qui il paracadute stesso verrà poi agganciato da un elicottero che lo trasporterà su una barca nelle vicinanze.

Electron Rocket Lab
Al centro, con la parte superiore bianca, il primo stadio con cui verrà testato il sistema di recupero durante il volo 17. Credits: Peter Beck

Secondo quanto dichiarato da Peter Beck, tutti i sistemi sono stati testati e l’azienda ha dimostrato che anche nel peggiore dei casi (col carico massimo) il paracadute del primo stadio si aprirebbe. Il sistema di paracadute e di rientro costringerà Rocket Lab a diminuire il carico utile di circa 15 kg che però sono ampiamente recuperati grazie agli ultimi miglioramenti al vettore.

Electron 2.0

Il 4 agosto l’azienda ha dichiarato di aver aumentato le prestazioni del vettore Electron semplicemente aggiornando le batterie. Queste alimentano le turbopompe che pressurizzano il carburante da immettere dei motori, sia nel primo stadio che nel secondo. L’aggiornamento di queste batterie ha inciso in particolare sul loro peso.

Nell’Electron rappresentano una parte considerevole di tutta la struttura. Una massa pagata con il vantaggio di ridurre le dimensioni delle turbopompe e dei motori stessi. Alleggerire queste batterie ha permesso di aumentare il carico utile non di poco!  Il carico trasportabile in orbita polare a 500 km di altitudine è aumentato da 150 kg a 200 kg, un aumento del 25%. Per orbite inferiori il carico è aumentato da 225 kg a 300 kg, un aumento del 33%. Tutto questo è bene ricordarlo è stato ottenuto con un semplice aggiornamento delle batterie.

L’aumento del carico utile permetterà a Rocket Lab di offrire ancora più flessibilità all’interno del programma di rideshare e offrire prezzi ancora più bassi oltre ad inserire il sistema di recupero del primo stadio.

Electron Rocket Lab Fairing
Un fairing standard del vettore Electron. Questo in particolare è dell’ultima missione, poi fallita. Credits: Rocket Lab

Oltre a questo un importante aggiornamento è stato fatto al volume disponibile all’interno del fairing. In aggiunta alla versione standard del diametro di 1.2 metri, è stato progettato un fairing del diametro di 1.8 metri. Aumentare il volume disponibile è stata una richiesta di parecchi clienti e sarà una modifica apprezzata in particolare per le missioni interplanetarie. Ne è un esempio il la missione CAPSTONE della NASA, assegnata a Rocket Lab a febbraio e diretta sulla Luna il prossimo anno. Oltre a questo Peter Beck ha accennato ad un progetto, finanziato da privati, per mandare alcuni piccoli cubista in orbita intorno a Venere.

Mike Griffin entra nel team

Il 12 agosto Rocket Lab ha annunciato di aver inserito nel consiglio di amministrazione Mike Douglas Griffin, appena dimessosi da sottosegretario alla difesa il 10 luglio. Oltre a questo, Griffin è stato amministratore della NASA dal 2005 al 2009. Durante il suo mandato è stato particolarmente criticato per alcuni tagli al settore di ricerca scientifica, ma allo stesso tempo lodato per aver iniziato la progettazione della capsula Orion, e per aver “salvato” il telescopio Hubble.

Griffin Rocket Lab
Mike Douglas Griffin

Fu lui infatti a spingere perchè venisse effettuata un’altra missione con lo Space Shuttle in grado di aumentarne la vita operativa (poi fatta nel 2009) e fu lui a rigettare l’idea di spingere Hubble fuori dall’orbita terrestre una volta “spento”. Attualmente non ci sono piani certi per “smaltire” il telescopio.

Con l’inserimento di Mike Griffin nel team, Rocket Lab punta ad accrescere ancora di più le missioni governative e la collaborazione con la NASA. Attualmente già metà delle entrate di Rocket Lab sono di missioni governative e allo stesso tempo l’Electron è l’unico piccolo vettore certificato. Un rapporto fondamentale per entrambi dunque, e che tutte e due le parti vogliono continuare ad espandere.

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Tags: ElectronPeter BeckRocket Lab

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