La NASA ha completato uno degli ultimi passaggi nell’assemblaggio del telescopio spaziale Nancy Grace Roman: l’installazione del suo sistema di pannelli solari, il Solar Array Sun Shield. L’operazione è avvenuta in due fasi, il 14 e 16 giugno 2025, presso il Goddard Space Flight Center nel Maryland. Con questo risultato, l’osservatorio risulta ormai completato al 90% e si avvia verso la sua integrazione finale, prevista entro la fine dell’anno.
Il sistema installato ha una doppia funzione: fornire energia elettrica all’osservatorio e proteggerlo dal calore del Sole. Si compone di sei pannelli solari, tutti rivestiti da celle fotovoltaiche. Due rimarranno fissi sulla parte esterna del telescopio, mentre gli altri quattro si dispiegheranno una volta raggiunta l’orbita. In configurazione operativa, formeranno una struttura unica orientata verso il Sole, garantendo alimentazione costante e ombreggiando la strumentazione.
Questa schermatura termica è necessaria per il corretto funzionamento degli strumenti scientifici a bordo, che osserveranno l’Universo nell’infrarosso. Un eccessivo riscaldamento dovuto alla stessa struttura del telescopio saturerebbe i rilevatori, compromettendone la sensibilità.
Attualmente, il team è in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Sebbene il lancio sia ufficialmente previsto non oltre maggio 2027, l’obiettivo è ora anticiparlo all’autunno del 2026. A novembre di quest’anno verrà eseguita l’integrazione tra i due segmenti principali dell’osservatorio, dando così il via alla fase di test completa in vista della messa in orbita.
Un (altro) osservatorio potente per esplorare il cosmo nell’infrarosso
Il Nancy Grace Roman Space Telescope è destinato a diventare una delle missioni cardine della NASA nel campo dell’astrofisica. Progettato per osservare il cielo nell’infrarosso vicino, Roman studierà l’espansione accelerata dell’Universo, la distribuzione della materia oscura e migliaia di esopianeti tramite microlensing gravitazionale.
Rispetto ad altri telescopi spaziali, come per esempio il James Webb che vede più nel dettaglio, Roman combinerà un ampio campo visivo con una sensibilità elevata. Il suo strumento principale, il Wide Field Instrument, sarà in grado di catturare immagini con una risoluzione simile a quella del telescopio Hubble, ma su porzioni di cielo circa 100 volte più estese. Questo lo renderà ideale per survey cosmologici su larga scala.
Il corretto funzionamento dei sistemi di raffreddamento passivo, come il Sun Shield appena installato, è fondamentale per evitare che il calore influisca sulle osservazioni. Per questo motivo, la NASA sta eseguendo una serie di test termici e meccanici, compreso il dispiegamento simulato dei pannelli e la verifica della copertura del telescopio, chiamata Deployable Aperture Cover.

Verso il lancio
Il Roman rappresenta la risposta della NASA all’esigenza di osservare in modo sistematico i fenomeni cosmologici su scala ampia, un compito che richiede strumenti stabili, raffreddati e capaci di raccogliere grandi quantità di dati in tempi rapidi.
La sua architettura modulare e il sistema solare integrato sono stati progettati per garantire affidabilità e autonomia durante tutta la durata della missione, prevista in almeno cinque anni operativi. Inoltre, le sue capacità di rilevamento di eventi transitori e di survey estesi lo renderanno complementare ad altri grandi osservatori come il James Webb, Euclid dell’ESA e il Vera C. Rubin Observatory, che dovrebbe entrare in funzione a fine 2025.
Attualmente, nella proposta di budget NASA per l’anno fiscale 2026 che potrebbe far terminare o interrompere la progettazione di moltissime missioni scientifiche, il Nancy Grace Roman Space Telescope risulta confermato.