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Hubble ha trovato una nuvola di 37 massi espulsi dall’asteroide Dimorphos

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Luglio 23, 2023
in Agenzie Spaziali, Astronomia e astrofisica, Esplorazione spaziale, NASA, News, Scienza
Massi da Dimorphos

L'asteroide Dimorphos, una coda di polvere blu e uno sciame di 37 grossi massi espulsi in seguito alla collisione della sonda DART, a settembre 2022, osservati con il telescopio spaziale Hubble. Credits: NASA, ESA, D. Jewitt (UCLA)

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Il 26 settembre 2022, durante il primo test di difesa planetaria, la sonda DART della NASA si è schiantata a circa 24000 Km/h sull’asteroide Dimorphos, modificando leggermente la sua orbita attorno all’asteroide più grande Didymos. Il telescopio spaziale Hubble, che ha osservato i cambiamenti di Dimorphos, ha immortalato uno sciame di massi, espulsi dall’asteroide a causa del forte impatto.

I 37 oggetti rilevati variano in dimensioni da 1 a 6.7 ​​metri di diametro, secondo i dati di Hubble. Si stanno allontanando dall’asteroide a circa 1 km/h. La massa totale in questi massi rilevati è circa lo 0.1% della massa totale di Dimorphos.

Questa scoperta, oltre a fornire informazioni preziose sul comportamento di un piccolo asteroide quando viene colpito da un proiettile, segna anche un record per Hubble. I detriti che ha individuato, infatti, sono tra gli oggetti più deboli mai fotografati dal telescopio.

La storia di Dimorphos

Molto tempo fa, Dimorphos potrebbe essersi formato da materiale perso nello spazio dal più grande asteroide Didymos. In seguito a una collisione con un altro oggetto, per esempio, oppure per una rotazione troppo veloce. Il materiale espulso in questo ipotetico evento avrebbe formato un anello di detriti, unitisi gravitazionalmente per formare Dimorphos.

In questa prospettiva, Dimorphos sarebbe un cumulo di macerie volanti di detriti rocciosi tenuti insieme dalla sua (debole) forza di gravità. Pertanto, l’interno probabilmente non è solido, ma ha una struttura più simile a un grappolo d’uva, un’aggregazione di molte rocce diverse.

Non è in realtà chiaro come i massi visti da Hubble siano stati sollevati dalla superficie dell’asteroide. Potrebbero far parte di un pennacchio di materiale espulso, già fotografato da Hubble e altri telescopi. Oppure un’onda sismica, seguita all’impatto, potrebbe aver attraversato l’asteroide, scuotendo le macerie superficiali.

Il team che ha osservato questi massi con Hubble stima che l’impatto abbia scosso il 2% dei massi presenti sulla superficie dell’asteroide.

Superficie Dimorphos
L’ultima immagine completa della superficie dell’asteroide Dimorphos, scattata dall’imager DRACO a bordo della sonda DART poco prima dell’impatto. Credits: NASA, APL

Gli studi futuri con Hera

Mentre le osservazioni del masso di Hubble forniscono anche una stima delle dimensioni del cratere da impatto di DART, sarà compito della futura missione Hera dell’ESA determinare le dimensioni effettive del cratere.

Prevista al lancio per il 2024, Hera eseguirà un’indagine dettagliata post-impatto dell’asteroide Dimorphos. Grazie ai suoi dati e alle analisi che seguiranno, questa missione trasformerà l’esperimento su larga scala in una tecnica di difesa planetaria ben compresa e ripetibile, che un giorno potrebbe essere utilizzata per davvero.

David Jewitt dell’Università della California a Los Angeles, che ha guidato questo studio con Hubble, ha affermato:

La nuvola di macigni si starà ancora disperdendo quando arriverà Hera. È come uno sciame di api in espansione molto lenta, che alla fine si diffonderà lungo l’orbita della coppia binaria attorno al Sole. Se seguiamo i massi nelle future osservazioni, allora potremmo avere dati sufficienti per definire le traiettorie precise dei massi. E poi vedremo in quali direzioni sono stati lanciati dalla superficie.

Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, è reperibile qui.

Tags: AsteroideDARTDimorphosHubble

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