SpaceX entra nuovamente nella storia, facendo decollare il razzo più potente costruito dall’essere umano alle 15:33 italiane. Da Starbase, al confine tra Texas e Messico, si sono accesi circa 30 motori Raptor, alzando dalla rampa di lancio un unico grande vettore alto 119 metri, 9 in più del Saturn V delle missioni Apollo.
SpaceX ha annullato il primo tentativo di lancio il 17 aprile a causa di un problema con una valvola, che si è congelata. A causa delle basse temperature e della condensa presente nel serbatoio, si è formato del ghiaccio attorno a una valvola che ne ha causato un malfunzionamento. In quell’occasione SpaceX ha comunque proceduto con i preparativi al lancio, eseguendo un WDR per acquisire ulteriori dati.
I prototipi utilizzati per questo lancio erano il Booster 7 e la Ship 24, che SpaceX sta collaudando e testando da oltre un anno.
Purtroppo, l’intero vettore è esploso in volo dopo 3 minuti e 59 secondi dal decollo, con l’accensione del FTS (il sistema che fa esplodere il razzo in modo manuale). La quota massima raggiunta da Starship è stata di 39 km, mentre l’esplosione è avvenuta a 29 km di quota.
SpaceX si dice in ogni caso soddisfatta, in quanto hanno raggiunto i primi obbiettivi prefissati. Starship e Super Heavy non sono riusciti a separarsi, ma hanno superato il momento di massimo stress strutturale, il MaxQ.
Prime analisi del volo
Alle 13:31, circa due ore prima del decollo, il direttore di volo ha concesso il GO per iniziare a caricare i propellenti nel Booster 7 e nella Ship 24. Completamente riforniti, all’interno del Super Heavy ci sono 3400 tonnellate di propellente, mentre nella Starship sono 1200 tonnellate.
A meno di quaranta secondi dal lancio, hanno chiamato un hold a causa di un problema di pressurizzazione nel Super Heavy. Risolto questo problema, SpaceX ha poi proceduto con il lancio dopo soli pochi minuti. È quindi decollato con successo il vettore più potente di sempre. Musk aveva dichiarato che la spinta dei 33 Raptor del Super Heavy sarebbe stata tenuta al 90%.
Il Booster 7 ha avuto problemi nell’avviare tutti i motori, e almeno 3 non si sono accesi al momento del lancio. Circa 40 secondi dopo il decollo, il Super Heavy ha perso un altro motore Raptor, per poi perderne un altro dopo altri 10 secondi. Il Booster 7 però è un prototipo vecchio ormai di un anno e il Booster 9 porta con sé già diverse modifiche. Una di queste riguarda per l’appunto i motori.
Uno degli obbiettivi principali che SpaceX si era prefissata era raggiungere e superare Max Q, ovvero il momento di massimo stress strutturale: obbiettivo raggiunto.
Dopo circa 2 minuti e 20 secondi di volo, Starship e Super Heavy hanno iniziato però a comportarsi in maniera anomala. Starship, senza che avvenga una separazione fra i due stadi, ha iniziato a ruotare in maniera incontrollata. È stato quindi attivato il Flight Termination System, facendo detonare le cariche per far esplodere il vettore. In questo modo hanno evitato che Starship si dirigesse verso zone dove avrebbe potuto causare danni o disperdersi in modo incontrollato.
Una delle possibili ipotesi per l’incontrollabilità di Starship in volo sembra possa essere l’esplosione della HPU, l’Hydraulic Power Unit, una centralina idraulica che controlla l’orientazione della spinta dei Raptor.
the moment when my heart raced and I said to myself "fuck, it's not gonna make it to Max-Q". pic.twitter.com/4hph1KiwVe
— Alex Svan (@AlexSvanArt) April 20, 2023
Dalle prime immagini è chiaro come, nonostante le protezioni e gli accorgimenti presi da SpaceX, anche il sito di lancio di Starbase abbia subito conseguenze. Bisognerà aspettare il ritorno dei team di SpaceX per avere delle analisi precise, ma i danni, che ci sono intorno al pad non sembrano comunque di grande rilievo: lo stesso non si può dire per l’orbital launch mount (OLM), il vero e proprio pad di lancio.
Gonna need to repair the tank farm pic.twitter.com/b6G2wldVGr
— Raptor 2.0 🇺🇦 (@RaptorRelight) April 20, 2023
Da questa altra immagine inoltre, possiamo vedere come il pad di lancio sia stato pesantemente danneggiato, esponendo a tutti gli effetti le fondamenta dell’OLM.
Crater McCrater face underneath OLM . Holy cow! #SpaceX #Starbase #Starship #Superheavy pic.twitter.com/mgjefc3MNe
— LabPadre Space (@LabPadre) April 20, 2023
I prossimi passi
Quello a cui abbiamo assistito è solamente uno dei tanti test che verranno effettuati da qui in avanti. A Starbase la produzione dei prototipi non si è mai interrotta ed è già pronta la prossima coppia di stadi: il Booster 9 e la Ship 26, una particolare Starship priva sia di ali che di scudo termico.
Nei prossimi giorni, i tecnici saranno impegnati ad analizzare l’enorme mole di dati acquisiti durante il volo del Booster 7 e della Ship 24. È possibile che dalle future analisi, SpaceX decida di apportare subito alcune modifiche ai prossimi prototipi, quindi sarà interessante seguire i lavori a Starbase nei prossimi giorni.
I prossimi prototipi di Super Heavy non monteranno HPU, ma useranno degli attuatori elettromeccanici.
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