SpaceX è tornata a lanciare i suoi satelliti Starlink in orbita, dopo una pausa durata 50 giorni. Durante questo periodo l’azienda è stata comunque molto attiva, portando a termine 9 missioni, tra queste anche una con l’uso del Falcon Heavy. L’assenza dei lanci Starlink quindi, è stata dovuta principalmente alla necessità di SpaceX di effettuare altre tipologie di missioni.
Per il 18 novembre però, era previsto il decollo di un Falcon 9 con a bordo 52 Starlink, ma a seguito di uno static fire test SpaceX ha deciso di tenere a terra il vettore. Attualmente quella missione non è ancora stata riprogrammata, segno che i problemi erano più gravi del previsto, e fortunatamente legati esclusivamente a quel Falcon 9.
Il nuovo lancio invece, è avvenuto alle 22:32 del 17 dicembre, dal complesso di lancio 39A del Kennedy Space Center. Gli Starlink portati in orbita sono 54, facendo salite il conto dei satelliti lanciati a quota 3610.
Con quest’ultima missione, classificata come Starlink-4.37, l’azienda di Musk ha raggiunto anche due importanti traguardi. SpaceX infatti è stata in grado di utilizzare con successo il primo stadio per ben 15 volte. Inoltre, la media dei giorni trascorsi tra un lancio e il successivo raggiunge quota 5,9, scendendo così per la prima volta sotto al valore di 6 giorni. Sale inoltre a 59 il numero totale di missioni completate nel 2022.
Liftoff! pic.twitter.com/nOImtbIbpr
— SpaceX (@SpaceX) December 17, 2022
Verso il primo lancio degli Starlink V2
Tra circa due mesi i satelliti appena lanciati raggiungeranno la loro orbita operativa, per fornire supporto all’intera rete. Nell’ultimo periodo molti utenti stanno sperimentando diversi disservizi e rallentamenti, e uno dei problemi è dovuto proprio alla congestione della rete. Su circa metà del territorio americano SpaceX ha interrotto la consegna dei kit di connessione perché le celle sono già occupate.
Oltre alla congestione, i disservizi sono dovuti anche a lavori sulle infrastrutture e sui protocolli di gestione del traffico dati. In questi giorni l’azienda ha iniziato a implementare il protocollo IPv6. Interruzioni di questo tipo vengono sperimentate in tutto il mondo, anche da chi, in questo periodo, sta effettuando la prova “gratuita”. In Italia infatti, SpaceX sta sperimentando una particolare strategia di marketing, offrendo a tutti la possibilità di testare Starlink al solo costo di 1€, prima del pagamento complessivo, che avviene dopo un mese di prova.
L’azienda di Musk però necessita degli Starlink V2, che grazie alle migliori prestazioni consentiranno di evitare i problemi legati alla congestione. I nuovi satelliti richiedono l’utilizzo di Starship per arrivare in orbita, ma parrebbe che SpaceX abbia trovato il modo di lanciarli anche con il Falcon 9.
Per fine mese infatti, è prevista una missione per portare in orbita una decina di Starlink V2. È possibile che questi vengano utilizzati solamente per effettuare dei test e collaudare la nuova struttura direttamente in orbita.
And B1058 completes its 15th landing!https://t.co/jMxc568KCx https://t.co/nl7zDu9uGN pic.twitter.com/DrLbtnhq8A
— Chris Bergin – NSF (@NASASpaceflight) December 17, 2022
Il traguardo dei 15 voli
Sembrava un traguardo irraggiungibile fino a pochi anni fa, ma ora SpaceX è riuscita a utilizzare con successo un singolo Falcon 9 per ben 15 volte. A compiere questa impresa è il primo stadio con numero di serie B1058, il cui primo lancio è avvenuto con Demo-2, a maggio 2020. Il B1058 ha poi permesso l’arrivo in orbita del satellite ANASIS-2 e della Cargo Dragon della spedizione CRS-21. Oltre a due lanci Transporter, questo booster ha completato ben 10 diverse missioni Starlink.
Il suo quindicesimo atterraggio è avvenuto sulla chiatta Just Read The Instructions, posizionata a circa 655 km di distanza dal pad. Ora però non sappiamo con precisione cosa accadrà a questo particolare Falcon 9.
SpaceX infatti aveva dichiarato che puntava a raggiungere i 15 lanci con un primo stadio, per poi ritirarlo e analizzarlo in maniera approfondita. È possibile quindi che ora il B1058 venga smantellato e la sua struttura studiata nel dettagliato, per comprenderne al meglio il comportamento. I dati ricavati dalle future analisi potrebbero permettere all’azienda di migliorare ulteriormente il Falcon 9, in modo che questo possa supportare un numero sempre maggiore di missioni. Difficilmente quindi vedremo nuovamente volare il B1058, l’unico booster sul quale era presente il logo della NASA per via del suo primo lancio.
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