Non accadeva dal giugno 2019 di sentire l’avviamento in contemporanea di 27 motori Merlin. SpaceX non utilizzava il Falcon Heavy da più di tre anni, principalmente per i ritardi e problemi dei vari clienti nella preparazione dei satelliti. Dopo questa lunga attesa, il vettore pesante dell’azienda di Musk è decollato per la quarta volta alle 14:41 italiane del 1 novembre, dal pad 39A del Kennedy Space Center.
È partito il vettore più potente attualmente disponibile sul mercato, con una missione che aveva l’obbiettivo di portare in orbita un carico per la Space Force, classificato come USSF-44, United States Space Force 44. Trattandosi di una missione della Space Force, non sono stati rivelati molti dettagli sul carico trasportato in orbita. È stato confermato però che a bordo c’erano diversi satelliti.
Il carico top secret
Il Falcon Heavy ha trasportato un carico con una massa di 3700 kg direttamente in orbita geosincrona. La missione aveva anche lo scopo di testare questa capacità del vettore, che permette ai satelliti di risparmiare carburante, in quanto non devono utilizzare il proprio sistema propulsivo per raggiungere l’orbita finale.
Del satellite principale della missione USSF-44 non si conosce nulla, ma ci sono alcuni dettagli invece sul carico secondario. Uno di questi è chiamato LDPE 2 (Long Duration Propulsive EELV Secondary Payload Adapter) e si tratta di un “rimorchiatore” utilizzato per trasportare altri piccoli satelliti.
Realizzato da Northrop Grumman, LDPE 2 è stato sviluppato in modo da essere integrato su diversi tipi di vettori, in modo che possano essere aggiunti altri carichi sopra o sotto di esso. LDPE 2 è in grado di trasportare fino a sei piccoli satelliti, ma per USSF-44 non abbiamo conferme sui suoi passeggeri. Sappiamo però che uno di questi piccoli satelliti è il TETRA-1, sviluppato da una sussidiaria di Boeing chiamata Millennium Space System. Il piccolo satellite servirà per collaudare diversi sistemi di navigazione per lo spazio.
A bordo del Falcon Heavy c’era anche un altro satellite di cui sappiamo il nome: Shepherd Demonstration, e che trasporterà dei piccoli satelliti della Space Force. Non sono disponibili altri dettagli.
Stando invece a documenti inviati alla Federal Communications Commission, con USSF-44 dovrebbero arrivare nello spazio anche altri due satelliti, i LINUS 1 e 2. L’acronimo sta per Lockheed Martin’s In-space Upgrade Satellite System e sono due piccoli Cubesat che serviranno a testare le manovre di avvicinamento ad altri satelliti in orbita geosincrona. Viaggeranno a bordo del LDPE 2, che li rilascerà dopo circa due mesi dalla partenza. Una volta in orbita, tenteranno delle manovre di avvicinamento, raggiungendo una distanza minima di 50 metri.
Il quarto volo del Falcon Heavy
Il ritorno in attività del Falcon Heavy è avvenuto con la missione numero 50 di SpaceX nel 2022. Sebbene sia soltanto il quarto lancio del Falcon Heavy, è la prima volta che vediamo il core centrale privo sia delle gambe di atterraggio che delle griglie utilizzate per le manovre di atterraggio. Questo perché non era previsto il suo recupero, poiché ha utilizzato tutto il carburante per fornire maggiore spinta al secondo stadio. Il core centrale è andata distrutto nell’Oceano Atlantico.
USSF-44 è finora una delle missioni più complesse supportate dall’azienda di Musk, proprio per le manovre che dovrà eseguire il secondo stadio. Dovendo rilasciare il carico direttamente in orbita geosincrona, questo deve effettuare diversi avviamenti del suo singolo motore Merlin, orbitando attorno alla Terra per circa sei ore.
Rimanendo così tanto nello spazio diventa complessa anche la gestione delle temperature del RP-1, lo speciale cherosene che alimenta il motore. La diminuzione della temperatura del combustibile lo porta a diventare molto più viscoso, rendendo più difficoltoso il suo afflusso al motore. Per mantenere una temperatura adeguata, il serbatoio di RP-1 è stato verniciato di grigio, in modo da assorbire una quantità di calore maggiore rispetto all’utilizzo della colorazione bianca.
I due booster laterali che hanno formato questo Falcon Heavy hanno eseguito le medesime manovre viste con i lanci precedenti. Separatisi dal core centrale, hanno utilizzato i propri motori per fare ritorno direttamente sulla terraferma, a circa 15 km da dove sono partiti. L’atterraggio sincronizzato è avvenuto sulle piattaforme LZ-1 e LZ-2 (Landing Zone) utilizzando solamente il motore centrale. Ora questi booster potranno essere riutilizzati sia per formare nuovamente un Falcon Heavy che singolarmente come Falcon 9.
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