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Curiosity raggiunge la Sulfate-Bearing Unit dopo un viaggio di due anni

Damiano Faro di Damiano Faro
Ottobre 22, 2022
in Esplorazione spaziale, NASA, News, Sistema solare
Vista della "Sulfate-Bearing Unit" osservata con la Mast Camera di Curiosity. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Vista della "Sulfate-Bearing Unit" osservata con la Mast Camera di Curiosity. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

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Dopo un viaggio iniziato circa due anni fa il rover della NASA Curiosity ha finalmente raggiunto una regione ricca di solfati a cinque chilometri di altezza sul monte Sharp, la “Sulfate-Bearing Unit”. Lo ha fatto dopo aver lasciato la “Clay-Bearing Unit”. Curiosity, rover simile a Perseverance e suo precursore, si trova su Marte dal 6 agosto 2012, e ha superato da poco i 10 anni di attività.

Attraverso lo studio di questa zona gli scienziati credono di poter aggiungere informazioni sul come e perché il clima del pianeta sia passato dall’essere simile a quello terrestre al deserto ghiacciato di oggi. Ciò sarà possibile grazie all’analisi di vari minerali, depositati da sorgenti di acqua liquida presenti in questa zona, come ruscelli e stagni, scomparsi circa tre miliardi di anni fa. Questi sono stati osservati sulla superficie dal Mars Reconnaissance Orbiter anni prima dell’arrivo di Curiosity.

Una volta in loco, il rover ha individuato vari segni di acqua liquida passata, come una vasta gamma di rocce e minerali ricercati, tra cui il solfato di magnesio (in particolare l’epsomite), il solfato di calcio e il cloruro di sodio.

La perforazione

Curiosity è provvisto di un trapano rotante a percussione all’estremità del suo braccio robotico per perforare le rocce e polverizzarne i campioni per poterli analizzare. Recentemente le condizioni dei freni che permettono al braccio robotico di stare fermo durante le attività di perforazione sono peggiorate, di conseguenza il team scientifico è arrivato alla conclusione che alcune rocce più dure potrebbero mettere a rischio la sicurezza del rover.

Per questo motivo la scelta della roccia da perforare, soprannominata “Canaima”, non è stata facile. Kathya Zamora-Garcia, la nuova project manager di Curiosity, ha spiegato che prima di ogni perforazione si spazza via la polvere dalla roccia e la si colpisce con il trapano per ricercare i segni che indicano quanto questa possa essere dura e difficile da perforare.

Una volta accertati che l’operazione potesse essere svolta in sicurezza, anche grazie al nuovo algoritmo di perforazione creato per ridurre al minimo l’uso delle percussioni del trapano e quindi sforzare meno il braccio robotico, Curiosity ha raccolto un campione da Canaima.

Immagine della perforazione eseguita sulla roccia Canaima scattata dalla Mast Camera, con dettaglio scattato dalla Mars Hand Lens Imager Camera. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Adesso gli scienziati analizzeranno il campione raccolto con due strumenti a bordo del rover, il “Chemical and Minerology Instrument” (CheMin) e il “Sample Analysis at Mars instrument” (SAM).

Il viaggio verso la “Sulfate-Bearing Unit”

Il viaggio di Curiosity per raggiungere questa zona geologicamente interessante non è stato facile. Il rover ha impiegato tutto il mese di agosto solo per attraversare il “Paraitepuy Pass”, un passaggio sabbioso che serpeggia tra le alte colline del monte Sharp, in particolare le colline “Bolìvar” e “Deepdale“.

Se le rocce taglienti del terreno marziano destano preoccupazione per le condizioni delle ruote, altrettanto fa la sabbia, dal momento che potrebbe provocare il blocco del rover a causa della perdita di trazione delle ruote. Inoltre, le colline non permettevano al rover di avere sempre il cielo libero, di conseguenza gli ingegneri addetti alla navigazione dovevano tener conto pure dell’orientamento di Curiosity, e in particolare delle sue antenne, per permettere una comunicazione quanto più continua possibile con la Terra e con le sonde in orbita marziana.

Vista del "Paraitepuy Pass", con a destra la collina "Bolivar" e a sinistra la collina "Deepdale". Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS
Vista del “Paraitepuy Pass”, con a destra la collina “Bolivar” e a sinistra la collina “Deepdale”. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Nonostante il percorso difficile appena affrontato, anche la nuova regione ha le sue insidie: a causa di un terreno più roccioso del normale, sarà difficile trovare un posto in cui tutte le ruote di Curiosity siano su una superficie stabile. Se questa condizione non fosse rispettata, gli ingegneri non potrebbero eseguire le operazioni di perforazione in sicurezza, rischiando urti con le rocce vicine.

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Tags: AcquaCuriositygeologiaMarte

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