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Gli esopianeti attorno ad una pulsar sono una rarità, ma sono i primi che abbiamo scoperto

Una recente ricerca ha dimostrato che la presenza di esopianeti attorno alle stelle pulsar è estremamente rara. I mondi scoperti in orbita a queste stelle sono completamente differenti da quelli del Sistema Solare, sia nell'orbita che nelle condizioni estreme in cui devono sopravvivere. I primi esopianeti scoperti nel 1992 sono però proprio di questo tipo.

Chiara De Piccoli di Chiara De Piccoli
Luglio 14, 2022
in Astronomia e astrofisica, Divulgazione, News, Scienza
Un render artistico del sistema PSR B1257+12 scoperto nel 1992, tre esopianeti attorno ad una pulsar

Un render artistico del sistema PSR B1257+12 scoperto nel 1992, tre esopianeti attorno ad una pulsar

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Il 9 Gennaio 1992 venne annunciata la scoperta di due esopianeti in orbita alla stella PSR B1257+12. Si tratta di una pulsar, un tipo di stella a neutroni che ruota rapidamente, caratterizzata da un forte campo magnetico dai cui poli vengono emessi raggi di segnale radio.

Sistemi planetari attorno a questo tipo di stelle sono incredibilmente rari. Un team di astronomi dell’Università di Manchester ha eseguito la più grande ricerca di esopianeti attorno a stelle pulsar mai condotta finora. Su circa 800 pulsar seguite negli ultimi 50 anni dal Jodrell Bank Observatory, solo lo 0,5% potrebbe ospitare pianeti con una massa simile a quella della Terra.

Esopianeti rari in condizioni esotiche

I risultati della ricerca condotta dal gruppo di Manchester rivelano 10 potenziali scoperte. I pianeti avrebbero masse fino a 100 volte quelle della Terra e un periodo orbitale tra i 20 giorni e i 17 anni. La più interessante è relativa alla pulsar PSR J2007+3120. Lo studio ha evidenziato la possibilità d’identificare almeno due pianeti attorno a questa stella, con masse poco più grandi della Terra e periodi orbitali tra i 1.9 e 3.5 anni.

Un’altra informazione ottenuta dall’analisi condotta riguarda le particolari condizioni in cui questi pianeti vivono. Infatti, diversamente dai pianeti del Sistema Solare, le orbite di questi probabili mondi sarebbero altamente ellittiche. Questa caratteristica indica che la loro formazione è completamente differente rispetto a quella della maggior parte degli esopianeti scoperti. Si tratta di un problema evidenziato anche dalle condizioni estremamente violente che caratterizzano la nascita e vita di questo tipo di stelle.

Iuliana Nițu, dottoranda dell’Università di Manchester e protagonista della ricerca, motiva così lo studio condotto:

“Le pulsar sono oggetti incredibilmente interessanti e esotici. Esattamente 30 anni da, i primi esopianeti furono scoperto attorno una pulsar, ma dobbiamo ancora capire come si siano formati e siano sopravvissuti a queste condizioni estreme. Scoprire quanto comuni sono e come appaiono è un passaggio cruciale verso questo.”

La scoperta del 1992

Le pulsar nascono dall’esplosione di una stella con una massa poche volte più grande del nostro Sole. Sono oggetti estremamente densi, riconoscibili dalle emissioni radio che fuoriescono dai poli del campo magnetico e raggiungono la Terra mentre ruotano velocemente su sé stesse.

La PSR B1257+12 è una pulsar millisecondo, situata a 2300 anni luce dal Sole nella costellazione della Vergine. Attorno ad essa, nel 1992 furono scoperti due esopianeti e successivamente un terzo nel 1994. La scoperta fu straordinaria non solo per essere la prima rilevazione di esopianeti ma anche perché non ci si aspettava di individuare dei mondi attorno ad una stella dalle condizioni estreme come le pulsar.

I primi due pianeti furono scoperti da Aleksander Wolszczan e Dale Frail. Il terzo arrivò in seguito a osservazioni eseguite per consolidare i risultati precedenti. Il processo che ha determinato la formazione e sopravvivenza di questi oggetti, e in generale degli esopianeti attorno alle pulsar, non è ancora noto. In questo caso in particolare i pianeti potrebbero essersi formati dai resti della supernova che ha dato vita alla stella a neutroni. Un’altra teoria riguarda la possibilità che i giganti gassosi in orbita attorno alla stella da cui deriva la pulsar siano sopravvissuti all’esplosione. Quest’ultima però li avrebbe spogliati dell’involucro gassoso che li caratterizzava, lasciando intatto il nucleo roccioso.

Questi scenari esotici testimoniano quanto sia difficile la formazione di un esopianeta attorno ad una pulsar. I risultati della ricerca di Nițu ne sono la prova. Continuando ad indagare questi panorami, gli scienziati potranno districare il filo aggrovigliato di misteri che nasconde l’Universo e illuminare finalmente la sua oscurità.

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Tags: AstrofisicaEsopianetipulsarScopertastelle a neutroni

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