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Fino a 40 satelliti Starlink deorbiteranno dopo una tempesta geomagnetica

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Febbraio 9, 2022
in Astronomia e astrofisica, News, Scienza, Space economy, SpaceX
Il Sole fotografato nel 2010 dal telescopio STEREO (Solar Terrestrial Relations Observatory) nella frequenza degli estremi Ultravioletti. Credits: NASA

Il Sole fotografato nel 2010 dal telescopio STEREO (Solar Terrestrial Relations Observatory) nella frequenza degli estremi Ultravioletti. Credits: NASA

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Il 3 febbraio SpaceX ha completato la missione Starlink-4.7, portando in orbita altri 49 satelliti della costellazione satellitare. Il giorno dopo, venerdì 4 febbraio, una tempesta solare ha investito la Terra, con particolari conseguenze proprio su questi satelliti. SpaceX ha annunciato ieri, 8 febbraio, che fino a 40 dei 49 satelliti Starlink sono già rientrati in atmosfera o stanno per farlo. Come mai è successo?

I lanci dei satelliti Starlink vengono effettuati in modo che il secondo stadio del Falcon 9 rilasci i satelliti a una quota di 210 km. Questa non è però quella definitiva dei satelliti, che in modo indipendente raggiungono la loro quota finale a 550 km. Questa operazione viene fatta con i motori elettrici di bordo, che data la poca potenza, impiegano alcune settimane per posizionare lo Starlink. Un’operazione che non è una caratteristica degli Starlink ma avviene anche per quasi tutti gli altri lanci. I satelliti OneWeb ad esempio, vengono rilasciati a una quota di circa 450 km, variabile a seconda del razzo utilizzato, e in due mesi raggiungono in autonomia l’orbita finale a 1200 km.

Questa modalità di rilascio nell’orbita finale viene seguita per diversi motivi. Per gli Starlink ciò viene fatto per garantire che se si verificassero dei problemi durante il rilascio o subito dopo, i satelliti siano in grado di rientrare in pochi giorni per l’attrito atmosferico. Questo è proprio quello che è avvenuto negli scorsi giorni in seguito alla tempesta solare.

Le conseguenze di una tempesta solare

Una tempesta solare si verifica quando dalla corona avviene un rilascio di particelle in quantità maggiore del previsto. Queste emissioni aumentano la densità del vento solare e quando ciò si verifica in direzione della Terra siamo colpiti da una tempesta solare. Questi fenomeni hanno importanti conseguenze sul campo magnetico terrestre, e in casi gravi interferiscono, fino a danneggiare fisicamente, i sistemi di comunicazione nello spazio.

Il brillamento solare del 2 aprile del 2021 registrato dal telescopio spaziale Solar and Heliospheric Observatory (SOHO). Credits: NASA.
Il brillamento solare del 2 aprile del 2021 registrato dal telescopio spaziale Solar and Heliospheric Observatory (SOHO). Credits: NASA.

La tempesta geomagnetica di venerdì, conseguenza della tempesta solare, non è stata particolarmente grave, ma uno degli aspetti spesso secondari di questi fenomeni ha colpito i satelliti di SpaceX proprio nel momento peggiore. Il vento solare, in particolare nello spettro ultravioletto, impattando con gli strati più alti dell’atmosfera ne causa un riscaldamento e di conseguenza un aumento della densità. Questo vuol dire che improvvisamente gli Starlink si sono trovati in una zona con una densità atmosferica maggiore. Trovandosi a una quota di poco superiore ai 200 km, la situazione non era quindi delle migliori.

La perdita dei satelliti

SpaceX ha comunicato di aver comandato agli Starlink di entrare in modalità di emergenza e di spostarsi “di taglio” rispetto alla direzione in cui orbitavano, in modo da ridurre al minimo l’attrito con l’atmosfera. Secondo i dati ottenuti, SpaceX ha affermato che la densità atmosferica è aumentata di circa il 50%.

La modifica dell’assetto non è quindi stata sufficiente e gli Starlink non sono riusciti a uscire dalla modalità di sicurezza. Infine SpaceX ha comunicato che dopo nemmeno una settimana dal lancio, fino a 40 dei 49 satelliti sono già rientrati in atmosfera o stanno per farlo. Il valore preciso lo sapremmo solo fra qualche giorno. Questo vuol dire che gli Starlink hanno progressivamente abbassato la loro orbita in conseguenza all’attrito, e che si sono completamente distrutti prima di arrivare al suolo, o lo stanno per fare. Non si sono quindi generati detriti spaziali, e questa è sicuramente una delle notizie importanti.

Questo incidente si è verificato per una coincidenza di eventi e non per difetti al design dei satelliti o per errori umani. Ai 49 satelliti bastava trovarsi poco più in alto per subire un attrito minore. In ogni caso avrebbero dovuto eseguire delle manovre correttive, come quasi sicuramente hanno fatto centinaia di altri satelliti in quei giorni. Tutto ciò ci fa però capire ancora quanto la strategia di SpaceX di produrre e lanciare migliaia di satelliti tutti uguali fra loro permetta di superare anche questi incidenti. La perdita di decine di Starlink sicuramente rallenterà un po’ la costruzione della costellazione, ma qualsiasi altra azienda avrebbe incontrato perdite decisamente più significative dalla distruzione di tutti questi satelliti.

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Tags: satellitiSoleSpaceXstarlinkTempesta solare

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