La missione di SpaceX denominata Starlink-4.6 è partita con successo dal complesso di lancio 39A. Tre ore e 2 minuti dopo la mezzanotte del 19 gennaio, il Falcon 9 ha avviato i 9 motori Merlin, portando in orbita il secondo stadio con a bordo 49 Starlink. Continua a crescere la megacostellazione, così come il numero di utenti attivi del servizio, nonostante i rallentamenti nella produzione dei kit di connessione.
L’azienda di Musk raggiunge così la quota di tre lanci nel 2022, un anno in cui probabilmente supererà il record del 2021 con 31 missioni effettuate. SpaceX quindi supera quota 2000 satelliti portati in orbita e grazie alle ultime informazioni possiamo fare un’analisi sullo stato della costellazione.
Gli Starlink in orbita
Grazie a un tweet di Elon Musk, è possibile fare un’analisi dei numeri di satelliti di SpaceX che hanno raggiunto l’orbita e che si trovano tuttora attorno alla Terra. Il fondatore di SpaceX ha dichiarato che gli Starlink attualmente operativi sono 1469. Tale numero indica i satelliti che si trovano alla quota di 550 km e in grado di trasmettere il segnale per la connessione a internet. SpaceX quindi, sembrerebbe non avere ancora a disposizione un numero di Starlink tale per garantire una prima copertura stabile.
Liftoff! pic.twitter.com/aZ2vu9BOba
— SpaceX (@SpaceX) January 19, 2022
Secondo le ultime dichiarazioni e quanto si può leggere nei documenti della Federal Communications Commission, il primo guscio orbitale deve essere formato da 1584 satelliti. Questo potrà garantire una prima stabilità alla rete, fornendo copertura soprattutto alle latitudini maggiori. Tale numero di satelliti operativi verrà raggiunto presto in quanto, sempre da Musk apprendiamo che 272 stanno viaggiando per raggiungere la loro posizione finale. A questi si devono aggiungere gli ultimi 49 appena arrivati in orbita.
Il programma di SpaceX prevede che la prima fase del progetto Starlink abbia 4408 satelliti operativi. In questo modo è garantita una copertura di connessione a internet accessibile in tutto il mondo. Nonostante l’azienda non sia arrivata ancora a metà della prima fase è però già al lavoro sui piani per il futuro. Una volta che ci saranno in orbita 4408 Starlink, serviranno altri satelliti a supporto della rete, per migliorare le prestazioni del servizio. SpaceX quindi già a partire da marzo, potrebbe iniziare a lanciare i primi Starlink di seconda generazione. Probabilmente questi verranno utilizzati per effettuare dei test, per poi essere lanciati con più frequenza successivamente. Inoltre per portarli in orbita SpaceX ha dichiarato che utilizzerà la Starship.
Che fine hanno fatto 250 satelliti ?
Gli Starlink mancanti all’appello non sono più operativi e la maggior parte di essi sono rientrati distruggendosi completamente. Come mai è accaduto? La risposta non è così semplice e bisogna tener conto di come opera SpaceX. Come accade con tutti i mezzi sviluppati, dai Falcon 9 alla Starship, l’azienda di Musk effettua test e analisi a ogni volo. Con i dati ricavati apporta modifiche ai propri mezzi per migliorarli, con un processo iterativo che difficilmente si vede in campo aerospaziale.
Tra gli Starlink non più in funzione ci sono anche i primi lanciati nel 2019, quasi tutti deorbitati e distrutti in modo da non lasciare detriti. Per prima cosa, l’azienda ha studiato nel corso delle missioni effettuate diversi profili di lancio. In questo modo ha potuto sperimentare l’orbita migliore alla quale rilasciare i satelliti, in modo che raggiungano la loro destinazione più velocemente e consumando meno carburante possibile.
Alcuni Starlink portati nello spazio inoltre, sono serviti per effettuare prove di manovre in orbita. Tali manovre comprendono il cambio di piani orbitali e l’abbassamento dell’orbita per effettuare dei rientri controllati. Questi satelliti infatti hanno una vita operativa di circa 5 anni. Successivamente deorbitano per essere sostituiti con modelli più recenti e dalle prestazioni migliori. Senza dichiarazioni ufficiali quindi, risulta molto difficili stabilire quali dei 250 Starlink non operativi abbiano avuto effettivamente malfunzionamenti e quali invece utilizzati per i test.
Musk ha concluso il suo tweet affermando che presto saranno operativi anche i primi Starlink dotati di connessione laser. Si tratta di un sistema di comunicazione tra satelliti che permetterà alla rete di far viaggiare le informazioni in modo più rapido. Ciò permetterà agli utenti di utilizzare un servizio con velocità di connessione ancora più elevate. In questi giorni diversi clienti del servizio hanno riscontrato alcuni disservizi, durati anche ore. È probabile che ciò sia dovuto proprio a una riconfigurazione della rete satellitare, per prepararla all’arrivo delle connessioni laser.
Sempre più confidenza con i decimi riutilizzi
Nonostante sia solo il terzo lancio dell’anno, si tratta della seconda volta in questo 2022 che SpaceX riesce a utilizzare un Falcon 9 per la decima volta consecutiva. Il booster che ha permesso l’arrivo in orbita degli Starlink è il B1060, utilizzato la prima volta a giugno 2020. In quell’occasione aveva trasportato il satellite GPS III SV03 per conto della Space Force. In soli 18 mesi quindi, SpaceX è riuscita a portare a termine dieci missioni con successo. Inoltre il B1060 è il quarto Falcon 9 che raggiunge un numero così elevato di voli. Ciò significa che SpaceX ha effettuato 40 missioni usando solamente quattro booster.
Falcon 9’s first stage has landed on the A Shortfall of Gravitas droneship pic.twitter.com/HxtyPBsvYp
— SpaceX (@SpaceX) January 19, 2022
Come avvenuto con il lancio precedente, il B1060 ha seguito una traiettoria diversa dal solito, procedendo in direzione sud est. Ciò sembrerebbe essere dovuto alle migliori condizioni meteorologiche nella zona del rientro, permettendo un recupero più facile e meno pericoloso del booster.
Il B1060 è atterrato senza problemi sulla chiatta A Shortfall Of Gravitas, situata a circa 654 km dal punto di partenza. Questo quarto atterraggio dimostra quanto SpaceX abbia acquisito una maggiore confidenza dei propri mezzi, riuscendo a riutilizzare velocemente anche dopo molti voli.
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