L’ultima missione di SpaceX con lo scopo di portare in orbita un carico di satelliti Starlink è avvenuta il 26 maggio. Con quel lancio l’azienda ha potuto completare il primo “guscio” ed iniziare a fornire una copertura globale, soprattutto alle latitudini maggiori. Gli Starlink portati in orbita dall’inizio della costruzione della costellazione sono in totale 1738, contando anche i 3 satelliti della missione Transporter-2 di fine giugno.
Tale numero però non rappresenta gli Starlink effettivamente in orbita, in quanto molti sono rientrati, distruggendosi completamente impattando contro l’atmosfera. Tra questi, quasi tutti i primi 60 Starlink lanciati a maggio del 2019, utilizzati per effettuare i primi test. Da allora il servizio ha iniziato a crescere e SpaceX ha avviato un programma di beta testing aperto a tutti. Attualmente sono oltre 90 mila gli utenti connessi tramite Starlink, dislocati in 12 diverse nazioni. Tale numero è destinato a crescere velocemente dato che SpaceX ha ricevuto più di mezzo milione di prenotazioni.
Lo sviluppo della costellazione è suddiviso in due fasi. La prima ha l’obbiettivo di portare in orbita 4,408 Starlink, quindi servono ancora diverse missioni prima di ultimarla. SpaceX però è già al lavoro per determinare i dettagli della Fase 2, che prevede di portare in orbita altri 30,000 satelliti.
La costruzione della Fase uno
Con il termine “guscio” si intende una superficie immaginaria che unisce tutti i diversi satelliti in orbita e SpaceX ne ha appena completato uno. Questo è composto da 1584 Starlink, suddivisi su 72 piani orbitali, ognuno con un’inclinazione di 53 gradi. Ciò significa che su ogni piano orbitale viaggiano 22 Starlink. I satelliti di questo primo guscio si trovano ad un’altezza di 550 km e gli ultimi lanciati devono ancora raggiungere la loro posizione finale. Il numero di Starlink arrivati in orbita è però maggiore di quelli previsti per questo primo guscio, probabilmente perchè alcuni sono utilizzati come elementi di riserva in caso qualcuno dovesse avere problemi. 13 satelliti invece, sono stati lanciati in orbita polare e quindi fanno parte di un guscio successivo che SpaceX presto inizierà a costruire.
Secondo gli accordi presi con la Federal Communications Commission (FCC), l’azienda deve ultimare la prima fase entro il 2027 per poter mantenere i permessi per l’utilizzo delle bande di frequenza. Entro quell’anno quindi, SpaceX dovrà avere attivi 4408 Starlink, sempre che questo numero non venga nuovamente modificato. La tabella seguente mostra i 5 gusci che l’azienda di Musk dovrà completare per la Fase uno. In blu sono indicati quelli ancora mancanti, in nero quello appena completato.
Piani orbitali | 72 | 72 | 36 | 6 | 4 |
Satelliti per piano orbitale | 22 | 22 | 20 | 58 | 43 |
Altitudine | 550 km | 540 km | 570 km | 560 km | 560 km |
Inclinazione | 53° | 53.2° | 70° | 97.6° | 97.6° |
I piani per la Fase due
Con 4408 satelliti in orbita, SpaceX potrà garantire un servizio stabile di connessione ad internet in ogni parte del mondo. Ciò però non è sufficiente affinché Starlink possa servire un numero sempre maggiore di persone. Questo perché più parabole si connettono ad un’unico satellite e più questo dovrà suddividere le proprie risorse tra i diversi utenti. Serve quindi un numero maggiore di Starlink affinché SpaceX possa garantire alte prestazioni ad ogni futuro abbonato. Per tale ragione il 29 luglio l’azienda ha mostrato alla FCC quali sono i loro piani per il futuro.
Con la nuova generazione di Starlink SpaceX sarà in grado di offrire prestazioni ancora migliori. Gli utenti potranno quindi sperimentare maggiori velocità sia in download che in upload ed una minore latenza. Attualmente la velocità media in download è di circa 130 Mbps, con picchi che superano i 400 Mbps. Per l’inizio della Fase due SpaceX si aspetta di poter utilizzare la Starship in modo da portare in orbita ben 400 Starlink alla volta. Con l’entrata in servizio del nuovo razzo potrebbero completare anche la Fase due entro il 2027. Inoltre Musk ha dichiarato che Starship potrebbe rilasciare gli Starlink più vicino alla loro orbita di destinazione, velocizzando così il loro dispiegamento.
Altitudine [km] | Inclinazione [Deg] | Piani orbitali | Tempo di decadimento [anni] | Satelliti totali |
535 | 33 | 28 | 1.46 | 3360 |
530 | 43 | 28 | 1.37 | 3360 |
525 | 53 | 28 | 1.29 | 3360 |
360 | 96.9 | 30 | 0.06 | 3600 |
350 | 38 | 48 | 0.04 | 5280 |
345 | 46 | 48 | 0.04 | 5280 |
340 | 53 | 48 | 0.04 | 5280 |
604 | 148 | 12 | 2.78 | 144 |
614 | 115.7 | 18 | 3.43 | 324 |
Nella tabella che trovate qui sopra si può vedere la suddivisione dei diversi gusci, per un totale di 29,988 Starlink. Questa è la configurazione primaria che SpaceX ha intenzione di sviluppare, ma l’azienda ne sta prendendo in considerazione anche un’altra, con 29,996 satelliti.
Per garantire un servizio migliore, l’azienda non ha intenzione di aumentare solamente il numero di Starlink ma anche di ottimizzarli insieme ai gateway. SpaceX è già al lavoro per sviluppare una connessione laser tra satelliti, in modo che questi possano comunicare tra loro. Ciò permetterà velocità maggiori oltre a poter sfruttare la connessione anche in aree lontane dai gateway. Anche queste stazioni di terra verrano potenziate, in modo da collegarsi ad un numero maggiore di satelliti.
Traffico in orbita
Avere molti elementi in orbita comporta però un maggiore rischio che ci siano collisioni. Anche per questo motivo SpaceX ha fornito alla FCC una stima delle probabilità che gli Starlink si scontrino con detriti o altri satelliti. Tali stime si riferiscono anche alla fase di rientro passivo, ovvero quando i satelliti rientrano in atmosfera, dato che non potrebbero più essere in grado di utilizzare il proprio motore per le manovre. Durante tale fase, l’altezza del satellite diminuisce sempre di più, fino ad impattare contro l’atmosfera per poi distruggersi.
Le probabilità di collisione vanno da 1,99 x 10⁻³ fino a 2,16 x 10⁻⁶. Gli Starlink sono dotati di un sistema anti collisione autonomo che viene attivato quando la probabilità di impatto è maggiore di 1×10⁻⁵. L’attivazione avviene 12 ore prima del possibile impatto. SpaceX è inoltre in contatto con il 18th Space Control Squadron (18 SPCS) della Space Force e collabora con l’azienda LeoLabs per monitorare al meglio satelliti e detriti, in modo da evitare eventi catastrofici.
Un numero elevato di satelliti in orbita potrebbe creare anche dei disagi alle osservazioni astronomiche. SpaceX è in contatto con diversi dipartimenti di astrofisica per studiare soluzioni che non vadano ad impattare sugli studi scientifici. Tale problematica riguarda anche molti altri satelliti, soprattutto quelli che si trovano ad altezze maggiori, in quanto rimangono visibili per più tempo. Ne è un esempio l’immagine che potete vedere qui sopra, che risale a dicembre 2019. Le strisce luminose sono dovute al passaggio di diversi satelliti che non sono Starlink.
Esistono però determinati software che sono in grado di rimuovere tali strisce ed ottenere immagini più pulite. Questi sono utilizzati da parecchi anni, anche con immagini provenienti dai telescopi spaziali, che vengono “sporcate” anche da asteroidi. Il passo successivo sarà migliorare e rendere sempre più potenti anche questi software.
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