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Pronta la missione di rifornimento CRS-23. A bordo esperimenti ed un nuovo braccio robotico

La missione CRS-23 partirà a bordo di un Falcon 9 dal pad 39 del Kennedy Space Center il 28 agosto. Porterà con sè rifornimenti alla ISS ed in particolare una grande quantità di esperimenti scientifici e materiali utili.

Francesco Durante di Francesco Durante
Agosto 19, 2021
in Agenzie Spaziali, Esplorazione spaziale, ISS, NASA, News, Prossimo lancio SpaceX, SpaceX
La capsula Dragon della precedente missione CRS-22 sulla cima del Falcon 9. Credits: SpaceX

La capsula Dragon della precedente missione CRS-22 sulla cima del Falcon 9. Credits: SpaceX

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SpaceX è pronta al lancio di una nuova capsula Dragon Cargo per rifornire la Stazione Spaziale Internazionale. La missione denominata CRS-23 partirà il giorno 28 agosto dal Lunch Complex 39A del Kennedy Space Center e porterà con sè numerosi esperimenti scientifici della NASA, rifornimenti per gli astronauti ed un nuovo braccio robotico per i test. A bordo della capsula ci sarà una grande quantità di materiali tra cui anche compositi in vetroresina e sostanze in grado di offrire protezione dalle radiazioni. Queste verranno testate per comprendere il modo in cui risponderanno alle aspre condizioni dello spazio. Ma andiamo a vedere un po’ più nello specifico gli esperimenti più interessanti a bordo della missione CRS-23.

Reducing Arthritis Dependent Inflammation First Phase

Uno dei più importanti esperimenti a bordo della capsula Dragon è il RADMI FP. Si tratta di uno studio per valutare come la microgravità e le radiazioni spaziali influenzino la formazione del tessuto osseo. In particolare, esamina i potenziali effetti protettivi del biocollagene e dei metaboliti bioattivi (come gli antiossidanti) durante il volo spaziale. La fonte dei metaboliti? Prevalentemente estratti vegetali prodotti come scarti nella produzione del vino. I risultati delle indagini possono condurre ad applicazioni cliniche e a suggerire ulteriori ricerche sullo sviluppo di farmaci volti a ridurre gli effetti dell’artrite.

Durante la loro permanenza nello spazio, gli astronauti stessi mostrano una perdita di densità minerale ossea nella colonna lombare, nel bacino e nel femore. I ricercatori ritengono che la mancanza di gravità sia il principale responsabile del fenomeno, molto più delle radiazioni. Al fine di prevenire le malattie ossee nelle future missioni spaziali, gli esperimenti attuali per lo sviluppo di contromisure efficaci sono importantissimi.

MISSE-15

“Materials International Space Station Experiment” è una serie di test per analizzare l’effetto delle condizioni in orbita terrestre bassa sulle prestazioni e la durata dei materiali. MISSE-15 proviene dai centri di ricerca della NASA e con ogni missione di questo tipo testa nuovi materiali o loro configurazioni. Include test su cemento, componenti di veicoli spaziali, compositi in vetroresina, materiali per la protezione dalle radiazioni e molto altro. Un aspetto molto interessante di questa serie di esperimenti è rappresentato dal “Validating In-Space Assembly of Solar Cells”.

Si tratta di un primo tentativo di testare la durabilità a lungo termine di una nuova cella solare a film sottile. Verrà quindi determinato l’effetto dell’ambiente spaziale sulle protezioni termiche e valutata la resistenza dei materiali di rivestimento. Ciò sarà molto utile per i veicoli spaziali di nuova generazione e per gli scudi termici di cui disporranno. Sarà inoltre importante per le tute spaziali future, per migliorare sempre più la resistenza alle radiazioni.

La piattaforma Materials ISS Experiment Flight Facility (MISSE-FF) posta all'esterno della ISS. Credits: NASA
La piattaforma Materials ISS Experiment Flight Facility (MISSE-FF) posta all’esterno della ISS. Credits: NASA

DLR-EAC Retinal Diagnostics Study

Il Retinal Diagnostics è un esperimento che utilizza una lente oftalmologica, approvata per uso clinico di routine con dispositivi mobili, in grado di acquisire immagini della retina umana nello spazio. Le immagini servono proprio a testare i modelli di rilevamento delle patologie legate alla retina molto comuni tra gli astronauti. La patologia in questione ha un nome preciso ovvero SANS (Spaceflight Associated Neuro-ocular Syndrome). I dispositivi da testare potranno sostituire i vecchi, attualmente utilizzati sulla ISS, offrendo vantaggi in termini di dimensioni, peso e capacità diagnostica.

Per i voli spaziali di lunga durata, i ricercatori stanno tentando di migliorare i sistemi di raccolta dati. In secondo luogo, cercano di migliorare il monitoraggio dei parametri fisiologici degli astronauti in modo meno invasivo possibile. In missioni di lunga durata l’autodiagnosi sarà infatti una pratica comune e spesso l’unica soluzione. Sulla Terra, questo esperimento potrebbe fornire la capacità di supportare pazienti e medici in regioni remote o in via di sviluppo.

Nanoracks-GITAI S1 Robotic Arm

Come citato inizialmente, a bordo della Cargo Dragon troveremo anche un nuovo braccio robotico. Il GITAI S1 Robotic Arm Tech Demo dimosterà la versatilità e la mobilità in condizioni di microgravità. Si tratta di un robot progettato da GITAI Japan Inc. che svolgerà attività e compiti comuni dell’equipaggio tramite autonomia supervisionata e teleoperazioni da terra. Le operazioni robotiche potrebbero ridurre il costo delle operazioni dei veicoli spaziali. Inoltre, migliorerebbero considerevolmente la sicurezza assumendo compiti e rischi di cui verrebbero privati gli astronauti.

Il payload è composto da 4 elementi: in particolare troviamo un braccio robotico a 8 gradi di libertà con una pinza finale, un Power Control Unit che gli fornisce alimentazione; ci sarà poi una “Task Board” con molteplici attività di solito comuni per un’astronauta, come premere pulsanti, attivare interrutori ecc. Il sistema sarà dotato anche di varie strutture, combinate per assomigliare ad un pannello solare assemblato nello spazio o un’antenna RF. L’esperimento di gestione del braccio GITAI S1 sarà condotto all’interno del modulo pressurizzato Bishop, il primo elemento interamente commerciale della ISS.

GITAI S1
Configurazione completa del braccio robotico GITAI S1 all’interno del mock-up del modulo Bishop. Credits. GITAI Japan Inc.

APEX-08

Advanced Plant EXperiment-08 ha il preciso compito di studiare lo stress accumulato dalle piante in crescita in condizioni di microgravità. In particolare, i composti noti come poliammine contribuiscono alla mitigazione di tale stress sulle piante della Terra. Le piante coltivate in microgravità mostrano prove di stress e cambiamenti di espressione genica come risposta. Pertanto, il test esaminerà il ruolo dei composti nelle risposte delle piante alla microgravità ed in particolare nell’Arabidopsis Thaliana. I risultati potrebbero fornire informazioni sui meccanismi utilizzati dalle piante per modulare i livelli di stress in microgravità. Questi esperimenti sono fondamentali sia per la ricerca spaziale che per la vita sulla Terra. Nel primo caso, potrebbero ulteriormente aiutare l’uomo a sostenere missioni a lungo termine; per quanto concerne la Terra, la conseguenza diretta potrebbe essere un miglioramento del settore di agricoltura ed orticoltura.

Immagine di semi con nove diversi genotipi in crescita nella camera VEGGIE della ISS. Credits: NASA
Immagine di semi con nove diversi genotipi in crescita nella camera VEGGIE della ISS. Credits: NASA

Faraday-NICE

Ultimo in questa lista di esperimenti a bordo della missione CRS-23 è il Faraday-NICE. Il “Nanofluidic Implant Communication Experimet (NICE)” testerà un sistema di somministrazione di farmaci impiantabile. Esso consente un rilascio di farmaci controllato a distanza somministrando dosaggi precisi e per lunghi periodi di tempo. In questo modo, permetterà una riduzione di costi e spreco di tempo da parte dell’equipaggio. Si tratta di una potenziale risorsa per migliorare la ricerca sui roditori nello spazio. Questo dispositivo impiantabile potrebbe ancora consentire ai medici sulla Terra di fornire trattamento a distanza in maniera poco invasiva.

Come per ogni esperimento presente sulla Cargo Dragon, anche questo ha un duplice effetto sulla sostenibilità nello spazio e sulla Terra. Il comune denominatore di tutti i test visti fino ad ora è proprio il miglioramento delle condizioni dell’uomo, che egli sia nello spazio o sulla Terra, indifferentemente.

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