A 35 anni luce dalla Terra si trova la stella L 98-59, da cui prende il nome anche il sistema planetario in orbita attorno ad essa. I primi tre pianeti furono scoperti nel 2019 grazie a TESS (Transiting Exoplanets Survey Satellite), ma nuove osservazioni hanno svelato la presenza di altri membri della famiglia. E non solo! Sfruttando infatti gli strumenti di cui è dotato il Very Large Telescope, gli astronomi hanno ricavato importanti informazioni sulla massa e le dimensioni dei tre esopianeti ormai noti. Risalta agli occhi uno in particolare: possiede metà della massa di Venere e conquista il titolo di pianeta più leggero mai misurato con la tecnica delle velocità radiali. Un passo avanti nell’analisi della massa di piccoli pianeti esterni al nostro Sistema Solare.
ESPRESSO svela un mondo leggero
Il secondo pianeta del Sistema Solare, Venere, è caratterizzato da una massa di 4,867 x 10^(24) Kg. Pesa il doppio rispetto all’esopianeta più interno del sistema L 98-59, la cui massa è stata rilevata da ESPRESSO (Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations).
Incorporato nel Very Large Telescope (VLT) del Cile, ESPRESSO è uno spettrografo. Il suo obbiettivo primario è di eseguire misurazioni ad alta precisione della velocità radiale delle stelle, per svelare la presenza di pianeti rocciosi in orbita attorno ad esse. L’attrazione gravitazionale reciproca tra i due corpi determina uno spostamento dello spettro della stella che può essere rivelato grazie a strumenti molto sensibili. ESPRESSO è in grado di cogliere un movimento della stella fino a circa 0,35 km/h, equivalente al passo di una lumaca! Questi spostamenti sono associati a pianeti di massa terrestre localizzati nella zona abitabile di una stella.
Per L 98-59, ESPRESSO non si è limitato solo a scovare nuovi pianeti. E’ stato infatti lo strumento chiave per ottenere misure della massa e delle dimensioni di quelli già noti nel sistema.
“Senza la precisione e la stabilità fornite da ESPRESSO questa misurazione non sarebbe stata possibile. Questo è un passo avanti nella nostra capacità di misurare la massa dei pianeti più piccoli al di là del Sistema Solare.”
Così ha commentato Marìa Rosa Zapatero Osorio, astronoma del centro di astrobiologia di Madrid e autrice dello studio pubblicato.
Un sistema planetario di pianeti rocciosi
Alla terna di pianeti rocciosi di L 98-59, si aggiungono due nuovi membri. Tra i mondi scoperti, uno si troverebbe nella giusta posizione per conservare l’acqua in forma liquida sulla superficie. La cosiddetta zona abitabile definisce infatti la distanza alla quale l’acqua sopravvive al calore della stella, senza evaporare o ghiacciare.
I pianeti più vicini a L 98-59 sono probabilmente asciutti. Il terzo invece è composto per un terzo della sua massa da acqua: un mondo oceanico. La notizia più esilarante però riguarda proprio l’ultimo della fila: la sua esistenza è ancora da accertare, ma gli indizi sulla sua presenza nella zona abitabile non mancano. Se così fosse, rappresenterebbe un pianeta potenzialmente abitabile in cui è possibile scorgere delle tracce biologiche.
In attesa del JWST
La ricerca della vita su un esopianeta è instancabile e, a passi sempre più rapidi, la scienza sta fornendo tutti gli strumenti indispensabili per scovarla. Lo studio dell’atmosfera dei pianeti extrasolari della zona abitabile è un tassello fondamentale per individuare tracce di vita biologica.
Il tanto atteso telescopio spaziale James Webb contribuirà a questa ricerca insieme all’ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, in funzione dal 2027. L’equipe che si occupa del sistema L 98-59 si augura di poter sfruttare questi strumenti all’avanguardia nella speranza di scovare anche una piccola traccia di ciò che noi chiamiamo vita.
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