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Scoperta una seconda atmosfera per l’esopianeta GJ 1132 b

GJ 1132 b ha perso il suo involucro gassoso originale, ma Hubble rivela una nuova atmosfera, formata dall'attività vulcanica del pianeta.

Chiara De Piccoli di Chiara De Piccoli
Marzo 13, 2021
in Astronomia e astrofisica, Divulgazione, News, Scienza
Esopianeta seconda atmosfera

Rappresentazione artistica dell'esopianeta GJ 1132 b, distante 41 anni luce dalla Terra. Credits: NASA, ESA, and R. Hurt (IPAC/Caltech)

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A 41 anni luce da noi, il pianeta GJ 1132 b sta rigenerando la sua atmosfera dopo che le intense radiazioni stellari lo hanno spogliato del suo involucro gassoso originale. Le osservazioni di Hubble hanno rivelato un processo mai visto prima: l’attività vulcanica del pianeta sta costruendo un’atmosfera secondaria. É la prima volta che si osserva questo fenomeno in un pianeta fortemente irradiato. Il nuovo strato gassoso è altamente tossico, formato da idrogeno molecolare, acido cianidrico, metano e nebbia di aerosol. Gli scienziati ritengono che l’idrogeno presente, costituente originale della prima atmosfera insieme all’elio, sia rimasto intrappolato nel mantello del pianeta. L’attività vulcanica ora lo sta liberando lentamente, permettendo la creazione di questa seconda atmosfera. 

Oltre l’atmosfera di un sub-nettuniano

In orbita attorno alla giovane e calda nana rossa Gliese 1132, questo pianeta presenta delle somiglianze impressionanti con la Terra. Stessa età, stessa densità, stesse dimensioni. Ma la loro origine è completamente diversa. Gliese 1132 b è infatti un pianeta sub-nettuniano, di cui oggi osserviamo solamente il nucleo roccioso. Le radiazioni della stella ospitante hanno dissolto il suo involucro gassoso, lasciandolo privo di un’atmosfera. O almeno così si credeva. L’orbita del pianeta è estremamente ravvicinata alla sua stella: il suo periodo di rivoluzione è di circa 1.6 giorni. Questo implica importanti interazioni gravitazionali, che gli hanno permesso di rigenerare ciò che la stella gli ha rubato.

Il satellite gioivano Io.
Il satellite gioivano Io fotografato dalla sonda Galileo. Credits: NASA.

Il riscaldamento mareale

“La domanda è: cosa mantiene il mantello abbastanza caldo da rimanere liquido e alimentare il vulcanismo?” chiede Mark Swain del Jet Propulsion Laboratory, autore principale della ricerca. La posizione ravvicinata di GJ 1132 b rispetto alla sua stella, implica delle forze di marea non indifferenti, favorendo il fenomeno del riscaldamento mareale. Questo processo avviene quando il pianeta viene ripetutamente schiacciato e allungato dall’attrazione gravitazionale dei corpi celesti che lo circondano, in questo caso la stella ospite e un pianeta vicino. Di conseguenza, il mantello rimane liquido e caldo. Le Lune di Giove sono soggette allo stesso fenomeno, in particolare Io, caratterizzato da una forte attività vulcanica. I ricercatori teorizzano che il magma fuoriesce dalla crosta, incrinata a seguito delle forze mareali che agiscono sull’esopianeta, rilasciando i gas della nuova atmosfera.

Grazie al telescopio spaziale James Webb saremo in grado di osservare la superficie del pianeta e confermare questa teoria. Potremmo osservare l’attività geologica del pianeta e comprendere a fondo la formazione di un’atmosfera. Corpi simili a GJ 1132 b, investiti dalle forti radiazioni della stella ospite, potrebbero svelare interessanti processi finora non considerati, dimostrando che nulla nell’Universo è noioso, ma deve solo essere ancora compreso.

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Tags: AtmosferaesopianetaHubble

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