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Rocket Lab recupererà il booster dell’Electron nella prossima missione

Rocket Lab annuncia di voler recuperare il booster dell'Electron nel corso della prossima missione prevista per il mese di maggio. La missione si chiamerà "Running out of Toes" e costituirà il ventesimo lancio da parte della compagnia aerospaziale.

Francesco Durante di Francesco Durante
Aprile 14, 2021
in Agenzie Spaziali, News, Rocket Lab
Electron

Lift-off per il razzo Electron ed i suoi nove motori Rutherford. Credits. Andrew Burns e Simon Moffatt

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Rocket Lab eseguirà un nuovo tentativo di recupero del primo stadio dell’Electron, questa volta con gli insegnamenti ottenuti dal precedente recupero, avvenuto durante la missione “Return to Sender”. L’obiettivo di Rocket Lab è quindi replicare il rientro del booster di Electron, ma rallentandolo ancora di più. Il tutto sarà possiile apportando delle modifiche in base agli studi condotti sul rientro della precedente missione. Il lancio è programmato per maggio e “Running out of Toes” consacrerà Rocket Lab quale prima compagnia a recuperare il primo stadio di un razzo della classe dei piccoli lanciatori.

Una discesa impegnativa

La fase di discesa del primo stadio del razzo Electron è a dir poco incandescente. Stiamo parlando di un rientro che avviene a Mach 8, con l’aria attorno al booster che raggiunge una temperatura di più di 2400 °C. Visivamente, si crea quel classico alone rossiccio proprio del plasma incandescente che si genera attorno ai motori dell’Electron. I nove motori Rutherford hanno il gravoso compito di impattare per primi l’atmosfera terrestre e resistere all’intenso calore generato. Per reggere le gravose temperature, il vettore è avvolto da uno scudo termico che protegge i motori “dirottando” il flusso di plasma generato lontano dal booster.

Electron chute
Apertura del paracadute frenante dell’Electron prima dello spalshdown nell’oceano. Credits. Rocket Lab

Dopo l’ingresso in atmosfera, il primo stadio dispiega un paracadute di frenata, primo ad aprirsi poichè in grado di dare il primo importante “strattone” all’Electron. In questo modo, lo aiuta a rallentare quanto più velocemente possibile così da prepararlo alla seconda fase della frenata. Dato che la discesa inizia a più di 2700 m/s, il primo paracadute ha un ruolo fondamentale affinchè lo stadio si trovi a velocità subsonica prima dell’apertura del secondo. Un secondo paracadute, questa volta circolare, si apre per accompagnare il razzo verso uno splashdown che a quel punto risulta “dolce” nell’oceano. Infine, una nave di proprietà di Rocket Lab recupera il primo stadio nella zona di splashdown, a circa 650 km dal Launche Complex 1. Il booster viene poi condotto nel Rocket Lab’s Production Complex per un’ispezione, come avvenuto nel lancio del 20 novembre 2020.

Rocket Lab: “repetita iuvant”

La missione “Running out of Toes” si servirà dei dati ottenuti da “Return to Sender“, primo lancio in cui è stato recuperato il primo stadio dell’Electron. Infatti, Rocket Lab ha programmato a suo tempo ben 3 missioni con “splashdown recovery” nell’oceano. Quella in programma per maggio 2021 sarà la ventesima per Rocket Lab ed il suo vettore Electron. Il piccolo lanciatore partirà dal Launch Complex 1 in Nuova Zelanda e porterà con sè due mini-satelliti della costellazione BlackSky per la geo-informazione. Nell’occasione, Rocket Lab metterà nuovamente alla prova il complesso sistema di paracadute per la frenata ed il recupero del booster nell’oceano.

Electron locks chute
Focus sugli ancoraggi che contrasteranno la forza sprigionata dall’apertura del paracadute per la prossima missione. Credits. Peter Back

Ma la compagnia ha già in mente il prossimo step: il recupero del booster dell’Electron in volo. Non va dimenticato, infatti, che a “Running Out of Toes” seguirà in futuro la fase finale del programma di recupero dei booster. Tale fase prevede il recupero dell’Electron a “mezz’aria“, utilizzando un elicottero per catturarlo e condurlo direttamente al Rocket Lab’s Production Complex. Il recupero del booster sta per diventare consuetudine anche in casa Rocket Lab ma a modo loro, con la “stravaganza” che li contraddistingue a partire dai nomi delle missioni.

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Tags: ElectronNewsRecuperoRocket Lab

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