Northrop Grumman e Intelsat hanno completato con successo il docking della seconda Mission Extension Vehicle-2 (MEV-2). Si tratta di un traguardo importante per questo tipo di tecnologia, che conferma per la seconda volta la fattibilità dell’in orbit servicing. Il MEV-2 è infatti un veicolo di rifornimento e aggiornamento, che eseguendo il docking con un altro satellite, ne allunga la vita operativa, evitando che quel satellite diventi un rifiuto spaziale quando è ancora funzionante, ma senza propellente.
MEV-2 ha attraccato il satellite Intelsat 10-02 (IS-10-02) alle 19.34 (orario italiano) del 12 aprile. Questo satellite è attualmente usato per telecomunicazioni, in particolare per la televisione satellitare. Il 10-02 copre l’Europa, il medioriente, l’Africa del Nord e il Sud America.
MEV-2
Il satellite di Northrop Grumman è attraccato a quello di Intelsat in orbita geostazionaria, cioè a circa 36000 km dalla Terra. Anche per questo motivo si tratta di una manovra particolarmente delicata e innovativa. Si tratta infatti solamente della seconda volta che due satelliti attraccano in questa particolare orbita. A questa quota si trovano molti satelliti di telecomunicazioni, di osservazione terrestre e di copertura internet. In orbita geostazionaria un satellite impiega infatti 24 ore per eseguire un’orbita, il che vuol dire che sorvola sempre la stessa zona del pianeta.
Quando, a febbraio 2020, venne eseguito il docking della missione MEV-1, i due satelliti vennero spostati su un orbita 400 km più alta, in modo che se si fossero scontrati, non avrebbero sporcato una zona più utile. Questa volta, durante MEV-2 il docking è avvenuto direttamente nell’orbita operativa del satellite di Intelsat. Già da marzo i due mezzi hanno eseguito approcci di avvicinamento per calibrare i vari sensori. Poi il docking è stato tentato per tutto Aprile.
L’importanza dell’In Orbit Servicing
Il dispositivo di Northrop Grumman fornirà al satellite di Intelsat altri cinque anni di vita operativa. Al termine di questo periodo, la sua missione non sarà finita, dato che avrà la possibilità di raggiungere un altro satellite per fornire lo stesso servizio. Prolungare al massimo la vita dei satelliti è uno dei metodi con cui possiamo ridurre la produzione di rifiuti spaziali. Per l’orbita geostazionaria questo è ancora più importante.
Un satellite a questa quota non può infatti ritornare sulla Terra, bruciando in atmosfera. I satelliti dismessi sono per questo motivo spostati su un orbita di parcheggio, poco più alta o più bassa, a seconda dei casi. Allungare la vita operativa di questi satelliti vuol dire di conseguenza lanciare meno satelliti, con un risparmio per le aziende che li gestiscono e minor produzione di rifiuti.
Nei prossimi anni questa attività è destinata ad espandersi molto, non solo con il rifornimento di propellente, ma anche con satelliti che effettuano delle vere e proprie operazioni di riparazione di altri satelliti. Quando queste attività si faranno anche in orbita terrestre bassa, sarà allora una grande svolta per il problema della produzione di rifiuti spaziali. La maggior parte di questi, si creano infatti dopo la rottura di satelliti vecchi e non più inutilizzati.
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