Con una superficie grande 1/3 di quella italiana, 50 milioni di abitanti ed una storia molto particolare, la Corea del Sud sta compiendo ora i primi passi della sua conquista dello spazio. Una “conquista” necessaria e resa possibile solo grazie all’eccellente livello di sviluppo tecnologico e industriale che il paese ha raggiunto nel corso di decenni.
Per meglio capire le motivazioni che muovono la Corea del Sud verso lo spazio è bene fare un piccolo passo indietro di natura storica, per arrivare all’imprescindibile alleanza tra la nazione coreana e il suo principale partner, gli Stati Uniti. Questi ultimi, come vedremo, sono infatti un attore direttamente e indirettamente molto presente nelle attività spaziali della Corea del Sud.
L’alleanza tra due paesi
La Corea del Sud è una nazione formalmente in guerra dal 1950 con la Corea del Nord. Per quanto l’armistizio del 1953 abbia creato oltre sessant’anni di effettiva pace, permane comunque la necessità delle due Coree di restare vigili e pronte. Uno dei risultati di questo peculiare sviluppo storico, ha portato la Corea del Sud ad essere uno degli stati meglio armati al mondo. Questo fatto nasce soprattutto dalla convergenza di interessi con gli Stati Uniti, in ottica anti sovietica prima, e anti cinese oggi. Infatti, per la Cina, la Corea del Nord è un importante stato “cuscinetto”, che separa il colosso asiatico dal mondo “occidentale” rappresentato da Corea del Sud e Giappone.
Un Giappone i cui rapporti con le due coree sono molto delicati, principalmente per la dominazione del Paese del Sol Levante, avvenuta nella prima metà del Novecento. Approfondire tali tensioni è un aspetto di grande rilevanza che tuttavia è impossibile trattare in una rubrica dedicata allo spazio, pertanto consigliamo uno spunto introduttivo alle complesse relazioni tra questi paesi asiatici. L’alleanza tra Corea del Sud e Stati Uniti è quindi, prima di tutto, un’alleanza fondata sulle forze militari. La natura di questa alleanza si ravvisa per esempio nella presenza in Corea del Sud, della più grande base militare americana al di fuori dei confini statunitensi. Nel settore aerospaziale c’è stato un evento recente che compete i due paesi, ossia il lancio di ANASIS-II.
Tale satellite è dedicato alle comunicazioni militari ed è stato ordinato dalla Corea del Sud al colosso della difesa americano Lockheed Martin, insieme a 40 F-35. Una volta completato, ANASIS-II è stato lanciato da SpaceX nel corso del 2020.
“Nuri”, un accesso indipendente allo spazio
Lo sviluppo delle attività spaziali sudcoreane è coordinato dalla KARI (Korea Aerospace Research Institute) che è stata fondata nel 1989. Nel budget del 2021 ( di 553.1 milioni di dollari) circa il 30% verrà speso nello sviluppo di un lanciatore noto come KSLV-II o “Nuri” che in coreano significa mondo.
Nuri è il successore del primo lanciatore sviluppato in Corea, ossia KSLV-I, noto anche come “Naro”, nome dell’omonima zona che ospita l’unico spazioporto coreano. Progettato per piccoli carichi, la breve storia di KLSV-I è stata segnata da tre lanci di cui solo l’ultimo di successo. Peculiarità di tale vettore è il primo stadio, ossia una versione modificata del URM impiegato per i lanciatori russi Angara.
La dipendenza dai russi nella fornitura del primo stadio del Naro è la causa della nascita di Nuri, un vettore totalmente sviluppato e costruito in Corea del Sud. Nuri è comunque un’evoluzione del precedente vettore, e avrà una capacità di 1.5 tonnellate in orbita bassa terrestre (600-800km). Concepito come un lanciatore a tre stadi, una delle più grandi sfide per gli ingegneri coreani sono stati i motori KRE-075 del primo e secondo stadio. In totale, la KARI prevede di effettuare 200 accensioni di test per la versione utilizzata nel primo stadio, e 150 per i KRE-075 ottimizzati per il vuoto. Recentemente sono stati effettuati con successo due test statici di 30 e 100 secondi su un cluster di 4 motori che simulano il primo stadio. Nel video seguente è possibile vedere il replay dell’ultimo test.
Attualmente il primo volo di Nuri è previsto per ottobre 2021 in un volo dimostrativo con una massa di prova. Se il volo avrà successo, verrà lanciato un satellite nel 2022. Tra gli usi previsti di Nuri ci sarà il lancio dei satelliti KOMPSAT dedicati all’osservazione terrestre e in futuro anche una missione verso la Luna.
Verso la Luna con KPLO
La Luna è la prima destinazione scelta della Corea del Sud per andare oltre l’orbita terrestre, con un piano articolato in due fasi. Nella prima fase si sta sviluppando KPLO (Korea Pathfinder Lunar Orbiter), ossia un piccolo orbiter di 648kg che verrà posizionato in un’orbita ellittica polare lunare (100x300km). Lo scopo di KPLO è dimostrare la maturità tecnica della Corea per raggiungere l’orbita lunare. In più, il satellite effettuerà degli studi della geologia lunare.
Al fine di realizzare l’orbiter, la KARI ha siglato un accordo con la NASA nel 2016 per lo sviluppo di uno strumento scientifico, ossia la ShadowCam. Tale strumento ottico si basa su quello impiegato sul Lunar Reconaissance Orbiter, e servirà per lo studio di possibili depositi di ghiaccio presenti sulla Luna. La collaborazione con la NASA si estende anche al design, al supporto nelle comunicazioni e anche ai sistemi di navigazione. Americano è anche il lanciatore scelto dalla KARI per questa missione, ossia il Falcon 9 che ad oggi dovrebbe decollare nel 2022.
Un rover coreano sulla Luna
Completata la missione di KPLO, l’agenzia coreana passerà ad una seconda fase in cui svilupperà un nuovo orbiter e un rover, il cui lancio sarà non prima del 2025. Con questo programma, la Corea del Sud diventerà la quarta nazione asiatica ad arrivare sulla superficie della Luna dopo Giappone, Cina e India.
Tutto questo avviene in un più ampio contesto globale di rinnovato interesse verso il nostro satellite. Le nazione asiatiche in particolare, stanno investendo molto. La Cina in primis lo sta facendo con il programma Chang’e ed in futuro con l’SLS d’oriente. Più contenuto invece il programma indiano che prevede solo una missione ufficiale per il prossimo anno, durante la quale ritenteranno l’allunaggio mancato nel 2019. Di due missioni è invece lo sforzo giapponese: la missione SLIM nel 2022 e sempre nello stesso anno il rover HAKUTO, sviluppato da privati.
L’importanza del segnale GPS
Un altro punto di fondamentale importanza per la Corea del Sud è il miglioramento della precisione del segnale GPS su cui fa affidamento. Non essendo una della cinque nazioni a possedere un sistema di navigazione globale/regionale, la nazione coreana deve fare totale affidamento sulla rete americana GPS.
Per questo motivo la Corea del Sud è impossibilitata ad operare con il segnale criptato e più preciso, fornito solo agli enti governativi americani. Al fine di mitigare a questo problema e a quello delle interferenze che spesso vengono causate del regime Nord coreano, la KARI sta sviluppando un sistema satellitare per il miglioramento del segnale di GPS, noto anche come SBAS (Satellite Based Augmentation System).
Tale sistema non è affatto di nuova concezione è viene già impiegato da altre sei nazioni al mondo. Un esempio è l’europeo EGNOS, sistema impiegato dall’Europa per migliorare il segnale di GPS e oggi anche di GALILEO. Proprio da EGNOS la Corea del Sud avrà parte della tecnologie necessaria, ossia la infrastrutture di terra che sono state appaltate a Thales Alenia Space. Con il nome di KASS (Korea Augmentation Satellite System) la Corea del Sud prevede di mettere in orbita un primo satellite entro il 2022. Questo porterà la precisione del segnale GPS al di sotto dei tre metri.
Una rete completamente nuova
Tuttavia KASS è solo il primo passo per arrivare ad una costellazione di navigazione regionale, dal costo stimato di 3.5 miliardi dollari, simile a quella giapponese. Senza ancora delle date precise, tale sistema sarà un punto di svolta per la Corea del Sud, la quale otterrà un sistema del tutto indipendente. Tale costellazione, che si compone di 3 satelliti in orbita geostazionaria e 4 in un’orbita proprietaria più bassa, è attualmente nota come IGSO.
Spazio D’Oriente viene pubblicato a cadenza mensile per raccontare e spiegare il settore spaziale cinese. Spazio D’Oriente è una rubrica progettata e scritta da Nicolò Bagno.
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