In pochi credevano che Starship SN9 sarebbe arrivata al pad di test ma negli ultimi giorni dell’anno ce l’ha fatta e oggi ha eseguito il primo (e forse ultimo) Static Fire test. La SN9 è stata protagonista di un incidente quando ancora era all’interno del VAB, la struttura di assemblaggio di Boca Chica. Una delle gambe dello stand che teneva la Starship sollevata ha ceduto, facendo accasciare il prototipo ad una delle pareti dell’edificio.
Con questo test SpaceX ha confermato che la Starship è in buone condizioni. Un’analisi precisa delle conseguenze strutturali della caduta è forse anche il motivo per cui la Starship è stata così tanto sul pad di test. L’unico pezzo che è stato sostituito dopo l’incidente è un’ala superiore, che a quanto pare ha assorbito la maggior parte dell’urto.
Nel video seguente il replay del breve static fire di Starship SN9. L’accensione è stata molto breve ma non è per forza un segno negativo. Potrebbe essere stata progettata accuratamente così breve per proteggere al meglio il pad di test. E’ la prima volta infatti che viene utilizzato questo secondo stand. Fino ad SN8, lancio compreso, è stato usato solamente il primo.
Le differenze con SN8
La particolarità di SN9 e principale ragione del test, è quella di essere costruita interamente in acciaio 304L, mentre alcune parti della precedente Starship erano realizzate ancora con la precedente lega di acciaio.
Starship SN9 è stata anche la prima ad essere assemblata completamente all’hangar di costruzione. L’integrazione fra il corpo principale e il nose cone di SN8 venne infatti eseguita già al pad di lancio. Inoltre, al momento di spostarla verso la zona di test, SN9 montava già due motori Raptor; il terzo, con sigla SN49, è stato montato successivamente.
Un’altra differenza riguarda le piastrelle protettive poste all’esterno del prototipo. Queste sono posizionate qui per testare la loro resistenza strutturale e non quella termica durante il rientro. La quota e le velocità sono infatti ancora troppo basse per quel tipo di test. Le piastrelle di SN9 sono infatti più piccole, e non se ne sa ancora il motivo preciso.
L’ultima grande differenza riguarda l’aggiunta di serbatoi COPV aggiuntivi. Questi sono piccoli serbatoi di elio, inseriti all’interno della Starship, nella parte inferiore, e necessari alla pressurizzazione degli header tank, quelli che alimentano i Raptor durante l’accensione necessaria al riatterraggio.
I prossimi passi
Ora che lo static fire test è stato eseguito resta solamente da sapere se ne verrà eseguito un’altro o se si procederà subito ad un nuovo tentativo di volo. Ad oggi il primo permesso NOTAM richiesto da SpaceX per il volo è già l’8 gennaio. Non è certo che il volo avverrà già venerdì, ma è molto probabile che comunque si tenti.
Il test di SN9 dovrebbe essere molto simile a quello eseguito da SN8: un volo a 12.5 km di quota, seguito da una manovra belly-flop per portare la Starship orizzontale. Da questa posizione verranno riaccesi i raptor, che la riportano verticale con l’aiuto delle superfici aerodinamiche e poi la fanno riatterrare.
All’interno del VAB è inoltre completato l’assemblaggio di Starship SN10 e in un tweet Musk ha commentato che fra qualche settimana potremmo vederne due contemporaneamente al pad di test. Continua invece la costruzione di Starship SN11, quasi conclusa, ed è appena iniziata quella di Starship SN12.
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