Mercoledì 16 dicembre si è infine conclusa la storica missione cinese Chang’e 5. Alle 19:00 (o per lo meno questo è l’orario ufficiale) la capsula contenente i campioni di suolo lunare raccolti giorni prima è atterrata nel Sud della Mongolia. Nel pomeriggio del 18 dicembre è stato comunicato che al suo interno si trovavano 1731.3 grammi di materiale, poco meno dei 2000 grammi massimi che potevano raccogliere. Si può quindi affermare che la missione sia stata un grande successo.
Quest’ultima però sembra non essere del tutto completata. La missione Chang’è 5 era infatti composta da diversi moduli, in particolare:
- Un lander.
- Un modulo di ascesa.
- Un orbiter.
- Una capsula per il rientro in atmosfera dei campioni.
Di questi elementi solo l’orbiter è ancora attivo, anche se non si conosce con precisione il suo “stato di salute”. Sembra infatti che al suo interno si trovi meno carburante del previsto. Se questo bastasse sono però circolate voci di una possibile estensione della missione. In particolare si è parlato della possibilità che l’orbiter possa vistare l’asteroide 2016 HO3. In questo modo l’orbiter potrebbe già scattare foto ed effettuare misurazioni dell’asteroide.
Il lander è invece rimasto sulla superficie, spento e non più funzionante. Il modulo di ascesa ha invece effettuato un docking in orbita lunare con l’orbiter, prima volta nella storia che questa manovra è stata eseguita, e poi si è schiantato sulla superficie lunare.
Il futuro dei campioni lunari appena raccolti
Questo pomeriggio, venerdì 18 dicembre, Wu Yanhua, l’amministratore della China National Space Administration (CASC) ha tenuto una conferenza stampa in merito alla conclusione della missione Chang’e 5. In primo luogo ha ribadito che i campioni di suolo lunare verranno condivisi con la comunità scientifica internazionale, e con le istituzioni degli altri Paesi, comprese le Nazioni Unite.
Ovviamente gli è stato chiesto anche se questi campioni verranno condivisi con gli scienziati e il personale della NASA. Secondo precise leggi americane nessun dipendente di un’agenzia federale può infatti avere rapporti diretti con la Cina. Wu ha risposto a questa domanda affermando che rispetteranno il Trattato Sullo Spazio Extra-Atmosferico, e quindi considereranno i campioni come un bene dell’Umanità. Secondo il giornalista Andrew Jones questo potrebbe essere un velato attacco agli Accordi Artemis che però non vanno a sostituirsi ai Trattati internazionali (e nei quali non è stato messo nessun veto ad una partecipazione futura della Cina).
Wu ha anche affermato che i dati e le ricerche che verranno fatti in Cina verranno allo stesso modo condivisi, ma anche qui è stato criptico sul come e sul se potranno essere condivisi anche con gli USA.
Il futuro dello spazio cinese dei prossimi 5 anni
Wu Yanhua ha innanzitutto confermato l’inizio della costruzione della Stazione Spaziale Cinese ad inizio del 2021. In questo articolo trovate la nostra Guida Completa alla nuova Stazione Spaziale Cinese. Nei prossimi anni la Cina punta inoltre ad eseguire 11 missioni verso la Stazione, divise fra missioni di costruzione, di rifornimento, e con taikonauti.
Per quanto riguarda la Luna, Wu ha confermato i progetti di Chang’e 6, 7 e 8. La Chang’e 6 dovrebbe essere una copia di quella appena conclusa, con l’obbiettivo di raccogliere più campioni. Viene inoltre confermato il progetto di una Stazione Lunare Internazionale sulla superficie, con i Paesi che saranno interessati al progetto. Alla domanda se hanno intenzione di mandare un astronauta cinese sulla Luna, l’amministratore ha risposto che ci stanno lavorando, ma non ci sono ancora piani ben precisi.
Ha inoltre detto che se la Cina punterà a quell’obbiettivo, lo farà in modo pacifico e cercando un beneficio tecnologico e scientifico per tutta l’umanità. Nei prossimi anni gli sforzi cinesi lunari saranno comunque concentrati su: Esplorazione, Costruzione e Utilizzo.
Per quanto riguarda le missioni interplanetarie Wu ha confermato che la Cina è al lavoro anche a missioni al di fuori del sistema Terra-Luna, in particolare:
- Una missione di recupero dei campioni da un asteroide.
- Una missione di recupero campioni da Marte.
- Un satellite di esplorazione del sistema di Giove.
Una collaborazione Italiana
Wu Yanhua ha inoltre confermato l’accordo con l’Italia per la costruzione di un secondo CSES (China Seismo-Electromagnetic Satellite). Il primo satellite di questo tipo, frutto di una collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, fu lanciato nel febbraio del 2018 a bordo di un Lunga Marcia 2D. Il suo scopo è quello di studiare la correlazione fra le perturbazioni iono-magnetosferiche e l’origine dei terremoti.
La Cina si prepara quindi ad un prossimo decennio carico di missioni, dopo un 2020 eccezionale, che ha confermato il ruolo di primo piano che Pechino vuole avere nel settore spaziale globale.
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