• AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Astrospace Shop
  • ADV
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
AstroSpace
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
    • ASI
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
    • Scienza
      • Astronomia e astrofisica
      • Fisica
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Spazio Italiano
  • Le grandi firme dello spazio
    • Paolo Ferri
ORBIT
Shop
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
    • ASI
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
    • Scienza
      • Astronomia e astrofisica
      • Fisica
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Spazio Italiano
  • Le grandi firme dello spazio
    • Paolo Ferri
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
AstroSpace
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati

Scoperta una nuova superstruttura, tra le più grandi trovate nell’Universo

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Febbraio 12, 2025
in Astronomia e astrofisica, News, Scienza
Immagine composita del nucleo della superstruttura Shapley, che combina il gas rilevato dal satellite Planck dell'ESA (in blu) con quello rilevato nei raggi X dal satellite Rosat (in rosa), e una vista della sua ricca popolazione di galassie nel visibile nel Digitised Sky Survey. Credits: ESA & Planck Collaboration/Rosat/Digitised Sky Survey

Immagine composita del nucleo della superstruttura Shapley, che combina il gas rilevato dal satellite Planck dell'ESA (in blu) con quello rilevato nei raggi X dal satellite Rosat (in rosa), e una vista della sua ricca popolazione di galassie nel visibile nel Digitised Sky Survey. Credits: ESA & Planck Collaboration/Rosat/Digitised Sky Survey

Condividi su FacebookTweet

Un team di ricerca, guidato dall’astronomo Hans Böhringer del Max-Planck-Institut für Extraterrestrische Physik, ha di recente individuato una delle più grandi strutture cosmiche mai osservate fino a oggi. Si tratta di una rete di galassie e ammassi galattici, una superstruttura estesa per 1.37 miliardi di anni luce (più di 13 mila volte il diametro della Via Lattea).

Questa struttura, soprannominata “Quipu”, prende il nome dagli antichi strumenti di registrazione a nodi usati dagli Inca, per via della sua conformazione simile a un lungo filamento con diramazioni laterali. Quipu non è infatti un semplice filamento cosmico, ma una struttura su larga scala che comprende numerosi gruppi e superammassi di galassie.

Secondo i dati raccolti, la sua massa complessiva è stimata intorno ai 200 quadrilioni di masse solari, rendendola di gran lunga la struttura più massiva finora individuata nel cosmo.

Quipu e altre quattro superstrutture

Quipu è stato individuato all’interno dell’indagine Cosmic Large-Scale Structure in X-rays (CLASSIX), attraverso l’analisi degli ammassi di galassie osservati nella banda X, una tecnica che consente di tracciare le regioni di alta densità di materia grazie all’emissione di raggi X. Gli ammassi di galassie infatti contengono grandi quantità di gas a temperature di milioni di gradi Kelvin, che emettono radiazione X rilevabile dai telescopi spaziali.

CLASSIX si è concentrata sull’86% del cielo. La regione mancante è la zona in cui stelle e polvere della Via Lattea impediscono di raggiungere le strutture cosmiche al di là. La mappatura ha riguardato l’Universo vicino, da circa 425 milioni a 800 milioni di anni luce (che si traduce in circa 130-250 megaparsec) da qui.

Mappa della distribuzione degli ammassi CLASSIX nel redshift 0.03-0.06, con cinque superstrutture: Quipu (in rosso), Shapley (in blu), Serpens-Corona Borealis (in verde), Hercules (in viola) e Sculptor-Pegasus(in beige). Credits: Böhringer et al. 2025
Mappa della distribuzione degli ammassi CLASSIX nel redshift 0.03-0.06, con cinque superstrutture: Quipu (in rosso), Shapley (in blu), Serpens-Corona Borealis (in verde), Hercules (in viola) e Sculptor-Pegasus
(in beige). Credits: Böhringer et al. 2025

Böhringer e colleghi hanno così scoperto Quipu e studiato altre quattro superstrutture, tra le più grandi finora individuate. Insieme, queste cinque superstrutture contengono il 45% degli ammassi di galassie, il 30% delle galassie e il 25% della materia nell’Universo osservabile, hanno riferito i ricercatori nel documento. Ma in totale, costituiscono il 13% del volume dell’Universo. Questo significa che una frazione relativamente piccola del cosmo contiene una porzione enorme della sua materia visibile, suggerendo una distribuzione della massa più irregolare di quanto previsto dai modelli standard.

La superstruttura Quipu presenta un asse principale lungo e filamentoso, con ramificazioni più piccole che si estendono lateralmente, una configurazione che lo rende simile ai dispositivi di registrazione a nodi degli Inca, da cui il nome. Questa forma complessa suggerisce che la struttura potrebbe essersi formata attraverso processi di accrescimento gravitazionale e fusione di più superammassi, nel corso di miliardi di anni.

Un’altra superstruttura che sfida il modello standard

La ragnatela cosmica, la struttura filamentosa che compone l’Universo su larga scala, è un elemento fondamentale nella cosmologia moderna. Tuttavia, come già accaduto in passato per altre grandi strutture, le dimensioni e la densità di questa nuova superstruttura potrebbero sfidare alcuni aspetti del modello cosmologico standard basato sulla materia oscura fredda e l’energia oscura (ΛCDM).

La scoperta del Quipu si aggiunge infatti a una crescente serie di indizi che suggeriscono la necessità di una revisione o di un affinamento del nostro attuale modello dell’Universo. Le superstrutture cosmiche infatti possono influenzare il fondo cosmico a microonde (CMB), il lensing gravitazionale su larga scala e le misurazioni della costante di Hubble, tre degli elementi chiave per definire i parametri del nostro modello dell’Universo. Con distorsioni che potrebbero anche spiegare alcune discrepanze osservate tra i modelli teorici e le misurazioni effettive del CMB.

Inoltre, le grandi concentrazioni di materia nel Quipu possono influenzare i moti peculiari delle galassie vicine, contribuendo a effetti di “flusso su larga scala” che alterano la nostra percezione dell’espansione dell’Universo. Questo potrebbe avere conseguenze sulle misurazioni della costante di Hubble, già oggetto di un noto problema di discrepanza tra i valori ottenuti tramite il fondo cosmico a microonde e quelli derivati da supernovae e altre misurazioni locali.

Un nuovo tassello nel puzzle cosmico

Quipu e le altre superstrutture rappresentano comunque un nuovo tassello nella comprensione della ragnatela cosmica e delle strutture su larga scala dell’Universo. E questo non è un caso isolato. Nel corso degli ultimi decenni, gli astronomi hanno identificato diverse altre superstrutture che, per dimensioni e caratteristiche, hanno messo alla prova il modello cosmologico standard.

Tra queste, lo Huge Large Quasar Group (Huge-LQG), un’enorme concentrazione di quasar estesa per circa 4 miliardi di anni luce, e la Giant Arc, una struttura di galassie lunga oltre 3 miliardi di anni luce scoperta nel 2021. Un altro caso emblematico è il Bootes Supercluster, una delle regioni più dense e massicce dell’Universo. La più grande superstruttura attualmente conosciuta è la Grande Muraglia (HCB Great Wall, Hercules-Corona Borealis Great Wall), che misura approssimativamente 10 miliardi di anni luce in lunghezza, ma che non è ancora stata confermata come una concentrazione connessa di materia.

Recentemente, nel gennaio 2024, un’altra superstruttura era stata individuata dal Dark Energy Spectroscopic Instrument (DESI): il Grande Anello, che si estende per circa 1.3 miliardi di anni luce.

Rappresentazione di come apparirebbero il Grande Anello (in blu) e l'Arco Gigante (in rosso) in cielo. Credits: Stellarium, University of Lancashire
Rappresentazione di come apparirebbero il Grande Anello (in blu) e l’Arco Gigante (in rosso) in cielo. Credits: Stellarium, University of Lancashire

Il fatto che nuove scoperte di questo tipo continuino a emergere solleva domande fondamentali sulla validità del modello ΛCDM: il nostro attuale quadro teorico è in grado di spiegare la formazione di queste gigantesche concentrazioni di materia? Oppure servono nuove ipotesi per descrivere la crescita delle strutture cosmiche?

Nei prossimi anni, le osservazioni di telescopi come Euclid, il Vera C. Rubin Observatory e il telescopio spaziale Nancy Grace Roman della NASA forniranno dati ancora più precisi, permettendo di studiare la rete cosmica con dettagli senza precedenti.

Lo studio, accettato per la pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics, è reperibile qui in versione pre-print.

Capitol Building

Ti piace questo articolo? C’è molto di più!

Su ORBIT avrai accesso ad approfondimenti, rubriche, report e analisi, live, interviste e alla nostra community, oltre che a rubriche dedicate anche al mondo dell’astronomia. Ti piacerà!



© 2025 Astrospace.it Tutti i diritti riservati. Questo articolo può essere riprodotto o distribuito integralmente solo con l’autorizzazione scritta di Astrospace.it o parzialmente con l’obbligo di citare la fonte.
Tags: Quipustruttura su larga scalasuperstrutturauniverso

Potrebbe interessarti anche questo:

Immagine scattata con ALMA che mostra il contenuto di gas molecolare di due galassie coinvolte in una collisione cosmica. Quella a destra ospita un quasar, un buco nero supermassiccio che sta accumulando materiale dall'ambiente circostante e rilasciando intense radiazioni direttamente contro l'altra galassia. Credits: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/S. Balashev e P. Noterdaeme et al.

Osservato l’effetto diretto di un quasar su una galassia vicina, durante una collisione

Maggio 21, 2025
Immagine del telescopio spaziale SPHEREx della NASA che mostra una sezione del cielo in una lunghezza d'onda infrarossa (3.29 micron), rivelando una nuvola di polvere fatta di una molecola simile al la fuliggine, o al fumo. Credits: NASA/JPL-Caltech

Il telescopio spaziale SPHEREx ha iniziato la sua mappatura del cielo nell’infrarosso

Maggio 2, 2025
I tecnici al lavoro sul Nancy Grace Roman Space Telescope durante l'integrazione dello Spacecraft Integrated Payload Assembly. Credits: NASA/GSFC

La NASA ha presentato i piani operativi del telescopio Roman, ma il suo futuro rimane incerto

Aprile 28, 2025

35 anni dal lancio di Hubble, che si avvicina alla fine della sua missione

Aprile 24, 2025
Immagine di Zhúlóng, la galassia a spirale più lontana scoperta fino a oggi. Ha bracci a spirale notevolmente ben definiti, un vecchio rigonfiamento centrale e un grande disco di formazione stellare, simile alla struttura della Via Lattea. Credits: NOIRLab/NSF/AURA/NASA/CSA/ESA/M. Xiao (Università di Ginevra)/G. Brammer (Istituto Niels Bohr)/D. de Martin & M. Zamani (NSF NOIRLab)

Scoperta Zhúlóng, la galassia a spirale più distante mai osservata

Aprile 17, 2025
Una delle prime esposizioni del telescopio spaziale SPHEREx della NASA, ottenuta il 27 marzo. I sei rivelatori dell'osservatorio hanno catturato ciascuno una di queste immagini non calibrate, a cui sono stati aggiunti colori di luce visibile per rappresentare lunghezze d'onda infrarosse. Credits: NASA/JPL-Caltech

Ecco le prime immagini di test del telescopio spaziale SPHEREx

Aprile 2, 2025
Attualmente in riproduzione

I più letti

  • Rappresentazione artistica di una rete neurale che collega le osservazioni (a sinistra) ai modelli (a destra). Credits: EHT Collaboration/Janssen et al.

    L’IA ha rivelato nuovi dettagli sui buchi neri supermassicci Sagittarius A* e M87*

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • L’azienda cinese Space Epoch ha testato uno stadio riutilizzabile in acciaio con rientro in mare

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • SpaceX propone 76 lanci annuali di Starship dalla rampa SLC-37 (ora il totale è 145)

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Redwire supera la revisione di Mason, un sistema per costruire infrastrutture su Luna e Marte

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0

Segui AstroSpace.it anche in:

Telegram LinkedIn Twitter Youtube

Eventi in programma

Non ci sono eventi previsti.

Gli ultimi approfondimenti

35 anni dal lancio di Hubble, che si avvicina alla fine della sua missione

Aprile 24, 2025
Eclissi parziale di Sole. Credits: Reuters

È in arrivo un’eclissi parziale di Sole, visibile anche dall’Italia. Ecco quando e come osservarla

Marzo 28, 2025

Present and future of space debris management. Interview with Tim Flohrer, head of the ESA Space Debris Office

Marzo 26, 2025


News e approfondimenti di Astronautica e Aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace Srl.

info@astrospace.it 
www.astrospace.it

P.IVA: 04589880162

  • Astrospace ADV
  • AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Feed RSS
  • Newsletter
  • Shop
Privacy Policy Cookie Policy

Abbonati

Entra in Astrospace Orbit per leggere gli articoli Premium di AstroSpace

ISCRIVITI ORA

©2023 Astrospace

Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
    • ASI
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
    • Scienza
      • Astronomia e astrofisica
      • Fisica
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Spazio Italiano
  • Le grandi firme dello spazio
    • Paolo Ferri
Orbit
Shop

© 2024 Astrospace.it Info@astrospace.it - News e approfondimenti di astronautica e aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace srl P.IVA: 04589880162