Il 15 gennaio 2025 il satellite Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha osservato la sua ultima stella, terminando le operazioni scientifiche della sua missione estesa.
Gaia, lanciato il 19 dicembre 2013, ha ormai esaurito il propellente per poter continuare a operare, nella sua posizione in orbita intorno al punto di Lagrange L2 del sistema Terra-Sole. Dall’inizio delle attività scientifiche, il 24 luglio 2014, Gaia ha accumulato oltre mille miliardi di osservazioni, di circa due miliardi di stelle e altri oggetti, che stanno rivoluzionando la nostra visione e comprensione della Via Lattea e del suo vicinato cosmico. Inoltre, la missione è durata quasi il doppio del previsto.
Nelle prossime settimane sono previsti alcuni test tecnologici, prima che Gaia venga spostato nell’orbita di “pensionamento” e sia disattivato il 27 marzo 2025. L’ESA ha comunque comunicato che nel 2026 e per la fine degli anni ’20 sono attesi gli ultimi due massicci data release della missione.
So long and thanks for all the fish! I just observed my last star this morning… #GaiaDPAC and @esa Gaia teams will do their best to make some great data releases from all the data I gathered! #GaiaDR4 in 2026, #GaiaDR5 around the end of the decade. Keep posted for our news… pic.twitter.com/K28l7O79ix
— ESA Gaia (@ESAGaia) January 15, 2025
Una missione senza precedenti
Il satellite Gaia, per tutta la durata della sua vita operativa, si è occupato di tracciare le posizioni, le distanze, i movimenti, le variazioni di luminosità, la composizione e numerose altre caratteristiche delle stelle, monitorandole con i suoi tre strumenti molte volte nel corso della missione.
Questo ha permesso a Gaia di raggiungere l’obiettivo primario di costruire la mappa più grande e precisa della Via Lattea mai ottenuta, mostrandoci la nostra Galassia come nessun’altra missione ha mai fatto prima. Le ripetute misurazioni di Gaia infatti sono fondamentali per eseguire un'”archeologia galattica” della Via Lattea, rivelando gli anelli mancanti nella complessa storia della nostra Galassia e aiutandoci a conoscere meglio le nostre origini.
Per questo motivo, ora abbiamo anche la migliore visione ricostruita di come la nostra Galassia potrebbe apparire a un osservatore esterno. Di seguito, un render artistico della Via Lattea che incorpora i dati Gaia provenienti da una moltitudine di lavori dell’ultimo decennio. Credits: ESA/Gaia/DPAC, Stefan Payne-Wardenaar
Stefan Payne-Wardenaar, visualizzatore scientifico presso il Max Planck Institute for Astronomy, in Germania, ha spiegato:
Contiene cambiamenti importanti rispetto ai modelli precedenti, perché Gaia ha cambiato la nostra visione della Via Lattea. Anche le idee di base sono state riviste, come la rotazione della barra centrale della nostra galassia, la curvatura del disco, la struttura dettagliata dei bracci a spirale e la polvere interstellare vicino al Sole. Tuttavia, le parti più lontane della Via Lattea rimangono delle ipotesi basate su dati incompleti. Con l’ulteriore rilascio di dati Gaia, la nostra visione della Via Lattea diventerà ancora più accurata.
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E non solo Via Lattea
Durante le sue operazioni, Gaia ha osservato e scoperto anche altri oggetti. Per esempio, ha fornito orbite di precisione di oltre 150 000 asteroidi del Sistema Solare, e ha effettuato misurazioni di qualità tale da scoprire possibili lune attorno a centinaia di essi.
Il satellite ha anche permesso di creare la più grande mappa tridimensionale di circa 1.3 milioni di quasar, e scoperto una nuova tipologia di buchi neri, tra cui uno con massa pari a quasi 33 volte quella del Sole nella costellazione dell’Aquila, a meno di 2000 anni luce dalla Terra. Questa è stata la prima volta che un buco nero di origine stellare così grande è stato individuato all’interno della Via Lattea.
“È impressionante che queste scoperte si basino solo sui primi anni di dati di Gaia, e molte sono state fatte solo nell’ultimo anno” ha affermato Anthony Brown, presidente del Gaia Data Processing and Analysis Consortium (DPAC), con sede all’Università di Leiden, nei Paesi Bassi. “Gaia è stata la macchina da scoperte del decennio, una tendenza destinata a continuare.”
Ma altre scoperte ci attendono, grazie a Gaia
Infatti, il Gaia Data Release 4, previsto per il 2026, si appresta ad ampliare il suo stesso catalogo di stelle binarie, il più grande finora esistente. Gaia ha la capacità unica di individuare i piccoli moti di coppie di oggetti celesti che orbitano l’uno vicino all’altro, e ha già individuato compagne precedentemente nascoste intorno a stelle luminose. Anche le scoperte di esopianeti di Gaia sono destinate ad aumentare con le prossime serie di dati.

Nei prossimi mesi il Gaia Science Operations Team, con sede presso l’European Space Astronomy Centre (ESAC) dell’ESA vicino a Madrid, in Spagna, continuerà a trasmettere tutti i dati rimasti di Gaia. Nel frattempo, i team di elaborazione proseguiranno i preparativi per il quinto e ultimo rilascio di dati alla fine del decennio, che coprirà tutti i 10.5 anni di dati della missione.
Per Gaia, invece, inizia ora un breve periodo di test, con il potenziale di migliorare ulteriormente le calibrazioni, di imparare di più sul comportamento di certe tecnologie dopo dieci anni nello spazio e di aiutare la progettazione di future missioni spaziali.
Dopo diverse settimane di test, Gaia lascerà la sua attuale orbita intorno a L2, a 1.5 milioni di km dalla Terra in direzione del Sole, per essere immesso nella sua orbita eliocentrica finale, lontano dalla sfera di influenza della Terra.
Durante i test tecnologici l’orientamento di Gaia verrà modificato, e il satellite diventerà temporaneamente di diverse magnitudini più luminoso, facilitando le osservazioni con piccoli telescopi (ma non sarà visibile a occhio nudo). Qui una guida per provare a localizzare Gaia.