Negli ultimi cinque mesi la sonda Voyager 1 della NASA, che attualmente si trova a 24 miliardi di km da qui e viaggia nello spazio da 46 anni, ha inviato a Terra un flusso costante di dati non interpretabili. L’origine del problema sembrava risiedere in uno dei computer di bordo, il Flight Data System (FDS), responsabile della raccolta dei dati scientifici e ingegneristici prima dell’invio a Terra tramite la Telecommunications Unit (TMU).
A metà marzo, il JPL aveva annunciato di aver decodificato il segnale e scoperto che conteneva una lettura dell’intera memoria FDS. In seguito, gli ingegneri NASA hanno capito che circa il 3% della memoria dell’FDS è danneggiata (probabilmente si tratta di un singolo chip). Ciò impedisce al computer di proseguire con il suo funzionamento canonico.
Il problema è risolvibile, ma saranno necessarie “alcune settimane o mesi” perché tutto torni come prima, secondo quanto scritto dalla NASA nel blog.
Engineers have confirmed that corrupted memory aboard my twin #Voyager1 has been causing it to send unreadable data to Earth. It may take months, but our team is optimistic they can find a way for the FDS to operate normally again: https://t.co/qe5iQUu4Oj https://t.co/AGFBZFz53v
— NASA Voyager (@NASAVoyager) April 4, 2024
Cos’è successo finora?
Nel novembre 2023, il segnale radio inviato a Terra dalla Voyager 1 è diventato improvvisamente illeggibile. Il flusso di dati ricevuto, pur rimanendo costante, non era interpretabile. Si è ipotizzato che il problema risiedesse nel Flight Data System (FDS), un computer presente all’interno della sonda che si occupa della gestione dei pacchetti di dati da inviare verso il nostro pianeta grazie alla Telemetry Modulation Unit (TMU).
A inizio marzo quindi, per confermare questa ipotesi e saperne di più sull’origine del segnale, il team della missione Voyager ha inviato un comando (detto “poke”) alla sonda, per indurre l’FDS a provare diverse sequenze nel suo pacchetto software. In risposta a quel comando, la Voyager ha inviato un segnale in codice binario diverso dal resto del flusso di dati incomprensibile.
Intorno alla metà di marzo 2024, gli ingegneri hanno capito che quella risposta della sonda era una lettura dell’intera memoria FDS, ma codificata in maniera errata.
Si tenta la risoluzione del problema
Ora il JPL ha annunciato un’ulteriore novità. Dall’analisi approfondita dei dati ricevuti da Voyager 1, è emerso che circa il 3% della memoria del Flight Data System sarebbe danneggiato. In particolare sarebbe un unico chip responsabile di quella porzione di memoria ad aver subito danni.
La causa del guasto al circuito integrato non è ancora chiara. Le ipotesi vanno dall’impatto di raggi cosmici al normale logorio di un hardware degli anni ’70 dopo quasi cinque decenni nello spazio.
Anche se potrebbero essere necessari diversi mesi, gli ingegneri affermano di poter trovare una soluzione per far funzionare l’FDS senza il chip in avaria, ripristinando il funzionamento del veicolo spaziale e consentendogli di continuare a inviare informazioni leggibili.
Attualmente, la Voyager 1 si trova a 22 ore e 32 minuti luce dalla Terra, tempo necessario a inviare un messaggio e altrettanto per ricevere la risposta. Ormai la sua missione è diventata quella di esplorazione dello spazio interstellare. Speriamo che ancora per qualche anno possa continuare a renderci commossi partecipi del suo solitario errare.