Questo approfondimento è realizzato da Roberta Sorace e Marianna Moriconi.
Il campo delle scienze spaziali sta acquisendo sempre maggiore influenza sia sulla nostra vita quotidiana che sulla struttura di interi sistemi economici. Da anni ormai ne hanno coscienza anche alcuni Paesi africani, che animano quella che viene chiamata “la corsa africana verso lo spazio”. L’Africa guarda alle stelle, e da 25 anni lo fa anche con la delineata volontà di sedersi al tavolo dei grandi progetti internazionali.
Secondo quanto riportato durante il Webinair “Le Addette e gli Addetti Scientifici e Spaziali del MAECI incontrano la Comunità R&I italiana” svoltosi il 24 Maggio (evento organizzato da APRE e dal MAECI), il dialogo in campo spaziale e scientifico con i paesi africani è molto promettente. Il 13 giugno si terrà ad Adis Abeba un incontro ufficiale tra i delegati della Unione Europea e quelli dell’Unione Africana per approfondire le opportunità e le disponibilità. Inoltre, anche il programma Horizone Europe, finanziato con 95 miliardi di euro, sta diventando di grande interesse per i paesi del continente che hanno necessità di ampliare i fondi da destinare al campo spaziale e alla ricerca.
Il primo paese africano a rendersi soggetto attivo nell’esplorazione spaziale, fin dall’alba della prima space age, è stato il Sudafrica. Dal lancio del suo primo satellite, il Sunsat, nel 1999, i governi sudafricani si sono prodigati nel promuovere l’esplorazione spaziale e nel creare un sistema satellitare nazionale. Un esempio dell’importante ruolo del Sudafrica nel contesto della politica spaziale multilaterale è quello del Square Kilometre Array (SKA) Project, un progetto internazionale che prevede la costruzione del più grande radiotelescopio al mondo, con impianti in Australia e, appunto, in Sudafrica.
Anche altri paesi africani hanno intrapreso programmi spaziali e ricerche in campo satellitare e missilistico, con l’obiettivo di effettuare questo “balzo” ed avere così una chance nel settore “spazio”. Tra questi troviamo la Nigeria, l’Etiopia, l’Egitto, il Kenya, l’Algeria e il Ghana.

Le attività della Nigeria
La Nigeria ha un programma spaziale tutto suo; dal 2003 al 2011 ha lanciato cinque satelliti attraverso la National Space Research and Development Agency (NASDRA), l’Agenzia Spaziale della Nigeria, controllati dalla stazione terrestre nel centro di Abuja. Questi satelliti, che hanno contribuito a migliorare le pratiche agricole, raccogliendo dati importanti sul clima, sono stati anche impiegati per monitorare i movimenti del gruppo terroristico Boko Haram.
La (NASRDA), si è prefissata obiettivi importanti, come l’invio nello spazio di un astronauta entro il 2030 e l’implementazione di nuove generazioni di satelliti che si aggiungeranno a quelli già in orbita, destinati all’analisi dei dati climatici per il miglioramento della resa agricola, all’individuazione degli ostaggi di gruppi terroristici e alla creazione di network di comunicazione.
Inoltre la Nigeria ha rilanciato l’industria aereospaziale del paese puntando anche sulla cooperazione con le potenze spaziali emergenti del continente, come nell’ambito dell’African Resources Management Constellation (ARMC), l’ambizioso progetto di monitoraggio satellitare delle risorse continentali africane, che vede protagoniste anche il Kenya, l’Algeria e il Sudafrica.
Egitto, Kenya e Ghana
Anche L’Egitto ha intrapreso la sua strada per entrare a far parte del club spaziale mondiale. Passi significativi per raggiungere questo obiettivo strategico sono la formazione dell’Agenzia Spaziale Egiziana e la costituzione dell’EgyptSat – A. Il primo programma spaziale egiziano è stato avviato nel 1960 ed è successivamente accantonato numerose volte fino a quando, nel 2000, è stato adottato il primo bilancio indipendente per finanziare la ricerca spaziale dopo il lancio del primo satellite del Paese, NileSat1 nel 1998 (fonte: ved. File allegato). Inoltre l’Egitto ospita già nella sede dell’Agenzia Spaziale Egiziana la Agenzia Spaziale Africana.
Il Kenya si è lanciato nella competizione “spaziale” con il suo primo satellite nel 2018, 1Kuns (Ikuns – Italian-Kenyan University NanoSatellite) con l’obiettivo di monitorare ed acquisire immagini della regione est dell’Africa. La partecipazione alle attività spaziali sono proseguite e nel 2020 il Kenya ha pianificato e pubblicato il suo primo Strategic Space Plan 2020-2025 con lo scopo di offrire un maggiore coinvolgimento del Paese nelle attività spaziali e permettere lo sviluppo autonomo delle capacità delle industrie nazionali, fondamentali per l’economia del Paese in settori come l’agricoltura, la sicurezza alimentare, lo sviluppo delle infrastrutture, gli alloggi, la produzione e I servizi sanitari. Nel mese di Aprile 2023 il Kenya ha finalmente lanciato il suo primo satellite operativo per l’osservazione della terra, Taifa-1. La partenza per lo spazio è stata effettuata dalla base di Vandenberg, in California, a bordo del razzo Falcon 9 di SpaceX.
Infine il Ghana ha lanciato con successo il suo primo satellite nello spazio, il GhanaSat-1, che verrà impiegato per monitorare le coste del Ghana e per supportare il progresso scientifico e tecnologico. Così, nel giro di un quarto di secolo, dall’Africa sono partiti ad oggi almeno 52 satelliti, nel quadro di progetti – dalla sperimentazione al monitoraggio delle risorse – in cui si sono distinti per ricerca ed investimenti diversi Stati.

Secondo l’Ambasciatore sudafricano presso le Nazioni Unite, «la domanda africana in termini di prodotti e di servizi spaziali è la più alta rispetto al resto del mondo e le economie del continente si legano sempre di più alle attività connesse allo spazio». Al di là del finanziamento di singoli progetti africani da parte delle principali potenze, in primis Stati Uniti e Cina, la spinta del continente a partecipare a progetti di cooperazione internazionale rappresenta la vera chiave di volta per un ingresso a pieno titolo dell’Africa nella corsa allo spazio.
Nel 2017 l’assemblea generale dell’Unione Africana (AU) ha approvato in via definitiva il progetto di un’Agenzia spaziale continentale: l’African Space Agency (ASA). Va sottolineato che la corsa verso lo spazio del continente africano non è solo legata al bisogno di riconoscimento internazionale ma è un valido strumento per trovare soluzioni a problematiche ataviche, come l’insicurezza alimentare, la lotta alla desertificazione, alle inondazioni, la sorveglianza della sicurezza interna o internazionale, le malattie grazie alla telemedicina, la mancanza d’istruzione grazie alla scuola telematica, la gestione dei mezzi di trasporto, o ancora la localizzazione delle risorse come in primis l’acqua. La creazione di un’Agenzia Spaziale Africana, è considerata anche un’occasione di formazione per le future generazioni e un’opportunità per creare e saper usare le applicazioni a beneficio dello sviluppo. Il problema principale però resta il reclutamento di fondi che potrebbe purtroppo portare a ritardi consistenti per la realizzazione.
Politica e strategia spaziale dell’Unione africana
Per comprendere appieno gli ultimi sviluppi nei singoli Paesi africani è necessario ampliare la visuale e dare qualche elemento sulla politica spaziale dell’Unione Africana (UA). Tale organizzazione internazionale, istituita nel luglio del 2002, ha come obiettivi generali quelli di accelerare il processo di integrazione dell’Africa, sostenere gli Stati africani nel contesto dell’economia globale e affrontare i problemi sociali, economici e politici del continente.
Nel gennaio del 2015, l’UA ha adottato un documento di importanza capitale per il futuro del continente: l’Agenda 2063. Si tratta di un quadro strategico per la trasformazione del continente africano nei prossimi 50 anni e contiene una lista di iniziative nel campo dello sviluppo economico, l’integrazione politica, il miglioramento della giustizia e della democrazia, l’assicurazione della pace in Africa, il rafforzamento dell’identità culturale africana, uguaglianza di genere e l’indipendenza politica da potenze straniere. In questo documento, lo spazio è menzionato tra le aspirazioni: “Africa shall be: a major social, political and economic force in the world, with her rightful share of the global commons (land, oceans and space)”.
La strategia spaziale dell’Unione africana
L’idea di un documento programmatico riguardante lo spazio è stata elaborata prima della pubblicazione dell’Agenda 2063. Nel 2013, infatti, la Commissione dell’Unione africana ha creato una task-force di esperti con lo scopo di individuare una strategia spaziale.
L’Unione africana era ben conscia del ruolo che lo spazio gioca nel raggiungimento degli obiettivi socio-economici del continente. Questo processo si è concluso nel 2016 con l’adozione della “strategia e della politica spaziale africana”, il 31 gennaio.
Secondo il rapporto annuale sull’industria spaziale africana, elaborato da Space in Africa, l’industria spaziale africana è stata valutata in 19.5 miliardi di dollari alla fine del 2021 e si stima che crescerà del 16.16% in cinque anni, per raggiungere un valore di 22.6 miliardi di dollari nel 2026. Ad oggi 13 paesi africani hanno realizzato 48 satelliti e attualmente ci sono 272 compagnie di New Space nel continente. In Africa, ormai diversi paesi hanno agenzie o organismi spaziali dedicati alle attività spaziali, tra i quali, Algeria, Angola, Egitto, Etiopia, Gabon, Ghana, Kenya, Libia, Marocco, Nigeria, Sudan, Sudafrica, Tunisia e Zimbabwe.
Anche la Commissione dell’Unione Africana è coinvolta nelle attività spaziali. La politica spaziale ha l’obiettivo di creare un ambiente regolatore che permetta la promozione dell’agenda africana e assicuri che l’Africa agisca nello spazio in linea con le norme e i trattati internazionali. La strategia spaziale contiene una lista di misure strategiche, tra cui la promozione di programmi e progetti che favoriscano partenariati intra-continentali nonché lo sviluppo di una forte industria spaziale in Africa. Inoltre, la strategia punta alla creazione di un quadro normativo comune per il continente e l’adozione di un piano di collaborazione sull’assegnazione e l’uso delle frequenze.
La strategia pone altresì obiettivi di corto (un anno), medio (5 anni) e lungo termine (10 anni). Tra questi ultimi troviamo anche lo sviluppo di una costellazione di satelliti progettati e costruiti in Africa che permetta di raccogliere dati in modo indipendente. Inoltre, la Commissione UA, attraverso un gruppo di lavoro sullo spazio, sta lavorando alla creazione di un sistema di governance che permetta un’efficace implementazione della politica spaziale.
Questo processo richiederà del tempo, per differenti ordini di ragioni, due in particolare:
- La mancanza di fondi di alcuni Paesi: per implementare un vero e proprio approccio africano allo spazio servirà includere tutti i Paesi del continente, evitando di escludere quelli meno sviluppati, dato che delle applicazioni delle tecnologie spaziali beneficerebbero maggiormente proprio questi ultimi;
- La complessità istituzionale per un’efficace implementazione: i settori che possono trarre vantaggio dallo spazio sono numerosi e gestiti da autorità differenti in ciascun Paese. Questo implica la necessità di chiare informazioni da parte della Commissione UA, il recepimento di esse a livello nazionale e un coordinamento verticale e orizzontale di una certa complessità. A ciò si aggiunge l’instabilità politica di alcuni Paesi, soprattutto quelli meno sviluppati.
Dunque è possibile affermare che il continente africano nel suo insieme, attraverso un chiaro impegno dell’Unione africana e gli sviluppi di diversi programmi nazionali, sta compiendo importanti progressi nell’arena spaziale.
Dal punto di vista internazionale e dei rapporti tra grandi potenze, la situazione attuale, che vede la forte penetrazione cinese nel continente e l’ingresso di importanti attori sul piano geopolitico (India, Russia) potrebbe essere ulteriormente complicata anche dalle prospettive di cooperazione spaziale. Ciò di per sé non dovrebbe tuttavia determinare mutamenti di particolare rilievo nella collocazione internazionale dei principali attori africani, anche se, nel lungo periodo, non si possono escludere variazioni nelle rispettive capacità di influenza politica da parte delle potenze spaziali; crescenti volumi di collaborazione in questo campo possono infatti rappresentare un efficacissimo canale di penetrazione scientifica, commerciale e strategica.
Come stanno reagendo le altre potenze mondiali?
Gli Stati Uniti
Ad oggi gli Stati Uniti e le imprese private americane hanno mostrato scarso interesse per le iniziative spaziali africane, iniziative che potrebbero ridare slancio alle relazioni commerciali bilaterali tra Washington e i Paesi del continente. Inoltre, l’importante ruolo che i satelliti rivestono per la sicurezza e per la libertà di informazione in un continente dove il 61% della popolazione non ha accesso alla rete, aiuterebbe Washington, se entrasse con decisione in questo mercato, ad accrescere la propria influenza politica in Africa.
La Russia
La Russia ha dimostrato un crescente interesse per l’industria aereospaziale africana, ritagliandosi ampie quote di mercato anche in paesi a forte influenza straniera come l’Angola, per conto della quale nel 2017 ha lanciato il suo primo satellite. Le autorità russe hanno dichiarato, nel giugno 2019, che sono in atto negoziati con imprecisati paesi africani in merito alla costruzione di stazioni terrestri del Global Navigation Satellite System (GLONASS), l’alternativa russa al GPS americano, al Beidou cinese e al sistema europeo Galileo. Altre compagnie spaziali russe hanno investito nel continente, come ad esempio la Sputnix e la GK Launch Services, sussidiaria dell’agenzia statale ROSCOSMOS specializzata nei lanci commerciali dei Soyuz-2.
La Cina
La Cina è sicuramente il paese che sta investendo di più nel mercato spaziale africano, forte anche di saldi rapporti commerciali e politici che la legano alle maggiori potenze africane. Il paese asiatico infatti, considerando i satelliti alla stregua di infrastrutture, ha integrato gli investimenti spaziali e satellitari nella Belt and Road Initiative (BRI), il progetto di investimenti infrastrutturali che ha come scopo quello di rafforzare il ruolo commerciale della Cina a livello internazionale. La Cina ha investito una quota azionaria di 550 milioni di dollari della NIGCOMSAT, l’ente statale nigeriano incaricato della politica satellitare del paese, divenendo così parte attiva del programma spaziale nigeriano. Il paese asiatico ha scelto un modello di intervento basato sul finanziamento diretto di progetti spaziali locali a cui poi partecipa nella fase di ricerca, sviluppo e lancio, contrapponendosi al modello russo che si basa, al contrario, su investimenti dei paesi africani riversati su progetti spaziali di Mosca.
L’Italia
La cooperazione scientifica tra Italia e Africa si è rivelata nel tempo una risorsa strategica per la proiezione italiana nel Continente. Sono molteplici i settori nei quali questa collaborazione è divenuta uno strumento fondamentale di “diplomazia scientifica” con un notevole impatto sui Paesi partecipanti. Un ruolo rilevante rivestono gli ambiti della fisica teorica, delle biotecnologie, dell’ingegneria genetica, dell’aerospazio. Sotto il profilo delle intese bilaterali, l’Italia ha siglato accordi scientifici e tecnologici con Algeria, Egitto, Kenya e Sudafrica per il finanziamento di progetti di ricerca congiunti e di mobilità tra i ricercatori.

In campo scientifico, la collaborazione tra Stati europei ed africani può produrre effetti benefici di maggior impatto sulle popolazioni del Continente. La ricerca italiana partecipa, infatti, a diversi progetti di cooperazione scientifica e tecnologica anche nell’ambito delle progettualità europee, che soprattutto con Horizon 2020 hanno rappresentato un canale preferenziale di partenariato con i Paesi africani.
Rafforzare il sostegno italiano alla ricerca africana garantirà non solo ricadute positive sull’avanzamento scientifico-tecnologico dei Paesi coinvolti, ma contribuirà anche all’irrobustimento delle economie africane, con ritorni in settori ad alto valore aggiunto. Da sottolineare inoltre la rilevanza delle attività di formazione e trasferimento di programmi tecnologici a favore dei Paesi che si trovano ad affrontare crisi interne ed internazionali, nonché di calamità naturali.
Nel settore aerospaziale, il Centro Spaziale “Luigi Broglio” di Malindi, in Kenya, gestito dal 2004 dall’Agenzia Spaziale Italiana, potrà costituire un ulteriore canale di coinvolgimento dell’Africa in un settore cardine nell’economia del futuro, nonché di crescente importanza strategica. Il BSC di Malindi è sede di diverse attività di ricerca e di attività di formazione e rappresenta un asset strategico per l’Italia e il Kenya nelle tecnologie spaziali e nella cooperazione internazionale.
La Base rappresenta anche un importante “strumento di diplomazia” attraverso cui realizzare obiettivi di collaborazione e cooperazione internazionale. Inoltre presso il Centro è prevista la creazione di un “International Center for Space Education in Africa”, in applicazione degli obiettivi di sviluppo definiti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il 15 Marzo 2023, per la prima volta, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto visita al BSC insieme all’ex Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia. Il nostro paese ha in programma, attraverso il BSC, di intensificare ulteriormente la collaborazione scientifica e tecnologica con l’Africa, e questo rappresenta oltre che un’ulteriore spinta per la corsa africana verso la spazio anche un’importante challenge.
La prospettiva di rendere la Base di Malindi, e più in generale il Kenya, fulcro di una cooperazione spaziale allargata ai Paesi del Corno d’Africa e dell’Africa orientale, conferisce alla cooperazione italo-keniana ampie ricadute di carattere politico-strategiche, oltre che scientifiche e tecnologiche, leve determinanti per lo sviluppo economico, sociale ed industriale del Paese, ma anche della regione e potenzialmente dell’intero continente.
Le autrici di questo approfondimento
Roberta Sorace
Roberta Sorace si è laureata in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma e nel 2022 si è laureata in Scienze Politiche. Master in Istituzioni e Politiche Spaziali nel 2013, dal 2006 nell’Agenzia Spaziale Italiana, dove ha lavorato
nell’Unità Cosmo-SkyMed, poi nell’Unità Relazioni Internazionali e dal 2017 nell’Ufficio Progetti
Europei, dove tuttora svolge la sua attività.
Marianna Moriconi
Marianna Moriconi si è laureata in Comunicazione d’Impresa presso l’Università La Sapienza di Roma. Dal 2010 lavora presso l’Agenzia Spaziale Italiana svolgendo la sua attività prima nell’Unità delle Risorse Umane, successivamente nell’Ufficio Progetti Europei. Dal 2020 lavora nell’Unità Capo Sito Malindi.