• AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Privacy Policy
  • Astrospace Shop
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
  • Login
  • Registrati
AstroSpace
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Scienza
    • Astronomia e astrofisica
    • Fisica
  • Rubriche
    • Astrospace Newsletter
    • Le guide di Astrospace
    • Cronache marziane
    • Leggere lo Spazio
    • I progressi di Starship
    • Spazio d’Oriente
    • Interviste
  • Spazio Italiano
    • Spazio Blog
ORBIT
Shop
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Scienza
    • Astronomia e astrofisica
    • Fisica
  • Rubriche
    • Astrospace Newsletter
    • Le guide di Astrospace
    • Cronache marziane
    • Leggere lo Spazio
    • I progressi di Starship
    • Spazio d’Oriente
    • Interviste
  • Spazio Italiano
    • Spazio Blog
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
AstroSpace
Nessun risultato
Guarda tutti i risultati

Il Webb ha trovato una galassia chimicamente molto ricca, dietro un “anello di Einstein”

Mila Racca di Mila Racca
Marzo 2, 2023
in Agenzie Spaziali, Astronomia e astrofisica, ESA, NASA, News, Scienza
Anello di Einstein con ALMA

Immagine ALMA della galassia molto distante SPT0418, distorta in un anello a causa della gravità di una galassia in primo piano. Credits: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), Rizzo et al.

Condividi su FacebookTweet

Grazie ai dati del James Webb, gli astronomi della Cornell University hanno scoperto SPT0418-SE, una galassia lontana ricca di elementi chimici. Gli scienziati stavano osservando le immagini di Webb della galassia SPT0418-47, una delle galassie ricche di polvere più luminose e attive nella formazione stellare dell’Universo primordiale.

La luce di questo oggetto è stata piegata e amplificata dalla gravità di un’altra galassia in primo piano, tramite il processo della lente gravitazionale. Tale meccanismo ha fatto in modo che la radiazione proveniente dalla galassia lontana fosse distribuita lungo un “anello”, detto anello di Einsten, come si vede bene nel video sottostante.

Lungo i bordi di questo cerchio, frutto della gravità distorta, gli astronomi hanno scovato un punto luminoso e analizzandone i dati nell’infrarosso, hanno scoperto che si trattava di un oggetto esterno a SPT0418-47. Pare trattarsi di una galassia di 1.4 miliardi di anni che, nonostante la sua giovane età, sembra aver già ospitato più generazioni di stelle. È stata chiamata SPT0418-SE.

Gli indizi sulla presenza di questo oggetto c’erano già nelle precedenti immagini dell’anello di Einstein catturate dall’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) in Cile. Ma non potevano essere interpretati come qualcosa di più di un rumore casuale. Oggi, grazie alla sensibilità del James Webb, sappiamo che questa galassia esiste e che è chimicamente molto ricca. Ancora una volta, JWST trova nuovi luoghi per studiare come si sono formate le stelle e le galassie nell’Universo primordiale.

Cosa capiamo su una galassia dalla spettroscopia?

Indagando sui dati spettrali incorporati in ogni pixel delle immagini dallo strumento NIRSpec di Webb, Peng, autore principale della ricerca, ha identificato una seconda nuova fonte di luce all’interno dell’anello. Ha stabilito che le due fonti rappresentavano le immagini di una galassia a parte, la cui luce era stata deviata e moltiplicata dalla stessa galassia in primo piano, responsabile della creazione dell’anello. A testimonianza del potere della visione a infrarossi di JWST, va sottolineato che le due fonti individuate all’interno dell’anello erano da 8 a 16 volte più deboli della luce dell’anello.

Poiché la luce di oggetti celesti lontani viene “arrossata” dal processo di astronomical redshift, il JWST è stato costruito appositamente per vedere nella banda infrarossa dello spettro elettromagnetico. Grazie alla spettroscopia astronomica, siamo in grado di definire la distanza di una sorgente, misurando di quanto le sue linee spettrali si siano spostate a lunghezze d’onda maggiori, ovvero più rosse.

L’analisi sulla composizione chimica della luce proveniente da SPT0418-SE e da SPT0418-47 ha confermato che le forti righe di emissione degli atomi di idrogeno, azoto e zolfo mostravano spostamenti verso il rosso simili. Questo risultato ha permesso di stimare che le due galassie si trovano all’incirca alla stessa distanza dalla Terra, calcolata come uno spostamento verso il rosso (redshift) pari a 4.2.

 

Esempio dell'effetto del redshift cosmologico su una galassia. Le linee di emissione spettrali, sono spostate a lunghezze d'onda maggiori (più rosse). Credit: mosdef.astro.berkeley.edu
Esempio dell’effetto del redshift su una galassia. Le linee di emissione spettrali, sono spostate a lunghezze d’onda maggiori (più rosse). Credits: Berkeley Lab.

La (fortuita) scoperta di SPT0418-SE

La tecnica spettroscopica appena spiegata è stata utilizzata per verificare la scoperta di una compagna di SPT0418-47. I ricercatori hanno trovato, nelle precedenti osservazioni di ALMA, una linea di emissione di carbonio ionizzato che corrispondeva strettamente ai redshift osservati da JWST.

“È la prova inconfutabile” ha detto Amit Vishwas, ricercatore al Cornell Center for Astrophysics and Planetary Sciences e coautore della ricerca. “Poiché abbiamo diverse linee di emissione spostate esattamente della stessa quantità, non c’è dubbio che questa nuova galassia sia dove pensiamo che sia”.

Il team ha stimato che la galassia compagna SPT0418-SE si trovasse entro 5 kiloparsec dall’anello. Per riferimento, le Nubi di Magellano, satelliti della Via Lattea, distano circa 50 kiloparsec dalla nostra Galassia. Le due galassie hanno inoltre una massa modesta rispetto alle galassie dell’Universo primordiale.

SPT0418-SE è relativamente più piccola e meno ricca di polvere rispetto alla compagna, caratteristiche che la fanno apparire più blu del resto dell’anello. Sulla base di immagini di galassie vicine con colori simili, i ricercatori suggeriscono che SPT0418-SE potrebbe risiedere “in un enorme alone di materia oscura con vicini ancora da scoprire”.

Galassie molto metalliche

La cosa più sorprendente di queste galassie, considerando la loro età e massa, è la metallicità matura. Con metallicità si intende la quantità di elementi più pesanti dell’elio e dell’idrogeno, come carbonio, ossigeno e azoto.

Il team guidato da Peng ha stimato che la metallicità di SPT0418-SE sia simile a quella del nostro Sole. Il che è sorprendente, visto che stiamo osservando queste galassie in un momento in cui l’Universo aveva meno di 1.5 miliardi di anni: dovrebbero essere molto più povere di elementi pesanti! A questo proposito, Vishwas ha spiegato:

Stiamo vedendo gli avanzi di almeno un paio di generazioni di stelle che sono vissute e morte entro il primo miliardo di anni di esistenza dell’Universo, che non è ciò che vediamo di solito. Per questo motivo, ipotizziamo che il processo di formazione delle stelle in queste galassie sia stato molto efficiente e iniziato molto presto. In particolare per spiegare l’abbondanza misurata di azoto rispetto all’ossigeno. Tale rapporto è infatti una misura affidabile di quante generazioni di stelle sono vissute e sono morte.

I ricercatori dello studio ora hanno presentato una proposta per il tempo di osservazione JWST. Sperano di poter continuare la ricerca, oltre che conciliare le potenziali differenze osservate tra lo spettro ottico e quello del lontano infrarosso. “Stiamo ancora lavorando su questa galassia” ha detto Peng. “C’è altro da esplorare in questi dati.”

Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, è disponibile qui.

Astrospace.it è un progetto di divulgazione scientifica portato avanti da un gruppo di giovani fisici e ingegneri con una passione comune per lo spazio. Se ti piace quello che stai leggendo, puoi contribuire alla crescita della piattaforma attraverso il nostro abbonamento. Ai nostri abbonati riserviamo contenuti esclusivi e sempre in aggiornamento.

Entra anche tu in Astrospace.it Orbit.

Continua a seguire Astrospace.it su Telegram e Instagram.

Tags: galassieJames WebbJWSTmetallicitàSpettroscopiauniverso primordiale

Potrebbe interessarti anche questo:

Rappresentazione artistica delle nubi vorticose dell'esopianeta VHS 1256 b

Webb ha permesso di studiare le nuvole nell’atmosfera di un esopianeta lontano

Marzo 23, 2023
James Webb e pianeti extrasolari: l’epic fail dell’IA

James Webb e pianeti extrasolari: l’epic fail dell’IA

Marzo 21, 2023
Immagini di quattro galassie selezionate dalle prime osservazioni del programma COSMOS-Web NIRCam, che evidenziano la gamma di strutture che si possono trovare. In alto a sinistra c'è una galassia a spirale barrata. In alto a destra c'è un esempio di lente gravitazionale. In basso a sinistra c'è una galassia che mostra gusci di materiale, suggerendo che in passato si sia fusa con un'altra galassia. In basso a destra c'è una galassia a spirale barrata con diverse zone di formazione stellare attiva. Credits: COSMOS-Web/Kartaltepe, Casey, Franco, Larson, et al./RIT/UT Austin/IAP/CANDIDE.

Rilasciato il primo mosaico di immagini del progetto COSMOS-Web

Marzo 15, 2023
WR 124

Il Webb ha fotografato un fenomeno raro: il preludio di una supernova

Marzo 15, 2023
TianLin

TianLin, il futuro telescopio spaziale cinese da 40 tonnellate che caccerà esopianeti abitabili

Marzo 3, 2023
Buchi neri in rotta di collisione

Mirabilis, Elstir e Vinteuil: le galassie in fusione osservate da Chandra, con buchi neri in rotta di collisione

Febbraio 25, 2023
Prossimo Post
Dart LICIACube

I primi risultati scientifici a firma italiana della missione DART-LICIACube

Prima supernova

Catturati con la DECam i resti della prima supernova mai documentata

Gli articoli più letti della settimana

  • Immagine simulata del campo profondo di Roman che contiene centinaia di migliaia di galassie, rappresentando solo l'1,3 percento dell'indagine totale, che a sua volta è solo l'1 percento dell'indagine pianificata da Roman. Le galassie sono codificate a colori: quelle più rosse sono più lontane e quelle più bianche sono più vicine. Credits: M. Troxel e Caltech-IPAC/R. Male

    Ecco i risultati delle ultime simulazioni su cosa potrà fare il Roman Space Telescope

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Problemi in orbita per i primi Starlink V2 Mini

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Nei campioni dell’asteroide Ryugu c’è una molecola di RNA uracile

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0
  • Una semplice spiegazione alla strana orbita di ‘Oumuamua

    0 condivisioni
    Condividi 0 Tweet 0

Segui AstroSpace.it anche in:

Telegram LinkedIn Twitter Youtube

I nostri ultimi approfondimenti

James Webb e pianeti extrasolari: l’epic fail dell’IA

James Webb e pianeti extrasolari: l’epic fail dell’IA

Marzo 21, 2023
Immagine simulata del campo profondo di Roman che contiene centinaia di migliaia di galassie, rappresentando solo l'1,3 percento dell'indagine totale, che a sua volta è solo l'1 percento dell'indagine pianificata da Roman. Le galassie sono codificate a colori: quelle più rosse sono più lontane e quelle più bianche sono più vicine. Credits: M. Troxel e Caltech-IPAC/R. Male

Ecco i risultati delle ultime simulazioni su cosa potrà fare il Roman Space Telescope

Marzo 20, 2023
GuoWang, l’anti Starlink cinese da 13000 satelliti

GuoWang, l’anti Starlink cinese da 13000 satelliti

Marzo 14, 2023


News e approfondimenti di Astronautica e Aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace Srl.

info@astrospace.it 
www.astrospace.it

P.IVA: 04589880162

  • Privacy Policy
  • AstroSpace.it
  • Collabora
  • La redazione
  • Feed RSS
  • Newsletter

Abbonati

Entra in Astrospace Orbit per leggere gli articoli Premium di AstroSpace

ISCRIVITI ORA

©2022 Astrospace.it

Nessun risultato
Guarda tutti i risultati
  • Home
  • Agenzie Spaziali
    • NASA
    • Cina
    • ESA
  • Esplorazione spaziale
    • Speciale Artemis 1
    • ISS
    • Luna
    • Sistema solare
  • Space economy
    • SpaceX
    • Boeing
    • Blue Origin
    • Nuove imprese
    • Rocket Lab
    • Satelliti
  • Scienza
    • Astronomia e astrofisica
    • Fisica
  • Rubriche
    • Astrospace Newsletter
    • Le guide di Astrospace
    • Cronache marziane
    • Leggere lo Spazio
    • I progressi di Starship
    • Spazio d’Oriente
    • Interviste
  • Spazio Italiano
    • Spazio Blog
Orbit
Shop
  • Login
  • Registrati
  • Carrello

© 2022 Astrospace.it Info@astrospace.it - News e approfondimenti di astronautica e aerospazio. Astrospace.it è pubblicato da Astrospace srl P.IVA: 04589880162

Bentornato!

o

Accedi al tuo account qui sotto:

Password dimenticata? Registrati

Crea un Nuovo Account

o

Compila il modulo per registrarti

Acconsento ai termini di trattamento della Privacy.
Tutti i campi sono obbligatori. Accedi

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.

Accedi
Space Newsletter

Ogni settimana, alle 11:00 di sabato, le principali notizie ed eventi di space economy, tecnologie spaziali ed esplorazione umana dello spazio.

loader

Sei sicuro di voler sbloccare questo post?
Sblocca a sinistra : 0
Sei sicuro di voler annullare l'abbonamento?