Per la prima volta durante una missione, Rocket Lab “catturerà” il primo stadio dell’Electron a mezz’aria, grazie all’intervento di un elicottero. Si tratta di uno step a dir poco decisivo all’interno del programma di riusabilità dell’Electron. Perché ciò avvenga, Rocket Lab si servirà di un Sikorsky S-92, un elicottero medio biturbina solitamente utilizzato nel trasporto di oli e gas e nelle operazioni di trasporto e ricerca. Il lancio è attualmente previsto per il 22 aprile, nella notte italiana. Il lancio è attualmente programmato per il 3 maggio alle 00:35 italiane.
La prima missione di Rocket Lab con recupero del primo stadio sarà il lancio numero 24 dell’azienda e prende il nome di “There and back again“. A bordo dell’Electron si troveranno ben 36 satelliti di diverse aziende. Si tratta infatti di una missione di rideshare, in cui diversi satelliti dividono il prezzo di lancio di uno stesso lanciatore. L’Electron inoltre, avrà un aspetto particolare per questo lancio. Come si vede dall’immagine di copertina, Rocket Lab lo ha rivestito di uno strato di vernice protettiva aggiuntiva. Questa servirà per evitare un riscaldamento eccessivo durante la fase di discesa.
AuroraSat-1
Fra questi satelliti è degno di nota il AuroraSat-1 di Aurora Propulsion Technologies. Questo piccolo satellite è un dimostratore tecnologico per testare nuove capacità di propulsione in orbita e di rientro dallo spazio. Per i cubesat di piccole dimensioni, che non dispongono di un sistema propulsivo ad alte capacità (o addirittura non ne hanno uno) effettuare un rientro attivo dall’orbita è spesso impossibile. Questo provoca la creazione di molti rifiuti nello spazio al termine della vita operativa del satellite, anche se durano pochi anni, dato che rientrano spesso in modo automatico per via dell’attrito atmosferico.
AuroraSat-1 testerà due tecnologie in particolare. Il primo si chiama ARM-A ed è un tipo di propulsore chiamato “Resistojet”. Si tratta di un sistema di microplopulsione elettrica, la cui spinta è ottenuta espellendo un gas riscaldato ad alte temperature da una resistenza elettrica. In questo caso il fluido è un liquido a base acqua. Con questa tecnologia si ottengono piccole spinte, ma sufficienti per spostare un cubesat e permettendone il rientro in atmosfera.

Il secondo esperimento è chiamato APB ed è un sistema di frenamento realizzato con un sistema Tether. Il satellite proietta nello spazio un cavo, in questo caso un sistema di due cavi paralleli, caricati elettricamente. Un filo conduttore immerso nel campo magnetico a una velocità orbitale infatti, sviluppa un campo elettrico positivo in alto (quota maggiore) e negativo in basso.
Gli elettroni vengono raccolti in alto e vengono riemessi in basso, generando una corrente. Questa corrente, muovendosi nel campo elettrico crea una forza di Lorentz che si oppone al senso di moto del satellite, frenandolo. Maggiori dettagli su questa tecnologia si possono leggere qui.
Il particolare recupero di Rocket Lab
Il Sikorsky S-92 che vedremo in azione è lungo 20,8 m e alto 5,47 m, con una capacità al decollo di 12,837 kg. Ciascuno dei suoi due motori sviluppa una potenza di 1,870 kW, il ché lo rende particolarmente adatto al recupero di un razzo proveniente dallo spazio e impegnato in una brusca frenata. Parliamo, ovviamente, di un’operazione molto complessa e da eseguire con precisione certosina nei tempi e negli spazi perché sia di successo.

Nonostante Rocket Lab abbia già testato questa operazione con il Sikorsky S-92 utilizzando delle repliche dello stadio dell’Electron, farlo in una missione ufficiale è tutta un’altra storia. Ma cosa prevede il programma della missione di recupero?
- Circa un’ora prima del lift-off, il Sikorsky S-92 di Rocket Lab si dirigerà sulla zona prevista per la cattura, a circa 150 miglia nautiche dalla costa della Nuova Zelanda;
- A T+2:30 minuti dal lift-off, il primo ed il secondo stadio dell’Electron si separeranno. Il primo stadio inizierà la discesa verso la Terra raggiungendo una velocità di circa 8,300 km/h e una temperatura di circa 2,400 °C;
- Dopo il rilascio di un primo paracadute di frenata a un’altitudine di 13 km, verrà aperto anche il paracadute principale (a circa 6 km di altezza) per frenare ulteriormente lo stadio a circa 36 km/h;
- Una volta entrato nella zona di cattura, il primo stadio verrà raggiunto dal Sikorsky S-92 che lo catturerà agganciando un apposito uncino al paracadute stesso;
- Infine, una volta assicurato lo stadio all’elicottero, quest’ultimo si dirigerà verso terra, depositando lo stadio in un’apposita area. Non verrà quindi rilasciato sopra una nave, come originariamente ipotizzato e come si pensa possa avvenire in futuro.
Nel seguente video è presente un trailer del sistema di recupero, effettuato con i precedenti tentativi.
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