| On 2 anni ago

Nuova missione Rideshare di SpaceX con soli 40 satelliti

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La missione numero 12 di SpaceX per questo 2022 si è conclusa con successo, portando in orbita 40 satelliti. Il lancio è avvenuto dal complesso numero 40 di Cape Canaveral, con il Falcon 9 decollato alle 18:24 dell’1 aprile. Si tratta della quarta missione facente parte del programma Rideshare, che permette alle aziende di condividere il vettore per ridurre i costi del lancio. A causa dell’inflazione però, SpaceX si è vista costretta ad aumentare i prezzi del 10% per salire a bordo del Falcon 9. Ora un’azienda che volesse lanciare il proprio satellite, con una massa non superiore a 200 kg, dovrà sborsare 1.1 milioni di dollari.

La missione, denominata Transporter-4, attualmente è quella che ha visto l’arrivo in orbita del minor numero di satelliti dall’apertura del programma. Durante i precedenti lanci infatti l’azienda aveva trasportato prima 143 satelliti, poi 88 e successivamente altri 105.

A bordo del Falcon 9 vi erano diversi satelliti per l’osservazione della Terra e per le telecomunicazioni. Tra questi anche diversi cubesat di Swarm Technologies, azienda che di recente è stata acquisita dalla stessa SpaceX. Si è trattata della prima acquisizione di un’altra compagnia effettuata dall’azienda di Musk. Non vi sono state dichiarazioni da parte dell’azienda ma le possibili cause del lancio di “soli” 40 satelliti potrebbero essere due.

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I pochi passeggeri

SpaceX non ha divulgato la massa totale del carico arrivato oltre l’atmosfera e questo potrebbe essere uno dei fattori principali per l’esiguo numero di satelliti a bordo. Un satellite con una massa molto elevata infatti potrebbe aver costretto l’azienda a limitare il numero di partecipanti alla missione. Questo è necessario per non superare i limiti del Falcon 9 e permettere il rientro del primo stadio per recuperarlo e successivamente riutilizzarlo. Il satellite che potrebbe aver causato ciò è l’EnMAP (Environmental Mapping and Analysis Program) sviluppato dall’agenzia spaziale tedesca.

È stato posizionato in cima al dispenser di SpaceX e ha una massa di 980 kg. Il suo obbiettivo è ricavare immagini della Terra in 242 colori, un numero molto maggiore rispetti i classici 3 con cui vengono registrate (rosso, blue e verde). EnMAP sarebbe dovuto partire nel 2012 ma causa delle molte sfide tecnologiche ha dovuto attendere 10 anni.

Una seconda ipotesi, riguarda la recente rottura dei rapporti tra SpaceX e Spaceflight Inc., che si è vista inaspettatamente esclusa dai lanci. L’azienda di Musk ha preso questa decisione a seguito di problemi riscontrati sul trasportatore Sherpa di Spaceflight che avrebbe dovuto volare durante Transporter-3.

In quell’occasione lo Sherpa presentava problemi al sistema di propulsione, quindi SpaceX ha deciso di non ospitarne più a bordo del proprio Falcon 9. Questa comunicazione è arrivata a Spaceflight il 20 marzo e in breve tempo SpaceX non è riuscita a trovare dei sostituti.

Il Falcon 9 ha comunque portato in orbita 40 satelliti realizzati da diverse aziende e provenienti da varie parti del mondo. Tra questi vi è nuovamente il trasportatore dell’azienda italiana D-Orbit alla loro quinta missione. Il loro satellite, chiamato ION, che ha al suo interno diversi cubesat. Una volta separato dal secondo stadio del Falcon 9, ION utilizzerà i propri propulsori per andare a collocare i piccoli satelliti alla loro orbita operativa.

Lancio impegnativo per il Falcon 9 al settimo volo

Per Transporter-4 SpaceX ha deciso di utilizzare il Falcon 9 con numero di serie B1061, utilizzato in precedenza già sei volte. La sua prima missione ha visto l’arrivo in orbita del primo equipaggio di una missione di lunga durata a bordo della Dragon. Si trattava di Crew-1, partita a novembre 2020. Successivamente il B1061 si è ripetuto, spingendo oltre l’atmosfera anche gli astronauti di Crew-2.

La settima missione del B1061, Transporter-4, è stata molto più impegnativa delle precedenti, soprattutto per via delle manovre eseguite. Siccome l’orbita di destinazione è polare il secondo stadio doveva viaggiare verso sud. Il Falcon 9 però non poteva seguire fin da subito questa traiettoria per evitare di sorvolare la terraferma. Dopo la separazione, il secondo stadio ha dovuto eseguire una virata per poter raggiungere l’orbita di destinazione. Tale manovra richiede un grande dispendio di energia, e quindi carburante. Inoltre EnMAP deve raggiungere l’altezza di 650 km, una quota molto più alta rispetto quanto accaduto con altre missioni Rideshare.

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Il B1061 è riuscito comunque a svolgere il suo compito, atterrando successivamente sulla chiatta Just Read The Instructions. Il rientro è avvenuto dopo circa 10 minuti e mezzo dalla partenza, un tempo maggiore rispetto alle precedenti missioni. SpaceX quindi mantiene una media di un lancio ogni 7,5 giorni completando così la dodicesima missione in anticipo di quasi un mese rispetto quanto accaduto lo scorso anno.

Un 2022 più impegnativo del previsto

Inizialmente l’azienda aveva in programma 50 lanci per questo 2022 ma stando alle ultime dichiarazioni di Musk tale numero sarebbe aumentato. Ora SpaceX punta a effettuare 60 lanci in un solo anno a causa della grande richiesta di utilizzo dei suoi Falcon 9. Ciò è dovuto anche all’impossibilità di utilizzare i vettori Soyuz a causa delle sanzioni ricevute dalla Russia. Tra coloro rimasti a terra vi è anche OneWeb, che ha dovuto chiedere a SpaceX di poter utilizzare il suo Falcon 9.

Se SpaceX manterrà questo ritmo è difficile che riesca a raggiungere questo obbiettivo. L’azienda dovrebbe incrementare la produzione dei secondi stadi, velocizzare le operazioni di recupero dei Falcon 9 e utilizzarne di nuovi.

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