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Il James Webb ha fotografato la nebulosa Testa di Cavallo con una risoluzione senza precedenti

Mariasole Maglione di Mariasole Maglione
Aprile 29, 2024
in Agenzie Spaziali, Astronomia e astrofisica, ESA, NASA, News, Scienza
Close-up di un dettagli al di sopra della testa della nebulosa Testa di Cavallo, in una straordinaria immagine ottenuta con il telescopio spaziale James Webb. Credits: ESA/Webb, NASA, CSA, K. Misselt (Università dell'Arizona) e A. Abergel (IAS/Università Paris-Saclay, CNRS)

Close-up di un dettagli al di sopra della testa della nebulosa Testa di Cavallo, in una straordinaria immagine ottenuta con il telescopio spaziale James Webb. Credits: ESA/Webb, NASA, CSA, K. Misselt (Università dell'Arizona) e A. Abergel (IAS/Università Paris-Saclay, CNRS)

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La nebulosa Testa di Cavallo (HorseHead nebula, Barnard 33) è uno degli oggetti più caratteristici e conosciuti dei nostri cieli. Si trova a 1300 anni luce da qui nella costellazione di Orione, in particolare nel lato occidentale della nube molecolare Orione B, ed è costituita da ampie onde di polvere e gas, materiale in collasso che brilla perché illuminato da una vicina stella calda.

Questa regione è anche una delle più fotografate in assoluto, sia dagli amatori che dai telescopi a Terra e nello spazio. Una delle prime immagini del telescopio spaziale Euclid, pubblicate il 7 novembre 2023, rappresenta proprio la nebulosa Testa di Cavallo.

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Ora, il telescopio spaziale James Webb ha catturato le immagini a infrarossi più nitide fino ad oggi della nebulosa. La mostrano sotto una luce completamente nuova, evidenziandone la complessità con una risoluzione spaziale senza precedenti. La vista di Webb, in particolare, si concentra sul bordo illuminato della parte superiore della caratteristica struttura di polvere e gas della nebulosa. Ne tratteggia quindi caratteristiche e strutture mai apprezzate prima a questo livello di dettaglio.

Tre diverse viste della nebulosa Testa di Cavallo. A sinistra, un'immagine nel visibile e vicino infrarosso di Euclid. Al centro, una ripresa di Hubble nel vicino infrarosso. A destra, la foto di Webb nel vicino e medio infrarosso. Credits: ESA/NASA/CSA, Euclid Consortium, Hubble Heritage Team (AURA/STScI), K. Misselt, A. Abergel, M. Zamani, J.-C. Cuillandre
Tre diverse viste della nebulosa Testa di Cavallo. A sinistra, un’immagine nel visibile e vicino infrarosso di Euclid. Al centro, una ripresa di Hubble nel vicino infrarosso. A destra, la foto di Webb nel vicino infrarosso. Credits: ESA/NASA/CSA, Euclid Consortium, Hubble Heritage Team (AURA/STScI), K. Misselt, A. Abergel, M. Zamani, J.-C. Cuillandre

Il meccanismo di fotodissociazione nella nebulosa Testa di Cavallo

La nebulosa Testa di Cavallo è una nota regione di fotodissociazione (in inglese PhotoDissociation Region, PDR): la luce ultravioletta proveniente da stelle giovani e massicce crea un’area di gas prevalentemente neutro, in mezzo al gas completamente ionizzato che circonda le stelle massicce e le nubi in cui nascono. Questa radiazione ultravioletta influenza pesantemente la chimica del gas di queste regioni, e funge da principale fonte di calore.

Questo processo avviene dove il gas interstellare è abbastanza denso da rimanere neutro, ma non abbastanza denso da impedire la penetrazione della luce ultravioletta lontana delle stelle massicce. La luce emessa nelle PDR fornisce uno strumento unico per studiare i processi fisici e chimici che guidano l’evoluzione della materia interstellare nella nostra Galassia e in tutto l’Universo, dalla formazione delle prime stelle fino ai giorni nostri.

Grazie alla sua vicinanza a noi e alla sua struttura geometrica, la nebulosa Testa di Cavallo è un target ideale per gli scienziati per studiare la struttura delle PDR e l’evoluzione delle caratteristiche chimiche del gas e della polvere in questi ambienti. È considerato infatti uno dei migliori oggetti del cielo per studiare come la radiazione interagisce con la materia interstellare.

Sempre dettagli unici, grazie al Webb

Utilizzando gli strumenti MIRI (Mid InfraRed Instrument) e NIRCam (Near InfraRed Camera) del James Webb, i ricercatori hanno rivelato per la prima volta le strutture su piccola scala del bordo illuminato della Testa di Cavallo. Hanno inoltre rilevato una rete di strutture striate che si estendono perpendicolarmente alla PDR, e che contengono particelle di polvere e gas ionizzato trascinate dalla nebulosa.

Le osservazioni, in particolare l’altissimo livello di dettaglio a cui gli strumenti di Webb riescono ad arrivare, hanno inoltre consentito agli astronomi di studiare gli effetti dell’attenuazione e dell’emissione di polvere e di comprendere meglio la forma multidimensionale della nebulosa.

Dettaglio superiore della nebulosa Testa di Cavallo ottenuto nel medio infrarosso con MIRI (a sinistra) e nel vicino infrarosso con la NIRCam (a destra) di Webb. Sopra la nebulosa si vedono stelle e galassie lontane. Credits: ESA/Webb, NASA, CSA, K. Misselt (Università dell’Arizona) e A. Abergel (IAS/Università Paris-Saclay, CNRS)
Dettaglio superiore della nebulosa Testa di Cavallo ottenuto nel medio infrarosso con MIRI (a sinistra) e nel vicino infrarosso con la NIRCam (a destra) di Webb. Sopra la nebulosa si vedono stelle e galassie lontane. Credits: ESA/Webb, NASA, CSA, K. Misselt (Università dell’Arizona) e A. Abergel (IAS/Università Paris-Saclay, CNRS)

Gli astronomi hanno intenzione di analizzare ancora più a fondo i dati spettroscopici ottenuti sulla nebulosa, per evidenziare l’evoluzione delle proprietà fisiche e chimiche del materiale osservato.

Lo studio che presenta questi risultati, accettato per la pubblicazione in Astronomy & Astrophysics, è reperibile qui in versione pre-print.

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Tags: infrarossoJames WebbJames Webb Space TelescopeNebulosaTelescopio spazialeTesta di Cavallo

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