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D-Orbit UK ed Esa firmano un contratto per lo sviluppo di un “Deorbit Kit” per satelliti

D-Orbit UK ha firmato un contratto con ESA per lo sviluppo di un particolare "Deorbit Kit" autonomo a bordo di veicoli spaziali di qualsivoglia misura. Questo Kit permetterebbe, ai veicoli così come ai satelliti, operazioni di rientro controllato cruciali nella lotta al problema dei detriti spaziali.

Francesco Durante di Francesco Durante
Settembre 9, 2021
in Agenzie Spaziali, ESA, News, Spazio Italiano, Startup Italiane
Un render di ION Credits: © D-Orbit SpA.

Un render di ION Credits: © D-Orbit

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D-Orbit UK ha firmato un contratto con ESA dal vaore di 2,197 milioni di euro all’interno del progetto Space Safety Programme dell’Agenzia Spaziale Europea. Gli obiettivi del contratto sono sviluppo e dimostrazione in-orbit di un cosiddetto “Deorbit Kit”. Quest’ultimo permetterebbe ai veicoli spaziali di qualsiasi grandezza di operare manovre propulsive di disattivazione e deorbit autonomo.

Il “Deorbit Kit”

Il “Deorbit Kit” sopra citato non è altro che una suite di apparecchiature autonome progettato su misura per veicoli spaziali dal più piccolo al più grande. Esso consentirebbe manovre propulsive di disattivazione e operazioni di deorbit quando il veicolo si trova al termine della sua vita operativa. Il Kit entrerebbe in funzione anche nel caso di guasti o imprevisti che comporterebbero la permanenza in orbita del satellite come rifiuto spaziale. 

La particolarità sta quindi nel fatto che queste manovre avverrebbero anche con i sistemi fuori controllo, in maniera del tutto autonoma. Il “Deorbit Kit” verrà inizialmente installato su un adattatore per payload utilizzato sul vettore Vega: il VESPA (Vega Secondary Payload Adapter). Apparati come questo sono solitamente lasciati in un’orbita di smaltimento graduale ma rappresentano comunque un contributo alla crescita dei detriti spaziali. Il Kit verrà installato prima del lancio, per poi operare una manovra di rientro su una specifica area disabitata. Tutto ciò avverrà ovviamente dopo il rilascio del payload da parte del vettore.

Il Deorbit Kit costituisce un ulteriore passo in avanti nello sviluppo dell’ecosistema di in-orbit servicing e logistica dell’azienda italiana, che già gestisce servizi di trasporto con il servizio ION. Questo contratto è inoltre un altro importante segnale di quanto l’ESA faccia sempre più attenzione al problema dei rifiuti e detriti spaziali. A fine 2020 l’ESA aveva già finanziato la prima missione della Startup svizzera ClearSpace, con l’obiettivo di recuperare e deorbitare sempre un ultimo stadio di un vettore Vega.

Il satellite Proba-V lanciato nel 2013 sulla cima di un VESPA (VEga Secondary Payload Adapter). Credits: ESA/Avio.
Il satellite Proba-V lanciato nel 2013 sulla cima di un VESPA (VEga Secondary Payload Adapter). Credits: ESA/Avio.

Applicazioni future

D-Orbit guiderà un consorzio per lo sviluppo del “Deorbit Kit”. A darle manforte ci saranno Airbus Defence and Space, ArianeGroup, GMV Innovating Solutions e Optimal Structural Solution. Sia il Kit che il know-how dietro la progettazione di quest’apparecchiatura innovativa saranno di grande aiuto anche in futuro. L’idea è di utilizzarli per un concept di missioni di rimozione dei detriti spaziali future. Ciò potrebbe avvenire potendo contare su un’installazione in-orbit, direttamente su satelliti che hanno ormai smesso di operare. Come affermato dal CEO di D-Orbit, Luca Rossettini, il primo prodotto lanciato dall’azienda ormai tempo addietro fu proprio un sistema di disattivazione. Oggi si parte proprio da lì per arrivare a un dispositivo in grado di farci guardare al problema dei detriti spaziali con più ottimismo.

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Tags: D-Orbitdetriti spazialiESANewsSpace DebrisSpazio italiano

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