Si chiama YSES 2b il curioso pianeta gassoso oggetto della ricerca degli astronomi olandesi. Situato a 360 anni luce dalla Terra, possiede una massa 6 volte maggiore di quella di Giove, il pianeta più grande del nostro Sistema Solare. La sua posizione rispetto alla sua giovane stella equivale a 110 volte la distanza Sole-Terra.
L’immagine diretta di YSES 2b
La fotografia di YSES 2b è stata ottenuta grazie a SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch), lo spettrografo del Very Large Telescope (VLT) situato in Cile. Nell’immagine riportata qui sotto, si possono osservare la stella centrale del sistema, definita da una corona luminosa, e il pianeta gassoso, un punto luminoso in basso a destra. La stella è stata osservata attraverso l’uso del coronografo, uno strumento che elimina dal piano focale del telescopio la luce diffusa e difratta della stella, permettendo così di osservare i pianeti in orbita attorno ad essa.
Ciò che ha sorpreso il team di ricerca è la posizione di questo esopianeta, in disaccordo con il modello teorico odierno. Ad aver guidato la sua formazione possono essere stati tre diversi fenomeni: l’accrescimento del nucleo centrale, l’instabilità gravitazionale del disco planetario da cui si evolve o la migrazione. Nel primo caso, la massa, per essere in accordo con la teoria, doveva essere minore; la seconda ipotesi, invece, prevede un pianeta più massiccio. L’ultimo caso necessita della presenza di un altro pianeta, la cui interazione gravitazionale causa la migrazione di YSES 2b verso l’esterno del sistema, giustificandone quindi la posizione. Questo possibile nuovo protagonista però deve ancora essere trovato.
Chi è SPHERE?
Il numero di esopianeti scoperti continua a crescere a dismisura. Di questi però non sono molti quelli osservati in maniera diretta. Le difficoltà sono svariate, prima tra tutte la luminosità della stella attorno a cui orbitano. Sfruttando il coronografo e la tecnica nota col nome immagine differenziale, SPHERE è in grado di studiare cosa accade nei paraggi della stella e, quindi, scoprire dei nuovi pianeti! La tecnica citata sfrutta le differenze di polarizzazione, la direzione di oscillazione dell’onda, della la luce emessa dal disco planetario e della stella stessa.
Lo spettrografo SPHERE è quindi un potente cacciatore di pianeti, che sfrutta il metodo delle immagini dirette. Il suo contributo sta diventando sempre più rilevante nella ricerca degli esopianeti, non solo per la loro individuazione ma anche per l’analisi dei sistemi planetari che costituiscono.
Lo studio dei giganti gassosi extrasolari è fondamentale per poter migliorare il modello teorico in uso. Questa tipologia di mondi, noti come pianeti gioviani, vengono spesso osservati a distanze molto ravvicinate alla stella, ottenendo appunto la definizione di pianeti gioviani caldi. La presenza di un esopianeta di questo tipo così lontano dalla stella centrale e così massiccio implica qualche processo ancora sconosciuto oppure la presenza di un secondo oggetto in orbita. Per comprendere i meccanismi del cosmo c’è ancora molta strada da fare… e una miriade di esopianeti da osservare!
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