La Cina ha finalmente il suo spazioplano, probabilmente funzionate e forse molto simile all’americano X-37B. Il 4 settembre la Cina ha infatti lanciato in orbita il suo primo spazioplano, rientrato a terra dopo soli due giorni. Al di là dell’opacità del progetto, il risultato ottenuto da Pechino è molto importante per il programma spaziale cinese, tuttavia rimane molta incertezza sul fine ultimo di tale tecnologia.
Da una prospettiva squisitamente geopolitica ottenere uno spazioplano è significativo in quanto segna l’entrata della Cina in un ristrettissimo club. Questo avviene a pochi mesi da un altro evento degno di nota, ossia la prima missione interplanetaria verso Marte, Tianwen-1, di cui abbiamo parlato ampiamente qui.
Nei prossimi mesi sarà interessante seguire se a tutte queste mosse vi sarà una risposta formale da parte delle altre nazioni, magari con un aumento dei budget delle rispettive “space force”. In questo primo articolo della nuova stagione di Spazio d’Oriente cercheremo di ripercorre i passi storici dietro al primo spazioplano cinese, una storia fatta di incertezze, ripensamenti e tecnologie troppo acerbe. Oltre a questo proveremo a dare uno sguardo alle prossime mosse in questo settore, che sta per aprirsi a iniziative di tipo commerciale.
Il piano 863, il primo tentativo
Il primo tentativo cinese di costruire uno spazioplano risale agli anni ottanta, un periodo nel quale ogni grande potenza economica aveva o stava sviluppando un proprio spazioplano partendo dall’idea dello space shuttle. Alla fine di questo decennio gli unici vecioli perfettamente funzionanti erano il già citato shuttle e il Buran sovietico, il quale però non divenne mai operativo a causa della cancellazione del progetto. Nello stesso periodo l’Europa inizio lo sviluppo di un proprio spazioplano chiamato “Hermes”, anche il Giappone si cimentò nella progettazione di uno spazioplano con “HOPE-X”. Entrambi questi progetti furono cancellati per motivi politici e di budget.
In questo contesto storico la Cina selezionò due prime idee di spazioplani da sviluppare nel piano 863, il cui numero: 86/3 rappresenta marzo 1986 nella lettura cinese delle date. In questa data ebbe infatti inizio il piano che includeva lo sviluppo di molteplici progetti ritenuti strategici dal governo cinese. Fra questi vi era un progetto identificato con 863-204 il cui obiettivo era creare il primo veicolo cinese per il trasporto umano nello spazio.
Inizialmente furono inviate 11 proposte, di queste 6 vennero selezionate dalla commissione di esperti del piano 863 per una fase di studio più avanzata. Di queste ben quattro erano spazioplani con diversi design, alcuni più simili allo shuttle ed altri decisamente avveniristici come H-2 e V-2. Al fine di non appesantire eccessivamente questo articolo, vi rimandiamo ad un altro in cui il lettore più curioso potrà trovare una descrizione approfondita di questi quattro spazioplani.
Nel 1988 vennero accantonati i due precedentemente citati H-2 e V-2, più estremi in termini di design. Stessa sorte toccò nel 1990 anche agli altri due spazioplani più simili al design dello Shuttle americano. Interessante notare che uno dei due spazioplani non fu mai formalmente cancellato, ossia Tinjiao-1 che venne probabilmente dimenticato se non riprogettato per un altro programma come ad esempio Shenlong, di cui parleremo più avanti.
Alla fine dalla “competizione” interna a questo progetto vinse un approccio più tradizionale, ossia la capsula balistica che diventò poi il progetto 921 nel 1992, oggi nota come Shenzou. Tuttavia è bene osservare che il progetto 921 non rientrava nel piano 863 per un motivo squisitamente politico. Infatti l’allora presiedente Deng Xiaoping non fu convinto da nessuno dei progetti, a causa della loro natura a lungo termine. Pertanto erano inutili secondo le ambizioni più pragmatiche di Deng. Si stimavano 10 anni di sviluppo per una capsula balistica e oltre 25 per uno spazioplano.
Tuttavia all’alba del 1989 Deng iniziò a lasciare la scena politica cinese dimettendosi per prima cosa da presidente del comitato centrale militare. Grazie a questo, l’aeronautica dell’esercito di liberazione cinese promosse lo sviluppo di una capsula balistica, ufficialmente formalizzata nel 1992 con l’approvazione del primo ministro della Cina Li Peng.
Una roadmap verso Shenlong
Con l’avvento della Shenzou si conclude la prima stagione di attivo interesse negli spazioplani da parte della Cina o almeno questo sappiamo dalle informazioni note. Tuttavia nel 2006, all’IAC di Siviglia, apparve una roadmap della CALT (China Academy of Launch Vehicle Technology) nella quale si illustravano i prossimi passi verso nuovi spazioplani cinesi. Divisa in 3 grandi fasi, la roadmap presentava un primo veicolo come concettualmente simile allo shuttle pronto in 15 anni, tale proposta assomigliava molto a due nel piano 863: ossia Tianjiao-1 e Chang Cheng-1. Questo ipotetico veicolo sarebbe stato lanciato a bordo di un Lunga Marcia 5 che all’epoca della pubblicazione di questa roadmap era ancora in uno stato di sviluppo embrionale. Tuttavia oggi sembrerebbe che questa ipotesi temporaneamente scartata visto che il LM-5 ha recentemente lanciato un’altra capsula per il trasporto umano di tipo balistico, strategica per le ambizioni lunari e LEO di Pechino.
Nel secondo step della roadmap si sarebbe arrivati ad un veicolo composto di due stadi in cui sia il decollo che l’atterraggio sarebbero stati fatti in posizione orizzontale, quindi simile all’H-2. L’ultimo passo sarebbe stato il raggiungimento di un cosiddetto e molto ambizioso SSTO (single stage to orbit), ossia un unico veicolo senza stadi che avrebbe compiuto rientro e decollo in posizione orizzontale.
Questa roadmap ravvivava un chiaro e nuovo interesse verso gli spazioplani da parte di Pechino, tuttavia ad oggi non è possibile dire con certezza se sia attivamente proseguita o semplicemente accantonata. Nonostante l’incertezza, c’è un progetto decisamente più concreto che potrebbe rientrare nella roadmap proposta nel 2006: Shenlong. Traducibile come “drago divino”, Shenlong è essenzialmente noto per una sua foto circolata nel 2007 in cui è posto sotto ad un’ala di un bombardiere Xian H6.

Il modello in questa foto era sicuramente un dimostratore tecnologico, tuttavia destò molto interesse la maturità di tale progetto, che rappresentava il primo vero sviluppo fisico di uno spazioplano cinese. In questo caso Shenlong era decisamente più modesto delle proposte nel piano 863 avvicinandosi molto ad un X-37B in termini di design e dimensioni. Oltre a questo, diverse voci segnalarono che tra 2010 e 2011 si svolsero diversi test suborbitali e atmosferici dello Shenlong, tuttavia non è mai stato confermato da nessuna analisi e fonte attendibile. Ad oggi lo stato di tale progetto rimane avvolto nel mistero. Possiamo quindi dire che l’ormai famoso spazioplano lanciato questo mese potrebbe tranquillamente essere la prima versione orbitale di Shenlong.
Lo stato delle ricerca attuale
All’alba del 2020 si pensava che la Cina stesse abbandonando lo sviluppo di uno spaziolano, tuttavia i fatti hanno smentito questa ipotesi. La tesi della rinuncia era abbastanza condivisa visti i recenti interessi di Pechino nei cosiddetti VTVL (vertical take off vertical landing) ossia quei veicoli il cui lancio e rientro avviene verticale. Tale interesse deriva dalla scia di successi ottenuti da SpaceX con il Falcon 9, che ha sicuramente influenzato l’industria aerospaziale americana e presto anche quella europea.
Nel 2019 emerse invece un video della CASC in cui in una galleria del vento avveniva il distacco in un modello in scala di uno spazioplano a due stadi. Anche in questo caso non è per nulla chiaro se tale modello rientri in un progetto concreto in fase di sviluppo oppure sia solo un concept di natura meramente accademica.

Con il lancio di uno spazioplano lo scorso mese Pechino ha finalmente raggiunto un primo risultato concreto nello sviluppo di questo genere di veicolo. Come abbiamo visto, il lavoro dietro a questo risultato è frutto di una lunga e travagliata ricerca che è passata da design molto eccentrici, ai più collaudati. Nonostante tutto questo percorso non è però ancora chiaro quale spazioplano è stato lanciato ad inizio settembre. La corsa di Pechino per gli spazioplani è però solo all’alba e sicuramente verrà seguita sempre con maggiore attenzione. Speriamo di poterne sapere presto di più.
Spazio D’Oriente viene pubblicato ogni Martedì sera ed è una rubrica progettata e scritta da Nicolò Bagno.
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