Alle 07:00 di questa mattina (4 settembre), in maniera abbastanza inaspettata, la Cina ha lanciato un vettore Lunga Marcia 2F (LM-2F) dallo spazioporto di Jiunquan, con a bordo uno spazioplano. Il lancio non era stato annunciato ufficialmente e si è capito che il carico sarebbe stato uno spazioplano solamente ieri, quando il razzo è stato alzato sulla rampa.
Attualmente si conosce solo l’orbita di destinazione (332 x 348 km x 50.2°), non l’aspetto, ne lo scopo di questo mezzo, il che lascia supporre che si tratti di un veicolo militare, analogo (forse solo per lo scopo) al X-37B statunitense.
L’avvenimento di oggi non è totalmente inatteso, diversi leak suggerivano il lancio di tale oggetto, sopratutto in base ai NOTAM (permessi di lancio) diffusi. In aggiunta a questo, lo scorso novembre si era discusso molto del lancio di un futuro spazioplano a bordo proprio di un LM-2F. Altra conferma indiretta era il fatto che da diverso tempo nei pressi di Jiunquan si erano fatti dei lavori al pad del LM-2F per poterlo adattare a qualcosa di diverso dalla capsula Shenzhou. Qualcosa di più grande e che richiedesse un fairing opportuno, almeno questa era la speculazione maggiormente accreditata.
AGGIORNAMENTO: Lo spazioplano è tornato a Terra nella mattina di oggi, 6 settembre, rimanendo in orbita solo 2 giorni. Non sono ancora pervenute immagini, complice un rientro effettuato di notte. Appena saranno disponibili immagini (se lo saranno) le pubblicheremo qui e sul canale Telegram di Astrospace.it.
Come già detto, la natura di questo spazioplano attualmente più accreditata è che si tratti di una “copia” dell’X-37B. Non quindi un mezzo per il trasporto umano ma solo un veicolo di test e di sperimentazione. Subito dopo il lancio è stata infatti rilasciata un’unica comunicazione ufficiale, che dichiarava:
Lo “spacecraft” di test sarà in orbita per un certo periodo di tempo prima di tornare al sito di atterraggio programmato. Durante questo periodo, il veicolo testerà la tecnologia riutilizzabile come pianificato, per fornire supporto tecnico all’uso pacifico dello spazio.
Xinhua News.
Al fine di comprende meglio le intenzioni cinesi con questo tipo di mezzi, è utile dare uno sguardo ad alcuni progetti passati, anche per capire come gli interessi cinesi per questa tecnologia non siano affatto una novità.
Tanti progetti, tutti cancellati
I primi progetti di uno spazioplano in Cina risalgono agli anni ottanta, all’interno del piano 863, il cui numero identificativo deriva da 86/3, ossia marzo 1986, la data in cui sarebbe iniziato il progetto. Con questo programma, la Cina intendeva dare un forte impulso alla ricerca di nuove tecnologie in diversi ambiti ritenuti strategici per lo sviluppo del paese.
All’interno di questo piano, c’era anche l’obbiettivo di creare un veicolo spaziale per il trasporto umano, tale progetto era identificato con 863-204. Fu così che in questo contesto emersero 6 diverse proposte per dare alla Cina la possibilità di mandare umani nello spazio. Tra le proposte vi era una capsula dall’approccio “tradizionale” e ben quattro spazioplani. Due di essi seguivano un design abbastanza familiare, simile a Shuttle e Buran ed erano chiamati Tianjiao-1 e Chang Cheng-1. Gli altri due progetti erano V-2 e H-2 il cui design era decisamente più ardito dei precedenti citati.
Tianjiao-1
Traducibile come “primo nello spazio 1”, Tianjiao rappresenta senza ombra di dubbio la proposta più simile al design dello Space Shuttle anche se in scala ridotta. Infatti l’altezza di tale veicolo è circa la metà della controparte americana. Paragone simile anche per la massa che è stimata ad un quarto dello shuttle.
La maggiore differenza di design sta nel profilo alare. Rispetto allo shuttle, le punte dello spazioplano cinese sono rivolte verso l’alto. Tianjiao-1 non presenta alcun motore ed infatti, nel design iniziale era previsto che raggiungesse l’orbita con tre booster, in cui i due laterali potevano essere più piccoli del core centrale.
Nonostante le ridotte dimensioni, questo spazioplano prevedeva una capacità massima di tre persone e circa 2-3 tonnellate cargo in orbita bassa terrestre.
Chang Cheng-1
Chang Cheng-1 o “grande muraglia-1” è molto simile al precedente progetto e attinge a piene mani dal design dello shuttle. In questo caso però si tratta di un veicolo molto più grande del Tianjiao-1 poiché le dimensioni sono 24.7 metri in altezza per un’apertura alare di 14 metri. Nel complesso Chang Chang è circa 2/3 dello Shuttle-Buran.
Da un punto di vista aerodinamico Chang Cheng-1 presente delle differenze più mercate rispetto allo shuttle, mancano infatti la coda e due stabilizzatori sull’estremità dell’ala. Questo spazioplano è anche munito di un motore jet per il volo a basse velocità.
Come per Tianjio, Chang Chang-1 avrebbe dovuto raggiungere l’orbita con un lanciatore a tre booster, in questo caso derivati dalla famiglia Lunga Marcia e quindi con il “famoso” mix idrazina-Teatraossido di azoto.
In totale la massa alla partenza di Chang Chang-1 sarebbe stata di 32 tonnellate, e avrebbe portato 5 taikonauti in orbita terrestre. Una versione cargo sarebbe arrivata a trasportare fino a 5 tonnellate in LEO.
V-2
Con il V-2 si passa a una delle due proposte più estreme in quanto a design (almeno per l’epoca) e forse anche la più interessante. Il V2 rappresenta infatti la proposta più innovativa mai fatta nel corso della storia dell’industria aerospaziale cinese. Come per gli altri due veicoli, il design parte dallo Shuttle, tuttavia in questo caso vengono prese delle pieghe di originalità uniche.
Il veicolo si compone di due elementi, l’orbiter e uno “shuttle”, nel vero senso della parola. Quest’ultimo elemento avrebbe svolto il ruolo che i booster a propellente solido svolgono sullo shuttle. Ciò che differenzia questo stadio dall’archittettura americana è il riutilizzo completo di questo elemento. Essendo anch’esso uno spazioplano, dopo aver portato all’altezza desiderata l’orbiter, esso si sarebbe distaccato per poi atterrare su una pista. Quest’ultima caratteristica avrebbe reso il V-2 il primo sistema di lancio completamente riutilizzabile. Più che uno spazioplano questa componente sarebbe quindi stata un “trasportatore”.
Il V-2 presenta dei motori a miscela kerosene-ossigeno nello stadio “shuttle” mentre la miscela idrogeno-ossigeno nell’orbiter, il quale dopo il distacco avrebbe continuato il volo. Nel design dell’orbiter c’è anche un involucro lungo circa 20 metri e 3 metri in diametro, nel quale sarebbero stati probabilmente ospitati i taikonauti o cargo. In totale il V-2 sarebbe stato grande quando uno space shuttle.
H-2
Quest’ultima posposta è probabilmente la più strana tra quelle presenti nel piano 863. In questo caso il veicolo sarebbe stato di dimensioni enormi oltre che completamente riutilizzabile.
Composto da due stadi, H-2 sarebbe decollato orizzontalmente per sfuttare a pieno tutti i motori presenti sul primo stadio lungo 85 metri e dall’apertura alare di 36. Una volta arrivato a mach 2, sarebbe entrato in gioco un motore scramjet alimentato da idrogeno liquido, per poi arrivare a regime ipersonico. Arrivato a tali velocità, il primo stadio si sarebbe staccato per poi atterare su una pista. L’orbiter avrebbe invece continuato il proprio viaggio verso lo spazio, propulso da quattro motori a idrogeno-ossigeno liquido.
Nonostante le dimissioni colossali, l’H-2 sarebbe stato limitato ad orbita massima di 500km e non più di 6 tonnellate cargo, numero decisamente basso se confrontato con le 30 tonnellate dello spazzolano americano.
Come andò a finire
Nonostante le brillanti proposte, la commissione per il piano 863 accantonò quasi subito (nel 1988) i progetti del V-2 e H-2, ritenuti troppo ambiziosi per le capacità tecniche della Cina di allora. Tianjio e Chang Chang rimasero nel dibattito fino al 1990. In quell’anno vennero anch’essi abbandonati in favore di una più tradizionale capsula che diventò poi il progetto 921 oggi nota come Shenzhou.
Con il lancio di oggi si è forse aperta una nuova strada per gli spazioplani cinesi, e per le tecnologie riutilizzabili. Appena tornerà a terra questo veicolo forse sapremo di più, sia sulla sua forma che sul suo scopo. Nel frattempo sono ancora molti i progetti di spazioplani cinesi di cui parlare, e chissà, potrebbe essere un buon modo per iniziare la seconda stagione di Spazio d’Oriente. Magari proprio la prossima settimana.
Continua a seguire Astrospace.it sul canale Telegram e sulla pagina Facebook. Non perderti nessuno dei nostri articoli e aggiornamenti sul settore aerospaziale e dell’esplorazione dello spazio.