Rocket Lab ha appena comunicato la data di lancio della loro prossima missione. Dopo una pausa di più di 4 mesi l’11 giugno partirà il dodicesimo Electron dalla rampa in Nuova Zelanda. La missione si chiamerà “Don’t Stop me now” e porterà in orbita alcuni micro satelliti, alcuni per clienti privati e altri per l’NRO (National Reconnaissance Office). Questo è un’ufficio del dipartimento della difesa americano che si occupa di gestire tutti i satelliti militari degli USA.
L’azienda ha concluso il 2019 in grande crescita e lo stop di questo inizio 2020 ha costretto a rimandare molti nuovi progetti. Era previsto per la prima metà di quest’anno il primo lancio dalla seconda rampa gestita da Rocket Lab, situata dall’altra parte del mondo, in Virginia (USA). Nel frattempo, già dallo scorso autunno sono iniziati i lavori ad una terza rampa, situata nello stesso spazioporto della prima, in Nuova Zelanda. Di questa non è ancora chiaro quando ci sarà il primo utilizzo ma la sola esistenza di tre rampe non lascia dubbi sulle ambizioni di Rocket Lab.

Credits: Peter Beck.
Sempre per l’inizio del 2020 era anche previsto un ulteriore test sul sistema di recupero del primo stadio del razzo Electron. Questo particolare vettore, unico nel suo genere, possiede 9 motori Rutherford ideati e costruiti internamente all’azienda. Essi sono parzialmente stampati in 3d e possiedono una caratteristica unica, da cui deriva anche il nome del razzo. Le pompe che immettono il combustibile pressurizzato nel motore, sono alimentate con dei motori elettrici.
Il recupero del primo stadio permetterebbe quindi all’azienda di recuperare questi motori, e riutilizzarli. Il sistema di recupero non sarà come quello di SpaceX. Il primo stadio aprirà un paracadute che sarà poi catturato da un elicottero. Durante questa prossima missione non verrà però ancora effettuato nessun test di recupero.

Credits: Rocket Lab.
Don’t Stop me now
La prima missione dell’azienda dopo l’emergenza sanitaria globale, ha un nome dal grande significato. Ognuno degli undici lancio finora eseguiti è stato infatti denominato con una frase di qualche parole, che riassumesse, in chiave simbolica, lo scopo della missione.
Don’t Stop me now porterà in orbita diversi microsatelliti. Uno di questi si chiama ANDESITE (Ad-Hoc Network Demonstration for Extended Satellite-Based Inquiry and Other Team Endeavors) costruito dall’Università di Boston. E’ un piccolo satellite dimostrativo e servirà a condurre un particolare studio sul campo magnetico terrestre. Una volta in orbita il satellite effettuerà misurazioni della magnetosfera terrestre e rilascerà altri otto pico-satelliti. Questi si allontaneranno e faranno al loro volta delle misurazioni della corrente elettrica che attraversa quegli alti strati dell’atmosfera.
A bordo dell’Electron ci saranno anche tre piccoli satelliti dell’NRO, il cui scopo e funzionamento non è ovviamente stato reso pubblico. Per finire ci sarà un ultimo carico, chiamato M2 Pathfinder. Questo satellite è stato costruito tramite una collaborazione fra l’Università del New South Wales (UNSW), il Canberra Space e il governo australiano. M2 testerà alcune architetture di telecomunicazioni per futuri satelliti in quest’ambito del governo australiano.
La missione è stata chiamata “Non fermiamoci ora” anche per commemorare Scott Smith, membro del consiglio di amministrazione di Rocket Lab recentemente scomparso. La partenza è prevista l’11 giugno all’interno di una finestra di lancio aperta alle 6:43 e chiusa alle 8:32 (orari italiani).