L’incidente di Intelsat 708 di cui abbiamo parlato qui, è stato lo spartiacque della condivisione di tecnologica aerospaziali tra USA e Cina. Terminate le relazione sul fronte americano alla fine degli anni ’90, Pechino si allora rivolta ad un occidente più vicino per acquisire più Know-how possibile. Oggi infatti vediamo come la Cina abbia sfruttato la collaborazione con l’Europa per costruire la propria costellazione di satelliti per la navigazione satellitare: BeiDou.
Il sistema di posizionamento e navigazione cinese BeiDou ha una storia molto più breve rispetto ad altri progetti dello stesso genere. Tuttavia è però uno dei sistemi più precisi. Conoscendo bene l’industria aerospaziale è difficile credere ai “miracoli” e questo vantaggio del sistema cinese è possibile giustificarlo.
Come abbiamo già discusso in una delle scorse puntate, la necessità di militarizzare lo spazio, è per Pechino una questione importante. Possedere un proprio sistema di posizionamento e navigazione permette all’ esercito cinese (PLA) di coordinarsi e gestire missili di precisione potenzialmente in tutto il mondo. Prima di BeiDou il PLA faceva affidamento ai servizi gratuiti del GPS americano. Quest’ultimo, essendo controllato dall’Air Force, poteva essere selettivamente rimosso dall’area cinese. Inoltre l’accuratezza del GPS è nell’ordine di qualche metro per i servizi civili e centimetri per l’impiego militare, quest’ultimo esclusivo dell’esercito americano.
Il progetto BeiDou navigation satellite system (BDS) nasce sul finire degli anni novanta, inizialmente come sistema militare e con una copertura regionale della sola Cina. La prima fase di questa costellazione (dal 2000 al 2006) era composta di tre satelliti operativi più uno di backup. Al fine di limitare il numero di satelliti, si optò per l’utilizzo dell’orbita geostazionaria anzichè della più alta MEO. Parallelamente a questo primissimo progetto, la Cina si mosse verso un sistema di copertura globale in cooperazione con l’europa: il sistema GALILEO.
“Un pasaggio dall’europa”
Lo storia dietro alla collaborazione cinese a GALILEO è molto interessante, poiché permette di apprezzare l’aggressivo sforzo politico cinese di “fill the gap”. In particolare del gap tecnologico nel settore aerospaziale rispetto all’occidente. Questo è un tassello importante per l’obiettivo cardine di Pechino: sfilare il primato di leader economico mondiale agli USA.
La Cina, partecipando al programma GALILEO, ambiva ad ampliare le proprie conoscenze nell’ambito della complessa tecnologia satellitare per poi costruire la propria costellazione con copertura globale. La conferma di questo piano, che non era stato reso pubblico, arriva da una lunga inchiesta condotta da D. Lague per Reuters.
Pechino inizia a collaborare al progetto GALILEO con un investimento di oltre 200 milioni di euro. L’entrata del partner cinese fu vista in modo positivo a fronte dei numerosi ritardi di cui GALILEO soffriva già all’epoca. Da parte europea c’era infatti la speranza di espandere l’uso commerciale di GALILEO anche in Cina. Al fine di fornire anche diverse tecnologie chiave, Pechino istituì la China Galileo Insutries composta da importanti enti statali come CAST e CASC.
Questi ultimi due cotractor sono fortemente legati all’esercito cinese (PLA) e lavorano attivamente con la strategic support force di cui abbiamo parlato qui. A posteriori, appare evidente che l’Europa commise un grave errore di valutazione nella collaborazione con il partner cinese. Non considerò infatti la volontà di Pechino di costruire una rete per uso militare.
Le tecnologie acquisite e il distacco
Capire quanta tecnologia e esperienza sia stata “acquisita” da Pechino, è forse uno degli aspetti più difficili. Tuttavia nell’inchiesta condotta da Laugue, si fa riferimento a un discreto numero di tecnologie fondamentali:
“…i progetti includevano un’ampia gamma di tecnologie: sviluppo correlato all’interferenza dei segnali nella ionosfera; posizionamento satellitare mediante laser; misurazione e previsione dei percorsi orbitali; test di ricevitori terrestri; e funzioni di ricerca e salvataggio.”
In questo caso è importante precisare che parliamo di fonti Reuters, quindi di un’agenzia privata. Infatte le diverse istituzioni europee coinvolte nel progetto non hanno mai commentato più di tanto questo aspetto.
Dopo aver speso tutti i fondi previsti dai contratti europei sul territorio Cinese, i vari contractors asiatici mantennero anche il controllo di hardaware e proprietà intellettuali. Oltre a questa prima tensione, si aggiunse la volontà cinese di usare delle frequenze miliatari per BeiDou simili a quelle che bruxxeles intendeva adoperare per i servizi governativi di GALILEO. Dopo tutto questo la Cina si staccò definitivamente dal progetto, ed è a quel punto che fu chiaro anche per l’Europa che Pechino intendeva usare BeiDou per competere commercialmente contro GALILEO.
Sempre secondo fonti reuters, la Cina avrebbe provato anche ad acquistare degli orologi atomici dall’EADS, fallendo. Tuttavia tra il 2003 e il 2007 entrò in possesso di 20 orologi atomici al rubidio tramite l’acquisto di un produttore svizzero oggi noto come SpectraTime. Partendo da questi orologi, tramite ingegneria inversa, risulta plasubile ritenere che Pechino abbia implementato con successo questa tecnlogia sui satelliti BeiDou attualmente in funzione. A conferma di questo fatto, un articolo del China News Service confermerebbe il successo della costruzione di 10 orologi al rubidio da parte di un laboratorio statale.
Questo tipo di orologi sono fondamentali per il funzionamento dei satelliti di navigazione satellitare. Sono sufficientemente precisi da fornire i dati necessari agli aggiustamenti di rotta di ogni satellite per sopperire anche alle variazioni di tempo dovute alla relatività di Einstein.
La fine della collaborazione e l’inizio di BeiDou
Alla fine di questa travagliata collaborazione la Cina ha proseguito con lo sviluppo della propria costellazione e ad oggi manca un solo satellite per completare definitivamente il dispiegamento che avverrà entro la fine del 2020. Con BeiDou Pechino garantisce un servizio civile commerciale ed uno militare riservato solamente al PLA e all’esercito pakistano. Il paese asiatico ha quindi raggiunto l’indipendenza in un altro settore fondamentale per qualsiasi strategia spaziale.
Grazie alle tecnologie ricavate dall’europa, il settore aerospaziale cinese ha portato a compimento una costellazione di copertura globale in meno di vent’anni, un risultato eccezionale. Di contro attraverso tutto questo progetto la Cina ha ridotto di molto le collaborazioni anche con l’Europa, dopo aver perso completamente quelle con gli USA.
Questo era Spazio d’oriente e oggi abbiamo visto un altro degli eventi storici che hanno caratterizzato l’espansione cinese nello spazio.
Spazio D’Oriente è una rubrica progettata e scritta da Nicolò Bagno.