La missione Solar Orbiter, guidata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) con la partecipazione della NASA, per la prima volta nella storia dell’esplorazione solare, ha osservato direttamente i poli del Sole da un’orbita inclinata rispetto al piano dell’eclittica.
Dopo aver eseguito una serie di manovre orbitali che l’hanno portata a un’inclinazione di 17° rispetto all’equatore solare, Solar Orbiter ha ripreso immagini della regione polare sud da una prospettiva mai raggiunta prima. Questo traguardo segna l’inizio di una nuova fase della missione, che nei prossimi anni porterà la sonda a inclinazioni ancora maggiori (24° nel 2026 e 33° nel 2029), per ottenere una visione sempre più completa dei poli solari.
Fino a oggi, tutte le immagini del Sole erano state raccolte da una posizione prossima al piano dell’eclittica, la fascia in cui orbitano Terra e gli altri pianeti. Solar Orbiter rompe questo limite, consentendo di esplorare zone finora rimaste ampiamente sconosciute. Durante una campagna osservativa condotta alla fine di marzo 2025, la sonda ha attivato tre dei suoi strumenti principali: PHI, EUI e SPICE. Le prime analisi hanno già rivelato informazioni inedite sulla struttura del campo magnetico e sul moto del plasma solare.

Il campo magnetico del Sole osservato dai poli
Uno dei risultati più rilevanti ottenuti durante questa prima campagna è la mappa del campo magnetico nella regione polare sud, elaborata dallo strumento PHI (Polarimetric and Helioseismic Imager). I dati mostrano una distribuzione complessa di polarità sia positiva che negativa nella stessa area. Questa configurazione è tipica del massimo solare, fase del ciclo in cui il campo magnetico della stella si inverte e la sua struttura diventa particolarmente irregolare.
PHI ha permesso di osservare come il campo magnetico si distribuisce su tutto il disco solare, evidenziando bande di forte intensità ai lati dell’equatore e zone più frammentate ai poli. Questa fase è cruciale per studiare come, dopo l’inversione, si ricostruisce la dominanza di una singola polarità a ciascun polo, processo ancora poco compreso. Solar Orbiter ha raggiunto l’inclinazione giusta nel momento giusto per monitorare l’intera evoluzione di questo fenomeno.
La visione dall’alto consente inoltre di confrontare su scala globale la topologia magnetica del Sole, mettendo in relazione le strutture equatoriali attive, visibili anche da Terra, con quelle polari, solitamente invisibili.

Il contributo di SPICE e le prime misure Doppler dal polo
Un altro traguardo scientifico è stato raggiunto con lo strumento SPICE (Spectral Imaging of the Coronal Environment), in grado di acquisire dati spettroscopici da diverse altezze nell’atmosfera solare. SPICE ha misurato per la prima volta il moto del plasma nella regione di transizione, lo strato intermedio tra la fotosfera e la corona dove la temperatura aumenta in modo repentino.
Grazie all’effetto Doppler, SPICE ha potuto mappare la velocità del plasma in movimento, rilevando getti e flussi localizzati che si allontanano o si avvicinano alla sonda. Le mappe mostrano zone in cui gli ioni di carbonio si muovono con velocità differenti, evidenziando dinamiche complesse che possono contribuire all’origine del vento solare.

Fino a oggi, queste misure erano difficili da ottenere a causa della prospettiva limitata delle precedenti missioni. L’angolazione offerta da Solar Orbiter consente invece di raccogliere dati più precisi e diretti dalle alte latitudini. Queste informazioni saranno essenziali per costruire modelli più accurati dei meccanismi che regolano la produzione del vento solare e la sua interazione con il campo magnetico.
Con queste prime osservazioni, Solar Orbiter inaugura una fase scientifica fondamentale. Le prossime orbite inclinate permetteranno di ampliare lo studio ai poli nord e sud, portando nuovi dati per decifrare i processi interni della nostra stella.