Il 18 febbraio 2025 la missione Solar Orbiter, frutto della collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la NASA, ha effettuato con successo il suo incontro più ravvicinato con Venere fino ad oggi. Alle 21:48 italiane, la sonda è passata a soli 379 km dalla superficie venusiana (per confronto, la Stazione Spaziale Internazionale orbita a un’altitudine media di 408 km attorno alla Terra).
Questo sorvolo rappresenta una tappa cruciale nella missione, poiché Solar Orbiter ha sfruttato la gravità di Venere per modificare l’inclinazione della propria orbita, così da poter effettuare l’osservazione diretta delle regioni polari del Sole, impossibili da vedere dalla Terra. Lo studio dei poli solari è fondamentale per approfondire la comprensione dell’attività solare, delle condizioni meteorologiche spaziali e delle interazioni tra il Sole e la Terra.
La missione, lanciata nel 2020, ha già effettuato diversi assist gravitazionali con la Terra e Venere per avvicinarsi progressivamente al Sole. Tuttavia, questo recente flyby segna la prima significativa alterazione dell’orbita della sonda, aumentando l’inclinazione da circa 7.7 a circa 17 gradi rispetto al piano dell’eclittica. Questa nuova traiettoria permetterà a Solar Orbiter di ottenere immagini ad alta risoluzione delle regioni polari solari, offrendo una prospettiva senza precedenti sul comportamento della nostra stella e migliorando la nostra capacità di prevedere eventi solari che potrebbero influenzare la tecnologia terrestre.
Un passo decisivo per l’osservazione dei poli solari
L’incontro ravvicinato con Venere è stato pianificato con estrema precisione dal team dell’ESA presso il Centro Europeo di Operazioni Spaziali (ESOC) in Germania. Utilizzando la gravità del pianeta, Solar Orbiter ha potuto modificare la propria orbita senza un significativo consumo di propellente, un aspetto cruciale per la longevità della missione.
Questa manovra ha inclinato l’orbita della sonda, permettendo una visuale diretta delle regioni polari del Sole, che svolgono un ruolo chiave nella generazione del campo magnetico solare e nell’influenza sul vento solare.

Comprendere meglio queste aree potrebbe fornire informazioni essenziali per prevedere e mitigare gli effetti delle tempeste solari sulla Terra. Inoltre, future manovre di assistenza gravitazionale, come quella prevista per dicembre 2026, aumenteranno ulteriormente l’inclinazione orbitale della sonda, consentendo osservazioni ancora più dettagliate dei poli solari e contribuendo a una comprensione più completa dei processi solari.
La raccolta di dati scientifici di Solar Orbiter durante il flyby
Il sorvolo ravvicinato di Venere ha presentato diverse sfide operative. La vicinanza al pianeta ha richiesto calcoli precisi e piccole correzioni di rotta per garantire che la sonda mantenesse la traiettoria desiderata senza entrare nell’atmosfera venusiana, evitando così potenziali danni dovuti all’attrito atmosferico.
Durante il passaggio inoltre, Solar Orbiter è stata esposta a un aumento significativo della radiazione termica emessa da Venere. Per affrontare questo fatto, il team di controllo missione ha condotto simulazioni dettagliate per prevedere l’incremento di temperatura e assicurarsi che tutti i componenti della sonda rimanessero entro i limiti operativi sicuri.
Nonostante la necessità di mantenere lo scudo termico orientato verso il Sole, impedendo l’acquisizione di immagini dirette di Venere, gli strumenti a bordo hanno raccolto preziosi dati sul campo magnetico e sull’ambiente plasmatico del pianeta. Queste informazioni contribuiranno a comprendere meglio come il vento solare interagisce con l’atmosfera di Venere, arricchendo le conoscenze sulle dinamiche planetarie e sulle interazioni Sole-pianeta.
Solar Orbiter non è l’unica missione ESA che visita Venere quest’anno. Anche la sonda JUICE, in rotta verso Giove, sorvolerà il pianeta ad agosto. Solar Orbiter e Juice supereranno Venere a soli 194 giorni di distanza, cioè meno di un giorno su Venere, che dura 243 giorni terrestri.