La cometa C/2025 F2 (SWAN), scoperta alla fine di marzo 2025, ha suscitato nelle ultime settimane l’interesse di scienziati e astrofotografi per la sua luminosità e il suo colore verde distintivo. Tuttavia, recenti osservazioni indicano che il corpo celeste potrebbe essersi disintegrato durante il suo avvicinamento al Sole, deludendo le aspettative di una visibilità a occhio nudo in prossimità del perielio
La cometa è stata identificata indipendentemente dagli astrofili Michael Mattiazzo (Australia), Vladimir Bezugly (Ucraina) e Rob Matson (USA) attraverso le immagini del Solar Wind Anisotropies (SWAN), uno strumento a bordo del satellite SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) gestito da NASA ed ESA.
Analisi preliminari suggeriscono che SWAN provenga dalla Nube di Oort, una regione distante e ghiacciata ai confini del Sistema Solare. Il suo passaggio attuale potrebbe essere il primo nel Sistema Solare interno, rendendola particolarmente vulnerabile alla disintegrazione durante l’avvicinamento al Sole.
L’evoluzione della SWAN
Dopo la scoperta, la C/2025 F2 (SWAN) ha mostrato un rapido aumento di luminosità, raggiungendo una magnitudine apparente di circa 8.6 all’inizio di aprile. La sua chioma verde, causata dalla fluorescenza del carbonio biatomico (C₂) sotto l’effetto della luce solare, e una coda lunga fino a due gradi, l’hanno resa un oggetto affascinante per gli osservatori.
Attualmente, la cometa si trova a circa 1.05 unità astronomiche dalla Terra (circa 158 milioni di km) e si avvicinerà al suo perielio l’1 maggio 2025, a una distanza di 0.333 unità astronomiche dal Sole. Nonostante le speranze iniziali, è però improbabile che SWAN diventi visibile a occhio nudo.
A metà aprile, infatti, gli astronomi hanno notato un calo di luminosità e la scomparsa della coda, segni che indicano una possibile disintegrazione del nucleo cometario. Secondo Karl Battams del Naval Research Laboratory, è probabile che la cometa non abbia resistito all’avvicinamento al Sole, lasciando dietro di sé solo una nube di detriti.
La frammentazione della cometa
Secondo gli astronomi, l’improvviso bagliore osservato poco dopo la scoperta potrebbe essere stato proprio il segnale dell’inizio della disgregazione del nucleo. Quando una cometa si rompe, il ghiaccio che compone gran parte della sua struttura viene improvvisamente esposto alla radiazione solare, sublimando rapidamente in gas. Questo processo ha generato l’intenso alone verde che ha caratterizzato SWAN nelle prime settimane di aprile.
Man mano che il ghiaccio si esaurisce, anche il rilascio di gas rallenta, facendo calare la luminosità della cometa. Oggi, ciò che resta sembra essere solo una nube di polveri residue, ormai incapace di produrre una chioma visibile.
SWAN è considerata una cometa proveniente dalla Nube di Oort, una regione lontanissima e popolata da miliardi di oggetti ghiacciati ai confini del Sistema Solare. Si stima che questo corpo celeste sia in viaggio verso il Sistema Solare interno da circa 35 000 anni, completando un’orbita ogni 2.1 milioni di anni. La sua lunga permanenza nelle zone più fredde e buie ha probabilmente preservato una composizione altamente volatile, rendendola vulnerabile al primo contatto ravvicinato con il Sole.
Le comete di piccole dimensioni, come SWAN, sono particolarmente soggette a questi fenomeni. Il calore solare può destabilizzarle al punto da frantumarle, come già avvenuto recentemente per C/2024 S1 (ATLAS), o la “cometa di Halloween”, disintegratasi lo scorso ottobre. Anche se non raro, il processo di frammentazione resta tutt’oggi oggetto di studio.