- Di recente, l’osservatorio IoIO del PSI ha rilevato una grande esplosione vulcanica su Io, satellite galileiano di Giove.
- Per la rilevazione è stata sfruttata la tecnica coronografica di IoIO, in particolare mettendo in luce un aumento di brillantezza del sodio e dello zolfo ionizzato.
- Maggiori informazioni riguardo alle implicazioni di queste caratteristiche potranno essere ottenute con la sonda Juno.
Io è una delle quattro lune di Giove, nota soprattutto per la sua intensa attività vulcanica dovuta alla sua vicinanza al pianeta. Recentemente, una grande esplosione vulcanica sul satellite è stata scoperta grazie all’osservatorio IoIO (Io Input/Output) del Planetary Science Institute (PSI). L’esplosione risale all’autunno del 2022 ed è la più grande mai osservata da IoIO, che monitora l’attività vulcanica del satellite dal 2017.
La rilevazione dell’esplosione è avvenuta sfruttando la tecnica coronagrafica usata da IoIO. La luce del pianeta gassoso si attenua per ottenere l’imaging dei gas deboli ad esso vicini. I dati raccolti mostrano l’aumento della brillantezza di due gas, il sodio e lo zolfo ionizzato. Quest’ultimo forma il plasma, un gas caldissimo che si dispone attorno a Giove su una struttura toroidale (a ciambella).
Una particolarità osservata da IoIO sullo zolfo ionizzato rende questa esplosione molto interessante. Infatti, la brillantezza di questo gas non è paragonabile a quella delle precedenti esplosioni. Secondo Jeff Morgenthaler, ricercatore presso lo PSI e creatore di IoIO, questo dettaglio potrebbe suggerire che il toro di plasma di Io è più efficiente a liberarsi del materiale quando più materiale si rigetta al suo interno. Ma maggiori informazioni a riguardo potranno essere ottenute sfruttando la sonda Juno.
Il ruolo di Juno
Le osservazioni eseguite da IoIO sull’attività vulcanica di Io hanno profonde implicazioni sulla missione Juno della NASA. Per la sonda, che dal 2016 si trova in orbita a Giove regalandoci incredibili scoperte e fotografie del pianeta, è previsto un flyby sulla luna Io il prossimo dicembre 2023.
Le misurazioni che verranno eseguite durante questo avvicinamento della sonda permetteranno ai ricercatori di capire se l’esplosione rilevata da IoIO è diversa dalle precedenti. Gli strumenti a bordo della sonda infatti, sono sensibili ai cambiamenti del plasma che circonda Giove. Una spiegazione più dettagliata sulle rilevazioni di IoIO si farà quindi attendere fino al prossimo inverno.
Secondo il ricercatore Morgenthaler, sarebbe fantastico vedere un altro osservatorio simile ad IoIO in azione per le osservazioni dell’attività vulcanica di Io prima di dicembre 2023. Questo infatti, permetterebbe di ottenere maggiori informazioni sulle variazioni del plasma che circonda Giove, evitando problemi meteorologici e ampliando la copertura delle osservazioni.
Un osservatorio per l’attività vulcanica di Io
IoIO è un osservatorio situato in Arizona e costruito dal ricercatore del PSI Jeff Morgenthaler. In attività dal 2017, questo telescopio ha come obbiettivo principale quello di monitorare l’attività vulcanica di Io per misurare le proprietà della magnetosfera di Giove. L’intensa attività che si osserva nel satellite gioviano infatti, deriva dalle forze mareali che il gigante gassoso attorno a cui orbita e le lune vicine imprimono su di esso.
Ciò che si vuole capire con le osservazioni di IoIO è il motivo per cui il materiale espulso durante le eruzioni vulcaniche non si perde nella rapida rotazione di Giove ma rimane intrappolato vicino al pianeta, formando anche il toro di plasma di Io. Le esplosioni rilasciano gas come il sodio e lo zolfo ionizzato. IoIO è stato costruito appositamente per rilevare le linee di emissione di questi due gas.
Secondo Morgenthaler, il progetto di un telescopio simile ad IoIO può essere realizzata anche da astronomi amatori esperti. Infatti, la natura estesa e luminosa delle linee spettrali del sodio e dello zolfo, richiedono delle componenti per la costruzione del telescopio che possono essere ricavate semplicemente da un negozio di telescopi o di fotografia.
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