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Un’esplosione nucleare per disabilitare Starlink: la folle idea cinese

Stefano Piccin di Stefano Piccin
Ottobre 21, 2022
in News, Space economy, Spazio militare
starlink-4.34

Il lancio della missione starlink-4.34 a settembre 2022

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In Cina continuano ad essere pubblicati diversi segnali di preoccupazione in merito alla costellazione satellitare Starlink. Ieri, 20 ottobre 2022 il South China Morning Post (SCMP) ha riportato la pubblicazione di una ricerca condotta dal Northwest Institute of Nuclear Technology, secondo la quale una esplosione nucleare eseguita ad alta quota in atmosfera potrebbe disabilitare parte della rete Starlink, senza intaccare i satelliti cinesi.

Il Northwest Institute of Nuclear Technology è un centro di ricerca militare, specializzato nelle tecnologie nucleari e gestito dall’Esercito di Liberazione Popolare, cioè dall’esercito cinese. La ricerca è stata pubblicata dal fisico Liu Li e dal suo team sulla rivista scientifica Nuclear Techniques il 15 ottobre, questo in base a quanto riportato dal SCMP. Il giornale online che riporta la notizia è risaputo essere uno strumento (non ufficiale) di propaganda cinese. La sua attendibilità deve quindi essere pesata da questo filtro.

Una esplosione per lo spazio, non nello spazio

Secondo questa ricerca, effettuata tramite simulazione numerica, una testata nucleare di 10 megatoni esplosa ad una quota di 80 km creerebbe una nube radioattiva in grado di diffondersi a 500 km di quota, e per un’area di 140000 km². I satelliti Starlink, che orbitano ad una quota di circa 550 km, sarebbero coinvolti in questa nube, e soggetti a malfunzionamenti dell’elettronica di bordo.

L’uso di armi nucleari nello spazio è già stato studiato in passato, anche per disattivare satelliti. Secondo il Trattato per lo spazio Extraatmosferico, attualmente in vigore e firmato anche dalla Cina, l’uso di armi nucleari è vietato nello spazio. La simulazione cinese, effettuata a 80 km non rispetterebbe quindi questo trattato. Gli stessi cinesi ci tengono quindi a specificare che si tratta solamente di una simulazione con obbiettivi scientifici. Nell’articolo del SCMP viene anche riportato, che una esplosione a questa quota renderebbe radioattiva una grande quantità di molecole dell’alta atmosfera, che si alzerebbe per alcune centinaia di km prima di ricadere sulla Terra.

Una esplosione nello spazio invece, produrrebbe meno radiazioni, essendoci meno molecole da coinvolgere e rendere radioattive, ma rimarrebbe in orbita intorno alla Terra, coinvolgendo diversi satelliti. La simulazione cinese quindi, non vuole riportare la fattibilità di disabilitare satelliti con armi nucleari, cosa che è già risaputa, ma si concentra sulla quota e modalità di evoluzione di una nube radioattiva.

L'esplosione del test Teak Test del 1958.
L’esplosione del test Teak Test del 1958.

Nel 1958, durante un test nucleare americano chiamato Teak Test, venne fatta esplodere una testata nucleare di 3.8 megatoni alla quota di 77 km, nell’Oceano Pacifico a Ovest delle Hawaii. La nube che si originò ebbe un diametro di oltre 700 km. Questo risultato è citato dal SMCP a sostegno dei risultati della ricerca cinese.

Una simulazione che è più una provocazione

Questa ricerca, come dicevamo è riportata solamente dal South China Morning Post (SCMP) e al momento (21 ottobre) è impossibile ricavarne il paper scientifico. Il suo scopo è evidentemente un nuovo tentativo di alzare l’attenzione su quanto la Cina sia preoccupata dagli utilizzi strategici e militari della costellazione di Elon Musk.

Sempre il SCMP si era fatto portavoce a maggio 2022 di una ricerca cinese, nella quale venivano evidenziate le implicazioni militari della rete satellitare di Elon Musk. In questa ricerca alcuni scienziati militari cinesi spronavano e indicavano soluzioni per non essere colti impreparati. Attualmente non c’è nessuna possibilità che un test nucleare cinese di questo tipo possa essere effettuato per disabilitare Starlink.

L’articolo del South China Morning Post (SCMP) si può raggiungere qui.

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Tags: CinaEsplosione nuclearestarlink

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